I mosaici dell’Italia meridionale

I MOSAICI dell’Italia meridionale

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Una TECNICA PREZIOSA che viene dall'ORIENTE

Tra il VI e il IX secolo la Sicilia è direttamente controllata dall’Impero bizantino e questo spiega la grande diffusione che ha il mosaico nella decorazione delle chiese siciliane, impiegato soprattutto per abbellire i pavimenti e le pareti.

Questo tipo di decorazione continua a essere utilizzato anche quando i Bizantini lasciano la Sicilia: spesso gli artisti provengono direttamente da Bisanzio, o in questa città hanno studiato e imparato la tecnica.

Una cappella per il re a Palermo

La Cappella Palatina è una chiesa a tre navate interamente rivestita da mosaici, costruita nel palazzo dei re normanni a Palermo come cappella riservata alla famiglia reale. La Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, accompagnata da una lunga iscrizione, è narrata con grande vivacità: un angelo “spinge” Adamo ed Eva fuori dalla porta del Paradiso, mentre un serafino rosso sbarra l’ingresso.

Una cattedrale d’oro e di luce

Il Duomo di Monreale, che all’esterno presenta caratteristiche arabe (▶ p. 151), è uno degli edifici più significativi per comprendere la mescolanza tra le culture bizantina, francese e araba della Sicilia normanna.

L’abside e parte delle navate della cattedrale sono rivestite con mosaici a fondo oro, probabilmente eseguiti da maestri veneziani che avevano studiato la tradizione bizantina. Al centro dell’abside è raffigurato il Cristo Pantocratore (cioè “signore di tutte le cose”), un soggetto tipico bizantino in cui Cristo è ritratto mentre benedice il mondo.

beni culturali
CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO Il restauro della Lavanda dei piedi nel Duomo di Monreale

Si sono conclusi recentemente nel Duomo di Monreale i restauri del mosaico nella navatella meridionale. Il soggetto è quello della lavanda dei piedi, un momento che precede di poco l’Ultima cena in cui Cristo, in segno di umiltà, pulisce i piedi dei suoi discepoli.

Il restauro si è reso necessario a causa di infiltrazioni di umidità nel muro dietro l’opera. Hanno partecipato all’impresa studenti della facoltà di Beni Culturali e dei dipartimenti di Architettura e Ingegneria, che hanno testato qui per la prima volta l’uso di particolari sostanze realizzate con le ceneri vulcaniche: questi materiali naturali di origine locale sono stati scelti per non alterare lo stato dell’opera con sostanze sintetiche.

InsegnArti - volume B
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Storia dell’arte