Tua vivit imago - volume 1

L autore Lucrezio 945 950 Nam tibi praeterea quod machiner inveniamque, quod placeat, nil est; eadem sunt omnia semper. Si tibi non annis corpus iam marcet et artus confecti languent, eadem tamen omnia restant, omnia si perges vivendo vincere saecla, atque etiam potius, si numquam sis moriturus , quid respondemus, nisi iustam intendere litem naturam et veram verbis exponere causam? Tutto quanto difatti io escogiti e possa inventare che ti piaccia, non serve: le cose sono sempre le stesse. Se il tuo corpo non è oramai putrido di anni, e le tue membra stremate non languono, le cose tuttavia resteranno sempre le stesse. Durasse la tua vita sino a vincere tutte le stirpi, o anche piuttosto non dovessi morire giammai ; che cosa rispondiamo, se non che la natura rivolge un accusa legittima ed espone una causa fondata? (trad. L. Canali) SENTENTIA EPIGRAMMATICA La Natura esprime qui, in forma epigrammatica, la ragione essenziale del suo rimprovero, ossia la nitezza della vita e la necessità di accettarla, condensando in pochissime parole un aspetto essenziale del cosmo epicureo (eadem sunt omnia semper, tutte le cose sono sempre uguali ) e la verità psicologica che ne deriva per necessità. Se è vero che la Natura rimane sempre uguale a sé stessa, anche una vita estremamente lunga permetterà comunque di vivere un numero nito di esperienze. LINGUAGGIO GIURIDICO Lucrezio usa spesso metafore tratte dal linguaggio legale (è nota, d altronde, la propensione del latino per forme espressive concrete, legate in origine a realtà materiali), come i termini lis ( contestazione ) e causa ( controversia ). In questo passo il discorso della Natura è visto come un accusa giudiziaria (iustam intendere litem), di fronte alla quale l imputato (il mortale che si lamenta) non può che ammettere il proprio torto. Il ricorso a termini tecnici della lingua giuridica fa sì che il tono della Natura risulti ancor più solenne e inconfutabile. ARCAISMI Tutto il passo è costellato di arcaismi morfologici (per uxe re, interie re, perie re) che conferiscono una patina arcaizzante ed epica alla lingua di Lucrezio. o come aggettivo ( che dà gioia ); la prima interpretazione sembra preferibile. vitae conviva: nota l insistenza sul suono v. aequo animoque: l espressione è speci camente epicurea. quae fructus cumque es: equivale a quaecumque fructus es. Fructus es è perfetto del deponente fruor, in questo caso costruito con l accusativo quaecumque invece che con l ablativo. perie re: forma contratta di perie runt. vitae laboris: nel momento culminante del suo attacco polemico, la Natura arriva a suggerire il suicidio come soluzione di una vita di affanni. In realtà l atteggiamento epicureo al riguardo è molto diverso dall accettazione-esaltazione stoica del suicidio, e si è voluto vedere in questa frase un elemento di contraddizione rispetto all ortodossia epicurea, ma è chiaro che la Natura sta qui svolgendo un ragionamento astratto. 944-951. Nam tibi exponere causam quod placeat semper: per gli epicurei né la materia né il vuoto né le leggi che li articolano sono soggetti ad alcun cambiamento diacronico; pertanto, l accumulazione quantitativa (per esempio sotto forma di una vita lunghissima) non può supplire alla sostanziale nitezza delle esperienze positive possibili. In questo caso sono chiare le ascendenze epicuree del concetto, anche se non mancano raffronti importanti in altri ambiti: Epicuro (Massime Capitali, XIX) aveva spiegato infatti che il piacere non aumenta grazie al passare del tempo, mentre Seneca (Epistole a Lucilio, LXXVII, 6) rivendica l ascendenza stoica di quest idea. Si tibi si perges: in entrambi i casi si assume il valore di etsi ( anche se ), come conferma il concessivo tamen (v. 947). eadem restant: riprende il v. 945. vivendo vincere: allitterazione della v. respondemus: futuro indicativo, la cui presenza dopo i congiuntivi mittat e incre pet non deve sorprendere: tale uso è ammesso in contesti che tendono a riprodurre le movenze del linguaggio parlato. 473

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana