LA FONTE - Due visioni degli indios

Le Americhe: dalla scoperta alla conquista | CAPITOLO 14 LA FONTE Due visioni degli indios Le testimonianze riportate rappresentano idealmente le due opposte posizioni che si misurarono sin dai primi tempi della scoperta riguardo le nuove genti delle Americhe. La prima, piena di disprezzo e odio verso gli indios, fu espressa dal missionario Tommaso Ortiz nel 1524; la seconda, ricca di encomio e comprensione, è di Bartolomé de Las Casas. Gli indios sono bestie Gli uomini di terra ferma delle Indie mangiano carne umana e sono sodomiti più di qualunque altra popolazione. Tra di loro non esiste alcuna giustizia, vanno in giro nudi, non provano né amore, né vergogna, son come asini, stupidi, dementi, insensati; non gli importa nulla di uccidere o di essere uccisi; non osservano la verità se non quando è a loro vantaggio; sono incostanti, non sanno cosa sia una decisione; [ ] amano ubriacarsi; [ ] sono bestiali nei vizi; i giovani non hanno alcuna obbedienza o riguardo verso i vecchi, né i figli verso i padri; sono incapaci di apprendimento e di correzione; son traditori, crudeli, vendicativi al punto di non perdonare mai; ostilissimi alla religione, pigri, ladri, bugiardi, gretti e limitati nel giudizio; [ ] non vogliono mutare né costumi né dèi; [ ] insomma sostengo che mai Dio creò gente tanto intrisa di vizi e di bestialità. La bontà degli indios Tutta questa gente di ogni genere fu creata da Dio senza malvagità [ ]; la gente più umile, più paziente, più pacifica e quieta che ci sia al mondo, senza alterchi né tumulti, senza risse, lamentazioni, rancori, odi, progetti di vendetta. Sono nello stesso tempo la gente più delicata, fiacca, debole di costituzione, che meno può sopportare le fatiche e che più facilmente muore di qualunque malattia [ ]. Sono anche gente poverissima, e che non possiede, né vuole possedere beni temporali; e per questo non è superba, né ambiziosa, né cupida. [ ] La loro intelligenza è limpida, sgombera e viva: sono molto capaci, e docili ad ogni buona dottrina, adattissimi a ricevere la nostra santa fede cattolica. [ ] Tra queste pecore mansuete, entrarono improvvisamente gli spagnoli, e le affrontarono come lupi, tigri o leoni crudelissimi da molti giorni affamati. E altro non han fatto, [ ] se non disprezzarle, ucciderle, angustiarle, affliggerle, tormentarle e distruggerle. G. Gliozzi, La scoperta dei selvaggi, Principato, Milano 1971 Il triste elenco di vizi e bestialità descritti da Ortiz è teso a dimostrare più che la disumanità degli indios la loro estraneità al genere umano. La mancanza di rispetto degli elementari impegni familiari costituisce sicuramente una grave lesione di un valore forte , secondo l autore, tale da giustificare le accuse. Non avendo alcuna disponibilità ad ascoltare la parola divina portata dai missionari, gli indios meritano di essere identificati nella condizione di bestialità: i peggiori fra le creature di Dio. Di tutt altro tenore la considerazione del domenicano Las Casas che coglie le qualità positive che ha potuto verificate stando tra gli indios: con una logica esattamente opposta a quella indicata da Ortiz, le loro virtù sono attribuite all opera di Dio. L attenzione alla frugalità e sobrietà degli indios, non attaccati ai beni materiali, oltre a significare la mancanza di avidità pare una sorta di sottintesa condanna della brama di oro degli spagnoli. Assimilando gli spagnoli ad animali feroci, Las Casas ribalta la visione di Ortiz: a essere bestiali sono i suoi conterranei, che hanno compiuto massacri indicibili. INTERROGHIAMO LA FONTE 1 Indica quali ragioni adduce Ortiz per disprezzare gli indios. 2 Attraverso quali passaggi e allusioni Las Casas intende colpire gli spagnoli nei loro modi di vivere? 375 77636R_0000E01_INTE_BAS@0375.pgs 15.09.2021 15:41

Dai fatti alla Storia - volume 1
Dai fatti alla Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna