1 TENSIONI POLITICHE NELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA

Il dopoguerra in Italia e l avvento del fascismo | CAPITOLO 6 1 TENSIONI POLITICHE NELL ITALIA DEL DOPOGUERRA L INSUCCESSO DI VERSAILLES L Italia era uscita vittoriosa a conclusione del conflitto contro gli Imperi centrali. Nel 1919, a Versailles, poteva dunque a buon titolo reclamare quanto aveva concordato con gli alleati nel patto di Londra del 1915 (> C2.5). L accordo prevedeva l acquisizione di vari territori: in primo luogo il Trentino e l Alto Adige fino al Brennero, quindi Trieste, l Istria (esclusa la città di Fiume), la zona dell Isonzo con Gorizia, la parte settentrionale della Dalmazia, il Dodecaneso e altre acquisizioni in Asia e Africa nel caso in cui fossero caduti gli imperi coloniali ottomano e tedesco. Molti di questi territori erano già stati ottenuti di fatto nel corso del conflitto (Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia, Trieste e Istria), ma la nuova situazione venutasi a creare con la caduta dell Impero austro-ungarico non consentiva altre annessioni, perché il quadro geopolitico si era notevolmente modificato rispetto a quattro anni prima. A est era nata una nuova entità statale, prima inesistente, quella che poi si sarebbe chiamata Iugoslavia, sorta in seguito alla frantumazione dei territori asburgici. A Versailles la delegazione italiana fu rappresentata dal presidente del Consiglio, Vittorio Emanuele Orlando, e dal ministro degli Esteri, Sidney Sonnino. La posizione dell Italia apparve subito contraddittoria rispetto ai princìpi e ai criteri che i vincitori stavano definendo; in primo luogo era in contrasto con il principio di autodeterminazione dei popoli e della nazionalità. Il governo italiano, infatti, si richiamava da un lato al rispetto del patto di Londra, in base al quale pretendeva territori in cui, però, la maggioranza della popolazione non era italiana, ma slava, come nel caso della Dalmazia e dell Istria, o tedesca, come in Alto Adige. Dall altro lato il governo, proprio sulla base del principio di nazionalità, reclamava l annessione della città di Fiume perché i suoi abitanti erano in gran parte di origine italiana, ma ciò non era previsto dai patti. Manifestazione per la rivendicazione della Dalmazia e di Fiume. Gli artefici della conferenza di Versailles (da sinistra verso destra): il generale francese Ferdinand Foch, il presidente del Consiglio francese Georges Clemenceau, il primo ministro britannico David Lloyd George, il primo ministro italiano Vittorio Emanuele Orlando e il ministro degli Esteri italiano Sidney Sonnino. 155

Dai fatti alla Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi