InsegnArti - volume B

Una cupola per San Pietro

Papa Paolo III affida a Michelangelo, ormai anziano, la guida del più importante cantiere del mondo cristiano: la Basilica di San Pietro a Roma.
Nel 1505 l’antica basilica paleocristiana (▶ p. 129) era stata fatta demolire da papa Giulio II e già l’architetto Donato Bramante e poi Raffaello si erano avvicendati nella progettazione della nuova chiesa. Michelangelo modifica la pianta dell’edificio e realizza un’immensa cupola che deve garantire un’adeguata illuminazione interna e conferire alla chiesa una posizione dominante nel panorama della città.

Il tamburo, ossia l’anello alla base della cupola, è pensato come fosse una scultura, grazie alle colonne aggettanti e alle finestre incassate, che creano un gioco di luci e ombre. Ispirandosi alla cupola di Brunelleschi (▶ p. 216), per meglio distribuire il peso Michelangelo impiega due calotte e “incatena” la struttura a possenti costoloni di marmo. Anche la cupola di Michelangelo, come quella di Brunelleschi, è quasi “appuntita” per scaricare il peso sulla tribuna sottostante.

Al culmine della cupola di San Pietro c’è una lanterna: è la chiave di volta, ossia l’elemento che chiude e salda l’intera struttura e, allo stesso tempo, con le sue grandi finestre, costituisce una fonte di luce per l’interno.

EDICOLE E COLONNE BINATE

Le aperture a edicola che si trovano nel tamburo si alternano a colonne binatecioè doppie, molto sporgenti, che creano profonde ombre sulla superficie, come in una scultura.

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Storia dell’arte