4 UN NUOVO TIPO DI SOCIETÀ

SEZIONE B | IL TRAMONTO DELL ANCIEN R GIME E LA VIA ALLA MODERNIT INDUSTRIALE RICAPITOLANDO 1 Come mutò la dislocazione degli impianti di produzione sul territorio con la macchina a vapore? 2 Quali vantaggi portò l utilizzo della locomotiva? 3 Per quale motivo la comunicazione fluviale era preferita al trasporto via terra? Tali cambiamenti portarono però a non pochi contrasti: le nuove grandi città reclamarono, con il tempo, un peso politico che non si vedevano ancora riconosciuto, a svantaggio dell aristocrazia e di quelle antiche circoscrizioni rurali che, sebbene ormai spopolate, continuavano ad avere un peso elettorale di gran lunga superiore a quello delle emergenti zone industriali del nord. All interno delle città, andarono poi a stabilizzarsi alcuni squilibri: ai quartieri del centro, in cui vivevano gli imprenditori e che diventavano sempre più belli e lussuosi, facevano da contraltare le periferie, dove si alternavano le fabbriche e gli slums, i fatiscenti caseggiati dove vivevano gli operai e le loro famiglie. 4 Fisiocratico La fisiocrazia è una corrente di pensiero economico sviluppatasi in Francia all inizio della seconda metà del XVIII secolo che si basa sul riconoscimento della centralità dell agricoltura, unica attività in grado di produrre profitto. Un ritratto di Adam Smith. 164 UN NUOVO TIPO DI SOCIET CAMBIAMENTI SOCIALI ED ECONOMICI DURATURI La Prima rivoluzione industriale costituì l inizio di cambiamenti sociali radicali che si sarebbero definitivamente imposti nel corso del XIX secolo. La nascita del sistema di fabbrica portò a un lavoro sempre più meccanizzato, cioè affidato alle macchine, in cui l elemento umano si limitava a essere una rotella all interno di un ingranaggio più grande. La divisione del lavoro (> F , pag. 167), in cui a ogni operario era richiesta una e una sola azione, sempre la stessa, ripetitiva, fu un altra conseguenza dei grandi cambiamenti che, registrati nell Inghilterra del Sette-Ottocento, si completarono e produssero serie conseguenze solo nei decenni successivi (> C18). Non va inoltre dimenticato un fenomeno demografico di fondamentale importanza: la progressiva, ma sempre più corposa migrazione dalle campagne alle città, con migliaia di individui attratti dalla possibilità di trovare lavoro in fabbrica e di sfuggire alla povertà della vita nei campi. Anche in questo caso si tratta di un fenomeno che raggiunse i suoi effetti più visibili solo nella seconda metà dell Ottocento: fino a quel momento, la percentuale di operai di fabbrica rispetto al totale dei lavoratori salariati in Inghilterra era rimasta comunque molto bassa. ADAM SMITH Il pensatore scozzese Adam Smith (1723-90) è stato uno degli autori più importanti del XVIII secolo, considerato il fondatore dell economia politica e del liberismo. La sua opera principale, Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (il titolo viene solitamente abbreviato in La ricchezza delle nazioni) fu pubblicata nel 1776, quando la Gran Bretagna stava vivendo le prime fasi della rivoluzione industriale. Il pensiero di Adam Smith, che ha largamente influenzato le successive generazioni di economisti e governanti, si basa sul principio della divisione del lavoro: la produttività del lavoro, da cui dipende la ricchezza delle nazioni, aumenta se le diverse fasi della lavorazione non vengono svolte da un ristretto numero di persone, o addirittura da una sola, come accadeva nelle botteghe artigiane, bensì se viene suddivisa tra vari operai, come già stava succedendo nelle fabbriche britanniche di fine Settecento. A ogni operaio doveva essere affidata una specifica fase della lavorazione. Debitore tanto del pensiero fisiocratico come di quello utilitaristico (> C5.4), Smith teorizzò anche la necessità che i governi non intervenissero in economia, lasciando piena libertà di sviluppo al mercato (> A ). Quest ultimo veniva descritto come un meccanismo astratto, capace di agire come una mano invisibile che ordina e distribuisce la ricchezza. Il mercato agisce in base a leggi

Dai fatti alla Storia - volume 2
Dai fatti alla Storia - volume 2
Dalle rivoluzioni alla fine dell’Ottocento