Tua vivit imago - volume 1

CON L AUTORE LAL INCONTRO CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI LO STILE DI LUCREZIO linguaggio legale struttura argomentativa arcaismi Il discorso della Natura esempli ca bene il serrato argomentare lucreziano, basato innanzitutto su una logica consequenzialità delle tesi proposte. La struttura logica e razionale è arricchita tuttavia da una serie di espedienti retorici e stilistici tesi a rafforzare l argomentazione: tra i primi oltre, sul piano generale, alla prosopopea l apostrofe* all interlocutore, l impiego di metafore* (la vita come banchetto, l urna che contiene le gioie della vita), di iperboli* (vv. 948-949) e domande retoriche (vv. 950-951), nonché il ricorso a sentenze lapidarie, talora ripetute, con qualche variazione, a breve distanza (eadem sunt omnia semper eadem tamen omnia restant, vv. 945-947). Sul piano stilistico, sono da notare soprattutto la frequenza degli arcaismi (come i perfetti indicativi di terza persona plurale in -e re), che contribuiscono alla solennità del tono; e le allitterazioni*, non moltissime ma sempre tese a porre in rilievo uno o entrambi i termini che lega ( nem facis, v. 943; vivendo vincere, v. 948; veram verbis, v. 951). Di notevole rilievo espressivo sono, inoltre, i frequenti impieghi di termini tecnici ricavati dal linguaggio legale, che rendono il discorso della Natura una vera e propria requisitoria, già a partire dal verbo con cui sono annunciate le sue prime parole (increpare, rimproverare , al v. 932). L uso insistito di pronomi (nostrum) e di verbi coniugati alla prima persona plurale (respondemus), in ne, è parte della strategia stilistica e retorica con la quale il narratore vuole coinvolgere il lettore in prima persona, includendo al contempo sé stesso nel novero dei discendenti. I TEMI DI LUCREZIO invito all autarchia liberazione dai vani terrori e desideri Il nocciolo teorico del discorso pronunciato dalla Natura è semplice ma ineccepibile: il desiderio di prolungare quanto più possibile il corso della vita si scontra con la sostanziale nitezza delle forme di piacere che gli uomini possono esperire; a nulla giova subire gli stenti dell età avanzata, soprattutto visto che nessun nuovo piacere può comunque derivarne. Il timore della morte, anzi, il desiderio irrazionale di prolungare la vita, è ancor meno comprensibile se la vita è funestata da dolori e affanni. Questo schema logico, che deriva senza mutamenti di rilievo dalla teoria epicurea, si sviluppa nella prosopopea della Natura grazie all immagine della vita come banchetto da cui l uomo deve sapersi allontanare una volta sazio (vv. 938-939). richiesta una forza di tipo interiore, in un invito all autarchia e alla moderazione psicologica che devono essere in grado di liberare il discepolo di Lucrezio da vani terrori e vani desideri. Paradossalmente, la causa di molte paure umane, la morte, non va temuta, bensì considerata un inevitabile liberazione dai mali. Essa, infatti, è in grado di porre ne alle sofferenze presenti o future. Anche chi ha avuto una vita felice deve essere pronto a morire, dal momento che il ricordo dei piaceri passati è esso stesso un piacere e perché quest ultimo è generalmente tanto più intenso quanto più è temporaneo. Tali considerazioni appaiono in chiusura di un libro, il terzo, nel quale Lucrezio ha cercato di dimostrare uno dei fondamenti della loso a epicurea, ossia l irragionevolezza della paura della morte. 474

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Età arcaica e repubblicana