Dai fatti alla Storia - volume 2

SEZIONE D | IL SECOLO DELLA BORGHESIA E L ET DELL IMPERIALISMO QUANDO 1893 Scandalo della Banca Romana Giovanni Giolitti nel suo studio di Roma. QUANDO 1894 Repressione dei Fasci in Sicilia 464 cercò di riformare il sistema fiscale, puntando al principio della progressività delle imposte (carico fiscale proporzionale al reddito dei cittadini). Se già questa volontà gli attirò l inimicizia di grandi industriali e proprietari terrieri, non migliorò la sua posizione nei confronti di tali categorie la decisione di non reprimere con la forza i Fasci siciliani. Si trattava di un vasto movimento di protesta, dilagato sull isola tra il 92 e il 93 e che portò alla nascita di una fitta rete di associazioni popolari, sia nei centri urbani che nelle campagne, note come Fasci (sinonimo di leghe o unioni ) dei lavoratori. La loro protesta si rivolgeva contro l eccessivo carico fiscale e il malgoverno locale, chiedendo, invece, terre da coltivare per i contadini e contratti agrari più vantaggiosi. Pur non trattandosi di un movimento rivoluzionario, né di ispirazione socialista, esso diede comunque vita ad alcune manifestazioni violente e fu visto con viva preoccupazione dai conservatori di tutta Italia, che chiesero con insistenza al governo di intervenire con la forza. La prima esperienza di Giolitti come premier si interruppe dopo un anno e mezzo, nel dicembre 1893. A forzarlo alle dimissioni fu lo scandalo della Banca Romana, uno dei maggiori istituti di credito italiani, finito nell occhio del ciclone per via di alcune gravi irregolarità commesse dai suoi dirigenti, tra le quali la stampa clandestina di banconote false, che scoperchiavano un pericoloso intreccio di politica, speculazione edilizia, sistema bancario e mondo giornalistico. Giolitti fu accusato di aver coperto i responsabili e le irregolarità della banca e di aver accettato da essa finanziamenti quando era ministro del Tesoro, ma in realtà la sua sostituzione fu decisa su pressione di quegli ambienti che lo accusavano di essere stato troppo debole nei confronti delle proteste sociali. Altrimenti non si spiegherebbe perché re Umberto I decise di richiamare al governo Francesco Crispi, uomo forte e gradito a conservatori ed élite economiche, ma anche presidente del Consiglio quando Giolitti era ministro del Tesoro, e dunque con responsabilità molto più pesanti rispetto a quest ultimo nell intricata vicenda della Banca Romana. IL RITORNO DI CRISPI E LA DISFATTA DI ADUA Tornato a capo del governo il 15 dicembre 1893, Crispi rispose prontamente alle aspettative degli ambienti che lo avevano voluto nuovamente al potere. Diede così avvio alla riforma bancaria, a dir il vero già iniziata da Giolitti, con l istituzione della Banca d Italia, che tuttavia solo nel 1926 avrebbe ottenuto il monopolio dell emissione di cartamoneta. Nei confronti delle agitazioni sociali, Crispi utilizzò il pugno di ferro: a inizio gennaio 1894 venne proclamato lo stato d assedio in Sicilia, per reprimere i Fasci, e poi in Lunigiana, dove si era verificato un tentativo di insurrezione anarchica. Alla sanguinosa repressione militare si accompagnò un estesa azione di controllo e di limitazione delle libertà in tutta Italia, nei confronti del Partito socialista e di tutti quei circoli, associazioni e giornali che ad esso si rifacevano. Seguendo l esempio di quanto fatto da Bismarck in Germania con le leggi eccezionali (> C16.5), furono promulgate leggi definite antianarchiche , ma che in realtà colpirono soprattutto il Partito socialista, non a caso dichiarato fuori legge nell ottobre 1894: furono così fortemente limitate la libertà di stampa, di riunione e di associazione. Tale politica, tuttavia, non sortì gli effetti sperati, perché non solo la causa socialista si guadagnò la simpatia di

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Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento