5 LA FRANCIA DA LUIGI XVIII A LUIGI FILIPPO D’ORLÉANS

SEZIONE C | L ET DELLE RIVOLUZIONI 5 LA FRANCIA DA LUIGI XVIII A LUIGI FILIPPO D ORL ANS IL RITORNO DEI BORBONE Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815 (> C10.4), Luigi XVIII poté occuparsi con maggiore tranquillità del governo della Francia. L anno precedente, il sovrano aveva concesso una carta costituzionale, la charte octroyée, che prevedeva un Parlamento bicamerale (Camera dei pari di nomina regia, Camera dei deputati a suffragio censitario molto ristretto) e una limitata tutela dei diritti individuali, a fronte del sostanziale controllo della corona sul governo. Questa Costituzione, di taglio moderatamente liberale, non soddisfò tuttavia né i monarchici oltranzisti, i cosiddetti ultraroyalistes o, abbreviato, ultras, né i liberali, né i bonapartisti (nostalgici di Napoleone). Negli anni successivi, furono soprattutto liberali e bonapartisti a crescere nei risultati elettorali e nell azione di opposizione a governi deboli, supportati quasi esclusivamente dal sovrano. Dopo l adesione della Francia alla Santa Alleanza (1818), l occasione per Luigi XVIII di giustificare una linea politica più reazionaria arrivò due anni più tardi, nel 1820, con l assassinio del duca di Berry, presunto erede al trono, per mano di alcuni aderenti alla Carboneria. Ritratto di Luigi XVIII. Maggiorascato Istituto giuridico che concede al solo primogenito il diritto di ereditare l intero patrimonio familiare. 272 IL REGNO DI CARLO X Un ulteriore stretta del potere monarchico in senso reazionario e clericale arrivò nel biennio 1823-24. Prima la vittoria elettorale degli ultras, poi l ascesa al trono di Carlo X (succeduto alla morte senza figli del fratello Luigi XVIII) permisero infatti ciò che sembrava essere un ritorno al passato. Già nella cerimonia di incoronazione, il nuovo re volle trasmettere un messaggio chiaro, riaffermando la natura divina del proprio potere attraverso il recupero di simboli e riti di Antico regime, come l olio sacro. Dal punto di vista politico, diversamente dall atteggiamento comunque prudente seguito da Luigi XVIII, Carlo X tentò di far tornare il potere del re e i privilegi di clero e nobiltà ai tempi antecedenti alla Rivoluzione: in quest ottica andavano letti la legge del miliardo (1825), che istituiva un fondo di un miliardo di franchi per risarcire, almeno in parte, i beni confiscati ai nobili; il ripristino del maggiorascato e delle congregazioni religiose soppresse; l introduzione della pena di morte per i reati sacrileghi. Nei rapporti con le Camere, il re accolse con crescente fastidio la formazione di governi a maggioranza liberale. Nel 1829, decise di sostituire il visconte di Martignac, capo del governo e promotore di un piano di caute riforme, con il principe Auguste-Jules-Armand Polignac, uno dei maggiori esponenti degli ultras. Dinanzi alla netta opposizione dei liberali a tale decisione, Carlo X sciolse la camera e ordinò una rapida spedizione militare, capace di ridare lustro internazionale alla Francia e consenso alla sua politica: fu così facilmente conquistata l Algeria. Nonostante tutto, le elezioni del 1830 confermarono la maggioranza liberale, ma a quel punto il re decise di attuare, assieme a Polignac, un colpo di Stato.

Dai fatti alla Storia - volume 2
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Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento