1 LA PENISOLA ITALIANA DOPO IL 1848

L Unità d Italia | CAPITOLO 14 1 LA PENISOLA ITALIANA DOPO IL 1848 Y VY ]].JD C =&Jr YDJ D = =JC Y J r D cJ Dopo la vittoria sul Regno di Sardegna nella Prima guerra d indipendenza e il soffocamento di tutti i focolai di rivolta che erano scoppiati nel Lombardo-Veneto, soprattutto a Milano e Venezia (> C13.4), l Impero austriaco non gestì con altrettanto successo e abilità i successivi dieci anni di governo nel Nord d Italia. Il maresciallo Josef Radetzky, celebrato in patria L Italia dopo il 1848 e le influenze straniere per le sue vittorie e protagonista indiscusso della campagna militare del 1848-49, fu promosso al rango di governatore del Lombardo-Veneto, nonostante avesse già superato gli ottant anni. Radetzky tentò di governare il regno applicando la stessa ferrea disciplina cui era abituato nell esercito: fino al 1857 (data della sua rimozione dall incarico), migliaia furono le incarcerazioni, i processi e le esecuzioni per coloro che avevano partecipato ai moti del 1848 o che venivano soMare spettati di nutrire propositi per nuove ribellioni. Adriatico Oltre all aspetto repressivo, gli anni Cinquanta dell Ottocento nel Lombardo-Veneto furono caratterizzati anche da alcune scelte di governo discutibili, come l aumento della pressione fiMar Tirreno scale, che colpiva soprattutto i ceti popolari, il Mar Ionio ripristino della leva per garantire soldati all esercito, o il lento e confuso sviluppo di opere pubbliche e infrastrutture, specie delle ferrovie. In generale, la sensazione che il Lombardo-Veneto venisse trattato come una semplice e trascurabile periferia dell Impero asburgico, dalla quale Vienna pretendeva tasse ma sulla quale 6WDWL QHOOD VIHUD GL LQ XHQ]D DVEXUJLFD investiva poco, acuì il malcontento e l incomprensione tra gli austriaci e i sudditi italiani. Un ritratto di Cavour, una tra le figure di maggior rilievo del Risorgimento. L ITALIA CENTRALE Negli Stati minori dell Italia settentrionale (Ducati di Parma, di Modena e di Lucca), nel Granducato di Toscana e nello Stato della Chiesa, la sconfitta delle rivoluzioni del 1848 spinse i sovrani restaurati a tentare di ristabilire le precedenti condizioni di governo. I gruppi moderati e liberali che avevano appoggiato le insurrezioni e i cambiamenti in senso costituzionale furono costretti al silenzio o, in alcuni casi, all esilio, andando a ingrossare le fila di coloro che premevano per l Unità nazionale. Nel Granducato di Toscana, in particolare, Leopoldo II d Asburgo-Lorena abrogò lo statuto che lui stesso aveva concesso, ripristinò la pena di morte e si servì delle truppe asburgiche rimaste dopo la rivoluzione per reprimere una nuova rivolta scoppiata a Livorno (10-11 maggio 1849). Negli anni successivi, pur in assenza di significative riforme, la Toscana raggiunse un buon livello di sviluppo economico e l ampliamento, lento ma sistematico, della rete ferroviaria. Nello Stato pontificio, Pio IX reagì con veemenza agli eventi che lo avevano costretto a fuggire a Gaeta e a chiedere l intervento in sua difesa delle potenze cattoliche (> C13.4). Il papa non si limitò ad annullare tutti gli atti della Repubblica romana e a reintrodurre la pena capitale e le discriminazioni contro gli ebrei, 341

Dai fatti alla Storia - volume 2
Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento