LA FONTE - Nessuna indulgenza con i disordini

Vecchi e nuovi protagonisti nello scacchiere europeo del Seicento | CAPITOLO 20 Luigi XIII e (dietro) il cardinale Richelieu all assedio di La Rochelle in un quadro seicentesco. pronti a far scoppiare rivolte spesso appoggiate da partiti nobiliari intenzionati a destabilizzare la monarchia. Per debellare questa minaccia Richelieu ritenne che non si dovessero più concedere ai protestanti quegli spazi politici e militari riconosciuti come garanzia con l editto di Nantes (> C19.8). Lasciò dunque in vigore le libertà religiose stabilite dall editto ma non consentì agli ugonotti di possedere eserciti e piazzeforti, di cui volle riprendere il controllo. Lui stesso guidò l assedio di quella più importante, La Rochelle, che dopo una dura resistenza dovette arrendersi nel 1628. Ogni tentativo di ricostituzione di centri militari stabili da parte ugonotta fu vietato. Nella visione di Richelieu queste azioni non si posero in termini di conflitto religioso ma di affermazione del potere centrale sui poteri centrifughi (> F ). La stessa logica e durezza Richelieu usò verso la nobiltà di origine feudale, orientata a costituire aggregazioni antimonarchiche e insofferente del potere, tendenzialmente sciolto da ogni vincolo, che il sovrano stava acquisendo nelle proprie mani. Espressione di questo potere furono gli intendenti, una figura voluta da Richelieu: funzionari dello Stato che avevano compiti di controllo delle province, con l intento di riaffermare l autorità del sovrano anche nelle periferie del regno, contenendo il potere che i nobili esercitavano sui loro territori. LA POLITICA ECONOMICA ED ESTERA In materia economica Richelieu continuò la linea mercantilistica del ministro de Sully (> C19.8), sostenendo la manifattura e l agricoltura. Nello stesso tempo dedicò una particolare attenzione ai commerci sull Atlantico per fare della Francia un attore di primo piano anche in quell area. In questa prospettiva fu anzi promotore di una politica coloniale per acquisire territori in Africa e in Canada. LA FONTE Nessuna indulgenza con i disordini Il cardinale Richelieu fu un convinto assertore della forza dello Stato, sostenendo che occorresse la massima fermezza di fronte a disordini o ribellioni, come accadde in Francia in alcuni periodi durante il suo governo. Nel suo Testamento (una serie di appunti scritti tra il 1635 e il 1640, in cui il cardinale rifletteva sugli impegni di Stato) si mostra inflessibile e consiglia di non lasciare impunite le offese allo Stato. La verga, simbolo di giustizia, non è mai inutile. So che deve essere rigorosa e insieme non priva di clemenza, ma ciò non significa indulgenza che autorizzi i disordini, i quali per quanto piccoli, sono così pericolosi per lo Stato da poterne causare la rovina. [ ] In materia di crimini contro lo Stato, bisogna chiudere la porta alla pietà [ ]. I cristiani devono dimenticare le offese che ricevono in quanto privati, ma i magistrati sono obbligati a non dimenticare le offese contro l interesse pubblico: lasciarle impunite non significa perdonarle ed assolverle, ma piuttosto autorizzare a commetterne di nuove. Testamento politico e massime di Stato, Giuffrè, Milano 1988 535 77636R_0000E01_INTE_BAS@0535.pgs 15.09.2021 14:53

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna