L’arte informale
L’arte INFORMALE
In 2 parole
L’ISTINTO e la spontaneità del GESTO
per un’arte LIBERA DALLE FORME
L’orrore secondo Fautrier
La pittura di Jean Fautrier (Parigi 1898- Châtenay-Malabry 1964) rientra nello stile informale perché fa scomparire le forme lasciando in evidenza soltanto un aggregato di colori pastosi.
Nella serie delle Teste di ostaggio l’artista rievoca gli orrori dei campi di prigionia nazisti affidando a forme indistinte di colore il compito di raccontare ciò che un’immagine realistica non saprebbe esprimere con altrettanta efficacia. I soggetti diventano così macchie inquietanti che solo lontanamente ricordano volti umani; i tratti scuri che li segnano con violenza suggeriscono il dramma di un’esistenza sofferta.
I segni colorati di Vedova
Come Fautrier, anche Emilio Vedova (Venezia 1919-2006) è segnato dall’esperienza della Seconda guerra mondiale: partecipa infatti alla Resistenza. È un artista “impegnato”, per questo i suoi cicli di dipinti più famosi contengono allusioni alla guerra e poi alle proteste sociali degli anni successivi.
In Ciclo della protesta n. 3 tutta la tela è coperta da grandi pennellate di colori diversi (blu, giallo, rosso) a cui l’artista ha sovrapposto marcati segni neri e bianchi con gesti rapidi e incisivi.
InsegnArti - volume B
Storia dell’arte