Tua vivit imago - volume 1

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 5 10 15 da entrambe le parti, un altro grido risponde dalla palizzata e da tutte le fortificazioni. I nostri, lasciate le aste, combattono con le spade. 3. Repentinamente appare alle spalle la cavalleria; altre coorti si avvicinano. I nemici volgono in fuga; i cavalieri affrontano i fuggiaschi: avviene una grande strage. 4. Viene ucciso Sedullo, comandante e capo dei Lemovìci;2 l Arverno Vercassivellauno viene catturato vivo durante la fuga; vengono portate a Cesare settantaquattro insegne3 militari; di così gran moltitudine pochi si ritirano salvi nel campo. 5. Dalla città scorsero la strage e la fuga dei compagni: disperando della salvezza ritirano le truppe dalle fortificazioni. 6. Giunta questa notizia i Galli del campo esterno si dànno subito alla fuga. Che se i soldati non fossero stati sfiniti per i continui interventi e per la fatica di un giorno intero, tutte le truppe nemiche avrebbero potuto essere distrutte. 7. Verso mezzanotte la cavalleria, inviata all inseguimento, raggiunse la retroguardia nemica; un gran numero di nemici fu preso e ucciso, i rimanenti si disperdono nella fuga verso i loro paesi. (trad. A. Pennacini) 2. Lemovìci: popolazione dell Aquitania, stanziata tra i Biturìgi e gli Arverni e loro alleata nella lotta contro Cesare. 3. settantaquattro insegne: il numero estremamente elevato delle insegne conquistate dà l idea delle proporzioni della disfatta dei Galli. Analisi del testo Una battaglia epocale Il passo descrive il momento culminante e decisivo di una battaglia entrata nella storia e nella leggenda, perché da essa dipende il destino di gran parte dell Europa: l Impero romano diviene infatti, in questo momento, padrone dei territori compresi tra i Pirenei, il Reno e la Britannia. Lo scontro è vinto grazie all adozione, da parte di Cesare, di una tattica rischiosa, ma di successo nel rovesciare le sorti di una battaglia che sembrava volgere al peggio: corre personalmente in soccorso della parte del suo esercito maggiormente in dif coltà (quella guidata da Labieno, incalzato da Vercassivellàuno) e invia i cavalieri ancora a disposizione, con un lungo giro, alle spalle dei Galli, prendendoli così di sorpresa e facendone strage. La descrizione che Cesare dà della battaglia, pur con uno stile asciutto e oggettivo, ha degli evidenti tratti epici, con l eroe che entra in scena, reso riconoscibile dal colore del mantello, la repentina disfatta dei nemici e il trionfo dell esercito romano, consacrato dall elevatissimo numero delle insegne conquistate. Il tema dell adventus ( arrivo ) del comandante, fonte di incoraggiamento per i suoi soldati e di ti- more per i nemici, si incontra anche altrove nel De bello Gallico (per esempio in T11 o nel sesto libro, al capitolo 41, dove è descritto il terrore suscitato dai Germani nei soldati stanziati nella roccaforte di Aduàtuca, convinti che l intero esercito di Cesare sia stato annientato: quem timorem Caesaris adventus sustulit, «ma questo timore lo dissolse l arrivo di Cesare ). All enfasi della narrazione contribuisce la descrizione delle fragorose grida dei soldati: utrimque clamore sublato excipit rursus ex vallo atque omnibus munitionibus clamor («Levato il grido da entrambe le parti, un altro grido risponde dalla palizzata e da tutte le forti cazioni , rr. 4-6), dove la ripetizione del sostantivo clamor rispecchia il moltiplicarsi delle grida che si riecheggiano le une con le altre. A questa si aggiunge la sequenza di frasi brevi e incalzanti con la quale è descritta la disfatta dei Galli, riassunta in un affermazione estremamente concisa: t magna caedes, «avviene una grande strage (r. 8). Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 744

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Età arcaica e repubblicana