Il ritratto
I patrizi romani, in particolari occasioni religiose, potevano esporre le immagini dei propri antenati nell’atrio di casa. In un primo tempo erano calchi in cera del volto del defunto; poi divennero veri e propri busti, anche di marmo, che venivano custoditi in appositi armadietti.
Da questa antica tradizione deriva lo stile del ritratto romano di età repubblicana: così come le maschere in cera riproducevano fedelmente il defunto, anche nella scultura prevale la volontà di raffigurare in modo realistico il soggetto, come appare evidente nel Ritratto di uomo di Osimo.
In età imperiale il ritratto diventa uno strumento per diffondere l’immagine dell’imperatore e della sua famiglia, per cui nei ritratti ufficiali si abbandona la raffigurazione realistica del volto, per offrire un’immagine idealizzata secondo i canoni della scultura greca. Nel Ritratto ufficiale di Vespasiano l’imperatore, che aveva occhi all’ingiù e guance cadenti, non mostra più i suoi difetti.