2. Luciano Canfora • La conquista romana della Gallia:

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI BRANI CRITICI Bellum civile si difende come colui che ha agito nel solco della legalità contro quelli che calpestavano la sua dignitas; ci tiene a rassicurare quelli che lo temono come un nuovo Gracco o Catilina. Mette in piena luce le sue capacità di azione militare e politica, ma non persegue (parlo sempre dell opera scritta) nessuna ambizione carismatica; non meno che a se stesso, innalza un monumento duraturo ai suoi soldati, uniti a lui da un vincolo di fedeltà che emargina la pietas verso la res publica. 25 (A. La Penna, La cultura letteraria a Roma, edizione aggiornata e accresciuta, Laterza, Roma-Bari 2006) Comprendere il PENSIERO CRITICO 1. Spiega la seguente affermazione: «L atticismo di Cesare era uno stile particolarmente adatto a mascherare l interpretazione dell autore (rr. 2-3). 2. Perché, secondo La Penna, non si può parlare di «deformazione sistematica per i commentarii di Cesare? 3. Per il critico, quale intento persegue Cesare nel Bellum civile? 2. Luciano Canfora La conquista romana della Gallia: impresa gloriosa o crimine contro l umanità? Nel parlare di Cesare, si è soliti evocare le sue capacità di uomo politico, la sua abilità di comandante militare e le sue grandi doti di scrittore. Non bisogna dimenticare però che, vista attraverso le lenti della sensibilità etica contemporanea, la conquista della Gallia potrebbe facilmente apparire, di fatto, come un genocidio. Su questo aspetto propriamente etico, e su come si siano confrontati con esso gli scrittori sia antichi sia moderni, si sofferma il lologo e storico Luciano Canfora in un capitolo della sua monogra a su Cesare, intitolato «Il libro nero della campagna gallica . 5 10 15 La considerazione da parte dei contemporanei della campagna gallica di Cesare non sembra entusiastica. [ ] Una campagna provocata a freddo, senza un vero pericolo, una vera minaccia; la distruzione della precedente civiltà lentamente soppiantata dalla romanizzazione; un genocidio di impressionanti proporzioni secondo la convergente testimonianza di Plinio e di Plutarco.1 Il tutto per una finalità che, nel principale protagonista e motore dell impresa, è chiaramente la cinica utilizzazione di un siffatto genocidio per la lotta politica interna. E di tale finalità faceva parte anche la cattura di una enorme massa di schiavi (un milione, secondo Plutarco) che erano anche strumento di sollecitazione demagogica (si pensi al donativo di almeno uno schiavo a ciascuno dei suoi soldati). Cesare sapeva bene che, senza un contrappeso alla gloria militare di Pompeo, una effettiva spartizione con lui del potere su di un piede di parità sarebbe stata impossibile: soprattutto dopo la scomparsa di Crasso. L imponente sforzo bellico compiuto in Gallia negli anni 58-51 a.C. ci appare dunque nella duplice veste di veicolo di romanizzazione di così larga parte dell Occidente nordico e, al tempo stesso, di strumento e base, per l aspirante princeps, di un potere contrattuale e militare, lunga praeparatio alla resa dei conti e alla guerra civile. [ ] 1. Plinio e Plutarco: Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) è l autore di un opera enciclopedica in 37 libri intitolata Naturalis historia. Plutarco (I-II secolo d.C.) è lo storico e biografo greco che abbiamo già più volte citato ( pp. 703 e 752) per la sua biogra a di Cesare. 764

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana