Dai fatti alla Storia - volume 1

Vecchi e nuovi protagonisti nello scacchiere europeo del Seicento | CAPITOLO 20 GLI STATI ITALIANI NEL PASSAGGIO DAL CINQUECENTO AL SEICENTO All inizio del Seicento gli Stati italiani manifestavano complessivamente una certa vivacità economica e sociale, anche se con situazioni differenziate sia per ragioni interne sia per gli effetti dei mutamenti nei commerci internazionali. Il quadro politico era tenuto insieme, fin dalla seconda metà del Cinquecento, dal primato spagnolo sulla penisola che assicurava la stabilità delle relazioni interne. Anche la comune adesione allo spirito della Controriforma agiva come un sostanziale elemento di uniformità e omogeneizzazione politico e sociale. Questo quadro era destinato a modificarsi nel corso del secolo già a partire dalle dimensioni demografiche, con un calo della popolazione passata in meno di 50 anni da 13 a 11 milioni di abitanti. Il fenomeno toccò in particolare i centri urbani del Centro-Nord in corrispondenza come abbiamo visto con il declino della produzione manifatturiera, soprattutto quella tessile. La popolazione in Italia tra il 1600 e il 1650 (valori assoluti e differenza percentuale). La mancanza di fonti certe fa sì che i valori non siano uguali per tutti gli studiosi. Aree regionali Abitanti nel 1600 Abitanti nel 1650 Differenza (in %) Italia settentrionale 5 412 000 4 255 000 -21,4 Italia centro-meridionale 6 235 000 5 587 000 -10,4 Sicilia e Sardegna Fonte: A. Bellettini, La popolazione italiana dall inizio dell era volgare ai giorni nostri, in Storia d Italia Einaudi, vol. 5, Einaudi, Torino 1973. TOTALE 1 625 000 1 701 000 13 272 000 11 543 000 +4,7 -13 Il calo coincise con lo straordinario sviluppo dei commerci olandesi e inglesi, la cui concorrenza colpì duramente le città della penisola, costrette a ridimensionare ulteriormente le loro attività commerciali. Nel frattempo i ceti solitamente impegnati nelle attività mercantili e manifatturiere si orientavano progressivamente verso investimenti nella proprietà rurale, preferendo la più sicura rendita fondiaria. L Italia alla fine del Cinquecento Il cosiddetto ritorno alla terra , come è stato chiamato da una parte della storiografia, non si accompagnò comunque al ritorno verso modelli di gestione della terra di tipo feudale. Da questo processo economico derivò invece un appesantimento delle condizioni della popolazione rurale: gli agricoltori si trovarono a dover sopportare maggiori carichi di lavoro per esaudire le richieste della nuova proprietà, intenzionata a massimizzare i recenti investimenti; Mare Adriatico A Mar Tirreno Mar Ionio Domini diretti del Regno di Spagna Territori dipendenti o collegati al Regno di Spagna Territori collegati agli Asburgo d Austria Repubblica di Venezia &RQ QH GHOO ,PSHUR in alcun casi i contadini non riuscirono, con le loro piccole proprietà, a sostenere la concorrenza di strutture agricole più estese e finirono per diventare manodopera disponibile sul mercato o furono espulsi dalle terre, andando a ingrossare la massa dei senza lavoro. Come conseguenza, si ampliò notevolmente la presenza di poveri, vagabondi, accattoni per le strade delle città, un fenomeno peraltro non solo italiano ma diffuso ovunque in Europa. 523 77636R_0000E01_INTE_BAS@0523.pgs 15.09.2021 14:51

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna