La Divina Commedia

Come funziona il libro 114 117 120 123 126 129 132 136 106-111 Sarà la salvezza di quella misera Italia, per la quale morirono in guerra la vergine Camilla, Turno, Eurialo e Niso. Questi (il veltro) le (alla lupa) darà la caccia fino a quando non l avrà risospinta nell Inferno, da dove l invidia (del demonio) la fece uscire. 29 118 Canto X (vv. 112-136) Il viaggio nell Oltretomba Disputa poetica di origine provenzale molto diffusa nella letteratura medioevale, la tenzone consiste in una serie di strofe che un poeta indirizza al suo avversario, il quale risponde a sua volta. Nella poesia italiana le tenzoni poetiche si svolgono per lo più in sonetti e la risposta avviene quasi sempre per le rime , nel senso che lo sfidato risponde con le stesse rime presenti nel componimento dello sfidante. Dante si cimenta più volte nelle tenzoni poetiche: famose sono quella con il poeta senese Cecco Angiolieri e quella con l amico Forese Donati. Nel canzoniere di Cecco Angiolieri compare una parte della tenzone con Dante, ma non conosciamo le risposte del poeta fiorentino al senese. Tra Dante e l amico Forese nasce una corrispondenza di sei sonetti in cui i due poeti s insultano e si lanciano reciproche accuse (si veda Purgatorio canti XXIII e XIV e schede di p. 495-496). 112-120 Perciò, per il tuo bene penso e giudico (discerno) opportuno che tu mi segua e io sarò la tua guida e ti condurrò fuori da qui attraverso un luogo eterno, dove udrai le urla disperate (dei dannati dell Inferno) e vedrai le anime dolenti degli antichi (di quanti scesero laggiù fin dai primi tempi della storia umana), e come ciascuno invochi una seconda morte (che li tolga da quel tormento); poi vedrai coloro che sono contenti tra le pene del fuoco (le anime del Purgatorio), perché sperano, un giorno, di salire tra le anime beate (del Paradiso). 121-129 Poi, se tu vorrai salire fino ad essi, ci sarà per questo un anima (Beatrice) più degna di me: ti lascerò con lei quando mi separerò da te; dal momento che quel sovrano (Dio) che regna lassù, siccome fui ribelle alla sua legge (non fui cristiano), non permette che io raggiunga la sua città (Paradiso). Egli regna su tutto il creato, ma governa direttamente là, dov è la sua città e il suo trono; beato colui che (Dio) innalza a quel luogo! . Come nasce lo scontro nel canto X? All interno del canto X il poeta fiorentino si cimenta in una tenzone poetica che ha come protagonisti Dante viator e Farinata degli Uberti. La domanda di quest ultimo («Chi fur li maggior tui? , v. 42) non è interlocutoria e di cortesia, ma l avvio della tenzone stessa: è la richiesta di prendere posizione di fronte alle lotte cittadine, di schierarsi, di svelare apertamente la propria fede politica. Quel «magnanimo di Farinata, comprendendo di aver di fronte un avversario politico, inizia un vero agone, una tenzone, divisibile in due tempi, con un intervallo rappresentato dall intervento di Cavalcante de Cavalcanti. 130-136 E io gli risposi: «Poeta, io ti chiedo ancora in nome di quel Dio che non hai conosciuto, affinché io mi sottragga a questo male (la lupa, cioè il peccato) e a uno peggiore (la dannazione eterna), che tu mi conduca là dove ora hai detto, così che io veda la porta di san Pietro e le anime di coloro che tu dici tanto tristi . Allora Virgilio si mosse e io lo seguii. esistano solo meriti umani, non sospetta che Dante, amico del figlio, possa essere in viaggio nell aldilà per grazia e in nome di una missione voluta dal Cielo. Il figlio Guido dovrebbe avere anche lui la possibilità di vedere l Oltremondo, se si valutano i meriti umani e l altezza d ingegno non inferiori (a suo avviso) a quelli di Dante. Questi, però, sottolinea che l amico Guido non volle intraprendere la strada per raggiungere la verità, sprezzando la tradizione cristiana e la fede. Sentendo il verbo al passato («ebbe ), Cavalcante sprofonda nella tomba, rattristato, perché convinto che Guido non viva più. Termina così l intervallo che ha la funzione di rallentare o di sospendere la tensione accumulatasi nel primo tempo della tenzone. Il secondo tempo Pur vedendo il dolore del consuocero generato dal fraintendimento delle parole di Dante, Farinata riprende la disputa esattamente là dove è stata sospesa. Farinata ha pronta una stoccata per pareggiare i conti con il concittadino: prima che trascorrano quattro anni anche Dante verrà esiliato. Nell ultima parte del secondo tempo la tenzone è, finalmente, caratterizzata da toni più morbidi. Dopo la captatio benevolentiae («E se tu mai nel dolce mondo regge, v. 82) Farinata chiede a Dante perché i fiorentini siano così spietati contro la sua famiglia. Dante risponde che la ragione è lo scempio che Farinata provocò a Montaperti. Dopo aver auspicato che gli Uberti possano finalmente trovare la pace e rientrare a Firenze, Dante si rivolge ancora al suo concittadino per sapere che cosa i dannati conoscano del futuro e del presente; lo prega poi di far sapere a Cavalcante che il figlio Guido è ancora in vita. La tenzone si chiude. Per i due viandanti è ormai ora di partire. 46 Canto II 60 Dante maestro di retorica L allegoria e il simbolo L intermezzo di Cavalcante Il duello, ormai aperto, è sospeso solo grazie all intervento di Cavalcante de Cavalcanti, vicino di tomba di Farinata che, oltre ad essere accomunato a Farinata dalla colpa di essere epicureo, è a lui legato anche dal vincolo di parentela. Bice degli Uberti ha, infatti, sposato Guido Cavalcanti, figlio di Cavalcante. I due vicini di tomba sono, quindi, consuoceri. Cavalcante vive nella memoria del figlio, orgoglioso dell intelligenza e dei meriti intellettuali che Guido seppe dimostrare in vita. Pacato, discreto, con una patina di velata malinconia, il padre è convinto che Quindi l allegoria è il mezzo attraverso il quale modifichiamo il significato letterale del messaggio spostandoci su un piano simbolico. L' incontro con Farinata, miniatura di G. Giraldi, secolo XV Canto III Caronte Altre pagine altri percorsi enormi mostri, Centauri, Scille biformi, i Giganti, la Chimera, le Gorgoni, le Arpie. Sono solo fantasmi incorporei, ma, ignaro di ciò, Enea estrae la spada per affrontarli. La Sibilla lo avverte della loro inconsistenza e dell inanità del suo sforzo. Appare allora davanti agli occhi del pio troiano il fiume Acheronte, le cui acque defluiscono nel Cocito. Orrendo traghettatore, Caronte sta a guardia del fiume e accompagna le anime da una sponda all altra. In questo passo (vv. 305-312) Virgilio paragona le anime, assiepate presso il fiume Acheronte in attesa di passare all altra riva sul vascello del traghettatore Caronte, alle foglie che cadono a terra nel bosco al primo freddo d autunno: «Come le foglie La similitudine dell uomo e delle foglie nella letteratura antica e contemporanea Spesso la caducità e la precarietà dell esistenza sono state espresse in letteratura con l immagine delle foglie in autunno. Una similitudine che, ancor prima di Dante, aveva affascinato grandi poeti: dai greci Omero, Semonide di Amorgo (VII sec. a.C.), Mimnermo (630 ca 560 a.C), Bacchilide (520-450 ca. a.C.) e Apollonio Rodio (III secolo a.C.), ai latini Orazio e Virgilio. Cominciamo la nostra analisi da Omero, che tra i primi paragonò le generazioni degli uomini alle foglie, per passare poi a Mimnermo e Virgilio i quali riutilizzarono in modo originale la similitudine omerica conferendole nuovi significati.«Nonostante la innegabile liricità del passo, la similitudine delle foglie rimane essenzialmente epica nella sua portata, ovvero, Glauco non parla per, o come, il singolo individuo ma per, o come, la collettività tutta. Parla, in altri termini, di un destino comune, quello che i Greci chiamavano ananche, ovvero la necessità, il fato . (A. Perrone, Il topos delle foglie cadenti) Omero Nell Iliade (VI, vv 146-149) Omero paragona le stirpi degli uomini alle foglie nate a primavera e che vengono poi gettate a terra dal vento. il passo dove Glauco, guerriero di Licia alleata di Troia, e il greco Diomede stanno per sfidarsi in battaglia. Diomede, prima del duello, chiede a Glauco l identità per essere certo di combattere contro un uomo e non contro una divinità dell Olimpo. Glauco allora risponde: Tidide1 magnanimo, perché mi domandi la stirpe? Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre al tempo di primavera; così le stirpe degli uomini: nasce una, l altra dilegua. 1. Titide: così è chiamato Diomede, perché è figlio di Tideo. Nel corso del breve dialogo i due combattenti rivelano l un l altro la propria identità e si ricordano di essere legati da un vincolo precedente di ospitalità, decidono quindi di non battersi più e di scambiarsi dei doni. Omero sottolinea come la vita degli uomini, simile alle foglie, sia un susseguirsi di generazioni e come tutto cambi di significato di fronte all irrevocabile transitorietà della natura umana. Beatrice Maria Beatrice era la figlia di Folco Portinari, nata nel 1266 a Firenze. Sposò Simone dei Bardi e morì ventiquattrenne nel 1290. Ispiratrice di tutta la poesia dantesca, poiché assume per il poeta sempre più la valenza di simbolo, ci viene presentata poche volte con caratteri realistici sì da poterne ricostruire i dati fisici o la personalità. Nella Vita Nuova Dante racconta di averla vista per la prima volta nel 1274. Maria fu prescelta da Dio per l incarnazione di Gesù Cristo, suo figlio. Nel Vangelo di Luca si legge che Maria viveva a Nazareth in Galilea. Promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall arcangelo Gabriele l annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio «senza conoscere uomo e diede il suo assenso. Trovandosi con Giuseppe a Betlemme, in Giudea, per il censimento indetto dall imperatore Augusto (63 a.C.-14 d.C.), partorì Gesù in una stalla (Luca 1, 26-38; 2, 1-20). I cattolici si rivolgono a lei con il titolo di Madonna (dal latino mea domina = mia signora). Secondo il dogma, la Vergine Maria al momento della sua morte venne «assunta (ricevuta), anima e corpo, nel Paradiso, accanto a suo Figlio Gesù. San Bernardo nella sua preghiera alla Vergine invocherà Maria come Donna ( Paradiso XXXIII). Santa Lucia F ocus su personaggi, parole e Analisi del testo: a ciascun canto commentato è riservato uno spazio per approfondire la biografia dei personaggi incontrati. La rubrica Parole in chiaro riprende e illustra alcuni termini-chiave che meritano un approfondimento. Segue una analisi dei temi e dello stile del canto. Il tema nella letteratura antica Era una giovane di Siracusa che, durante le persecuzioni dell imperatore Diocleziano (IV sec. d.C.) nei confronti dei cristiani, subì il martirio mediante accecamento. venerata come protettrice della vista, anche per l assonanza del suo nome con il termine «luce . La devozione del poeta è legata probabilmente al fatto che Dante, in gioventù, era stato affetto da grave malattia agli occhi (Convivio III, IX, 15). Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix, 1864, Londra, Tate Gallery. Tra il VII e il VI secolo a. C. il poeta greco Mimnermo riprende la similitudine omerica, modificando, però, il paragone, perché il confronto che viene instaurato è con la vita della singola persona, non più con le stirpi degli uomini (vv. 1- 10): Al modo delle foglie2 che nel tempo fiorito della primavera germogliano e ai raggi del sole rapide crescono, noi simili a quelle per un attimo abbiamo diletto3 del fiore dell età4. Ma le nere dee5 ci stanno a fianco, l una con il segno della grave vecchiaia e l altra della morte. Fulmineo precipita il frutto di giovinezza, come la luce d un giorno sulla terra. E quando il suo tempo è dileguato è meglio la morte che la vita. 2. Al modo delle foglie: come le foglie. 3. Abbiamo diletto: gioiamo. 4. Fiore dell età: giovinezza. 5. Nere dee: le Chere, ovvero le divinità che personificano la vecchiaia e la morte. Nella lirica di Mimnermo manca la dinamicità che caratterizza l immagine omerica, dove le foglie sono mosse dal vento in diverse direzioni. Assente è pure il senso Michelangelo Buonarroti, particolare da Il Giudizio Universale. Nell imponente affresco della Cappella Sistina (1536-1541) la descrizione di Caronte e delle altre creature infernali e demoniache trae liberamente ispirazione dalla Divina Commedia. Lo stesso movimento in successione viene interpretato da Michelangelo nelle anime che, giunte a riva, vengono fatte scendere dalla barca. delle successioni delle esistenze trasmesso dal susseguirsi immediato di chi nasce e chi muore. Qui domina la nota languida e malinconica per cui la feconda giovinezza dura per poco tempo, lasciando velocemente spazio alla vecchiaia. E allora è preferibile morire. Virgilio Quando Virgilio raccoglie l immagine omerica della generazione delle foglie, è già passato più di un millennio. Interprete dell ideale stilistico del classicismo augusteo, Virgilio segue la lezione formale degli antichi apportando però profonde innovazioni. Nel VI libro dell Eneide Virgilio (70 a. C. - 19 a. C.) racconta la discesa nell Ade di Enea allo scopo di incontrare il padre Anchise, da poco morto, e conoscere il destino del suo popolo. Dopo aver immolato sacrifici agli dei, all alba la Sibilla cumana, la celebre sacerdotessa che vaticina nel suo antro, inizia il viaggio nell Ade in compagnia di Enea. Entrati nel regno dei morti, in mezzo a una folta nebbia, i due viandanti attraversano il vestibolo dove incontrano 6 In Virgilio il paragone subisce una trasformazione: non è più tra le stirpi degli uomini o le singole vite delle persone e la caducità delle foglie, il poeta latino confronta piuttosto il numero delle anime dei defunti in attesa di passare l Acheronte alla quantità (quam multa) di foglie che cadono in autunno. La stagione, poi, non è più la primavera bensì l autunno che prelude la morte. Enea incontra tra le anime che si affollano il proprio compagno Palinuro, morto insepolto, che lo prega di dargli degna sepoltura in terra. Infine, si avvicina alla riva dell Acheronte dove Caronte prova a dissuaderlo dal salire sulla barca, dal momento che è ancora vivo. Solo l intervento della Sibilla convincerà il traghettatore ad accogliere Enea sul vascello. La ripresa di Dante Il poeta fiorentino, ignaro della lingua greca, riprende direttamente la similitudine di Virgilio nei vv. 112-117 (Inf. III): Come d autunno si levan le foglie l una appresso de l altra, fin che l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo. Si noti che a Euterpe (etimologicamente «la rallegrante ) spettò la musica, arte tenuta in grande considerazione dai Greci: il termine viene dal greco mousiké (tékhne) «(arte o tecnica) delle Muse . Al culto delle Muse è legato anche il termine « museo (dal greco Mouse on) propriamente «luogo sacro alle Muse . Queste splendide fanciulle dimoravano sul monte Elicona, nella Beozia, e dal nome dei luoghi dove erano particolarmente venerate i poeti le definirono variamente: Pieridi (dalla Pièria, regione alle pendici del monte Olimpo, dove nacquero), Pimplée (o Pimpleidi), Castalidi (dalle fonti di Castalia). Folle (v.35) L aggettivo è una parola tematica della Commedia e significa «temerario , «avverso alla legge di Dio ; nell Inferno si accompagna più volte a un sostantivo che indica un viaggio, un cammino: temo che la venuta non sia folle (II, 35) e la folle strada (VIII, 91) riferiti al percorso ultraterreno di Dante; il folle volo (XXVI, 125), riferito all ultima impresa di Ulisse al di fuori del mondo conosciuto. A differenza di Ulisse, simbolo dell eccessiva fiducia nella razionalità e nelle forze umane, Dante teme di compiere un esperienza che vada oltre il limite imposto da Dio: solo l umiltà del pellegrino e l aiuto della Grazia rendono lecita e non folle la sua missione. Ciacco Allenarsi alla prima prova HENRI PIRENNE L Italia, terra delle città 20 30 40 Secondo lo schema classico, il proemio dell Inferno è suddiviso in protasi e invocazione. Nella protasi (vv. 3-6) Dante enuncia il contenuto della Cantica, ovvero il viaggio oltremondano e l angoscia che proverà a contemplare le sofferenze dei dannati; nell invocazione (vv. 7-9), triplice, il poeta chiede aiuto alle Muse, al proprio genio espressivo, alla memoria che dovrà riferire quello che gli occhi hanno visto. Dante afferma in tal modo la realtà della sua visione (che non è un viaggio della fantasia). La tematica: i dubbi e la missione di Dante Dio gli ha concesso uno straordinario privilegio, quello di compiere un viaggio nell Aldilà come avevano fatto, prima di lui, solo Enea e san Paolo. L eccezionalità di questa missione cui è stato chiamato dalla volontà divina fa sorgere nel poeta dei timori sulla propria capacità di portarla a termine degnamente, anzi si domanda se non sia «follia spingersi tanto avanti (v. 35). Dante sa di non avere i meriti che avevano Enea, destinato a fondare Roma, futura sede del pontefice, o san Paolo, eletto a diffondere la parola di Cristo. Come mai Dio ha scelto proprio lui? Virgilio gli risponde che tre donne beate hanno a cuore la sua salvezza: la Vergine Maria, santa Lucia e Beatrice. Esse rappresentano i tre momenti della Grazia, rispettivamente la Grazia preveniente, la Grazia illuminante e la Grazia cooperante. Dante si rianima alle parole di Virgilio, riprende coraggio. Un uomo nato prima di Cristo può comunque diventare strumento divino: allegoricamente ciò signi- fica che la ragione umana, se subordinata alla Grazia di Dio, diventa la via per la salvezza. Il pellegrino comincia a comprendere che anch egli è inserito in un superiore disegno e che la sua missione riguarda tutta l umanità. La caratterizzazione di Beatrice Beatrice, la donna amata da Dante, è caratterizzata secondo i modi della tradizione stilnovista: i suoi caratteri sono eterei, impalpabile e soprannaturale è la sua bellezza, gli occhi luminosi, la voce soave. Irradia una beatitudine e una luminosità alle quali nemmeno Virgilio può resistere, e infatti si affretta a ubbidire alla sua volontà. «La sua apparizione a Virgilio , rileva il linguista Antonino Pagliaro, «è l epifania di una bellezza femminile irradiata di beatitudine, la quale si polarizza negli occhi splendenti più che stelle. Con tale bellezza beata si accorda il suo discorso: ella parla soavemente e pacatamente ; la sua voce è angelica (...). la donna in Beatrice sopravvive come dato «istoriale con la sua bellezza, la perfezione delle sue virtù, la sua delicata pietà, il suo amore diritto e sincero che ricambia l amore supplichevole e sincero di Dante . Virgilio riconosce il valore teologico di Beatrice, ma l elogio che le rivolge «è lode, al tempo stesso, alla donna dell ideale stilnovista e alla teologia . Lo stile del canto Anche per quanto riguarda lo stile il quadro della descrizione di Beatrice è stilnovistico, sia per le scelte lessicali (beata e bella, lucevan, occhi, stella), sia per la costruzione sintattica della consecutiva (tal che di comandare io la richiesi) sia per l uso del genitivo di qualità con valore attributivo (donna di virtù). John Flaxman, Beatrice incontra Virgilio nel Limbo, 1807, Londra, Tate Gallery I l percorso nella letteratura: in Altre pagine altri percorsi gli studenti sono guidati in un viaggio alla scoperta dei fili che legano i testi attraverso i secoli. Le proposte dei percorsi spaziano dall antichità ai nostri giorni e sono corredate da brevi passi con funzione di esempio e anche di stimolo per letture più ampie. Una breve ed efficace operatività al termine della rubrica invita a raccogliere e rielaborare le idee. 95 96 Canto VI 50 Henri Pirenne (Verviers, 1862 Uccle, 1935) è stato uno storico belga. Sua è la tesi sulla datazione del Medioevo che egli, a differenza di tutti gli storici dell epoca, fece risalire non alla caduta dell Impero romano bensì all espansione araba del VII secolo. In questo brano, tratto dalla sua Storia d Europa, Pirenne analizza l organizzazione in città dell Italia medievale e ne pone in risalto il carattere di assoluta innovazione. 10 La protasi e l invocazione alle divinità ispiratrici 47 Anche nei versi di Dante ritroviamo la stagione dell autunno, ma l accento è posto sulla successione con cui le anime si gettano dentro la barca una dopo l altra, proprio come in autunno cadono via via le foglie dai rami, finché il ramo non resta completamente spoglio. Verso l esame di Stato erso l Invalsi e l esame V di Stato: allenarsi all esame di Stato è possibile anche attraverso la Divina Commedia; tutte e tre le tipologie (A, B, C) vengono proposte e rese operative grazie all ausilio delle schede e della guida finale alla prima prova presente in appendice. Mentre, per quel che riguarda le attività di comprensione, l articolazione segue la logica delle prova Invalsi (anche per quanto riguarda l interattività dell esecuzione). Giotto, Madonna d Ognissanti, 1310 circa, Firenze, Uffizi. Per approfondire Dante auctor - Dante viator 61 Qui tutta una folla ammassandosi sulle rive accorreva, donne e uomini, corpi liberi ormai dalla vita, di forti eroi, fanciulli e non promesse fanciulle, giovani messi sul rogo davanti agli occhi dei padri: tante così nei boschi, al primo freddo d autunno, volteggiano e cadono foglie, o a terra dal cielo profondo tanti uccelli s addensano, quando, freddo ormai, l anno Mimnermo Francesco del Cossa, Santa Lucia, 1473, Washington D.C. Parole in chiaro Muse (v. 7) Le Muse, figlie di Zeus e Mnemosine (la Memoria), erano inizialmente tre (come le Grazie e le Ore) e proteggevano insieme tutte le attività artistiche, guidate da Apollo (detto il Musagete, dal greco Mousagétes, composto di Mo sa, «Musa , e hegétes, «guida, capo ) che ne regolava il canto. Solo in un secondo momento fu affidata alla protezione di ciascuna delle nove Muse un arte o scienza particolare: Callìope, la poesia epica; Clìo, la storiografia; Erato, la poesia amorosa; Eutèrpe, la musica; Melpòmene, la tragedia; Polìmnia, la poesia lirica; Talìa, la poesia satirica; Tersìcore, la danza; Urània, l astronomia. Tipologia B Analisi e produzione di un testo argomentativo 7 Le tre donne benedette Analisi e interpretazione Inferno 5 Nel primo tempo Farinata afferma che gli antenati di Dante furono da lui cacciati per ben due volte. Ferito nell orgoglio, Dante replica con una doppia stoccata che va a segno portandolo in vantaggio nei confronti del rivale concittadino: s ei fur cacciati, ei tornar d ogni parte (v. 49). I suoi parenti scacciati riuscirono, infatti, a rientrare, mentre quelli di Farinata non appreser ben quell arte (v. 51). I toni tra i due si fanno più accesi. La prima figura retorica che approfondiamo è l allegoria, che rappresenta il pensiero astratto in una forma o immagine concreta, avvalendosi di simboli. Nella Divina Commedia, ad esempio, le tre fiere simboleggiano secondo la tradizione medievale ciascuna un vizio (il simbolo ha infatti un valore convenzionale in una certa epoca o cultura), mentre la selva rappresenta simbolicamente lo smarrimento, il dubbio e la ricerca; tutti questi elementi nel momento in cui vengono composti in un unica immagine danno luogo a un allegoria. Il percorso nell arte retorica: attraverso le rubriche Dante maestro di retorica si approfondiscono le principali figure retoriche, lo stile e anche i diversi generi letterari presenti nella Commedia. Personaggi principali Il primo tempo 106. umile Italia: espressione virgiliana, in cui l aggettivo umile (da humus = terra) assume la funzione di connotazione geografica: dalle coste basse. In Dante il termine si carica di un significato morale: misera, decaduta. 107. Cammilla: personaggio dell Eneide ( Personaggi). 108. Eurialo ... e Niso Turno: si tratta di noti personaggi dell Eneide ( Personaggi). 112. lo tuo me : me , apocope. Il «meglio per Dante è passare per l abiezione del peccato e la speranza della felicità eterna prima di giungere alla beatitudine celeste. 123. lascerò: Virgilio accompagnerà Dante fino al Paradiso Terrestre, situato sulla cima della montagna del Purgatorio, dove il poeta verrà preso in consegna da Beatrice (anima più di me degna), che lo guiderà nel viaggio attraverso il Paradiso. Allegoricamente significa che la ragione umana non può comprendere i misteri della fede senza la guida di Beatrice, incarnazione della Teologia (la scienza di Dio) e della Grazia divina. 4 Dante maestro di retorica La tenzone: risponder per le rime Inferno 111 Di quella umile Italia fia salute per cui morì la vergine Cammilla, Eurialo e Turno e Niso di ferute. Questi la caccerà per ogni villa, fin che l avrà rimessa ne lo nferno, là onde nvidia prima dipartilla. Ond io per lo tuo me penso e discerno che tu mi segui, e io sarò tua guida, e trarrotti di qui per loco etterno; ove udirai le disperate strida, vedrai li antichi spiriti dolenti, ch a la seconda morte ciascun grida; e vederai color che son contenti nel foco, perché speran di venire quando che sia a le beate genti. A le quai poi se tu vorrai salire, anima fia a ciò più di me degna: con lei ti lascerò nel mio partire; ché quello imperador che là sù regna, perch i fu ribellante a la sua legge, non vuol che n sua città per me si vegna. In tutte parti impera e quivi regge; quivi è la sua città e l alto seggio: oh felice colui cu ivi elegge! . E io a lui: «Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, acciò ch io fugga questo male e peggio, che tu mi meni là dov or dicesti, sì ch io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti . Allor si mosse, e io li tenni dietro. Inferno La selva oscura 108 Inferno IV Paragonata al resto dell Europa occidentale, l Italia si caratterizza, dopo l XI secolo, come la terra delle città. In nessun luogo sono così numerose e così attive, ed in nessun luogo hanno un importanza così preponderante. A nord delle Alpi, anche nelle regioni dove sono più sviluppate, come nella Fiandra e nei Paesi Bassi, le città sono ben lungi dal dominare tutto il movimento sociale; la nobiltà e le classi rurali conservano accanto ad esse la loro esistenza indipendente ed i loro interessi particolari. In Italia tutto è invece sottoposto alla loro azione o vi concorre. La popolazione rurale è sottomessa e non lavora che per esse; la nobiltà vi possiede i suoi «palazzi merlati e sormontati da torri, il cui aspetto contrasta tanto violentemente con i castelli dei baroni del nord sparsi nella campagna, quanto l esistenza dei loro abitanti con quella della cavalleria settentrionale.[...] Di buon grado o no, il Comune si impone in ogni città all insieme della popolazione, ed i suoi consoli elettivi, come gli scabini delle città belghe, possiedono nello stesso tempo il potere giudiziario e l amministrativo. Ma, a mano a mano che la borghesia si sviluppa, i contrasti sociali si accentuano, ed i partiti si formano secondo gli interessi divergenti che vi si trovano in contrasto. I nomi che li designano fanno conoscere abbastanza bene la loro natura. Quello dei «grandi si riferisce alla nobiltà cittadina alla quale si associano molti mercanti arricchiti; quello dei «piccoli comprende le corporazioni di artigiani di ogni specie, il cui numero si moltiplica in proporzione all aumento della prosperità. L assenza di un potere principesco, superiore ai partiti e capace di moderare le loro lotte, dà alle dispute nate fra i due gruppi sulla questione delle imposte e dell organizzazione del potere municipale, un asprezza e un accanimento che non presentano altrove. A partire dalla metà del XII secolo, la guerra civile diviene una epidemia cronica. Se vincono i grandi, i piccoli sono massacrati senza pietà; se i primi soccombono, vengono scacciati dalla città e si distruggono le loro case o i loro palazzi; questi, poi, attendono l ora della rivincita, si stabiliscono nella campagna vicina, e saccheggiano e molestano i loro compatrioti. Generalmente questi uomini banditi dalla città trovano protezione ed alleanza in una città vicina. Infatti, se la guerra dura in permanenza in seno alle borghesie, in generale domina anche i rapporti delle città. Costituendo altrettanti centri economici indipendenti, ognuna di esse non pensa che a sé, si sforza di assoggettare i contadini e le popolazioni dei dintorni all obbligo di rifornirle, cerca con ogni mezzo di costringere il transito dei dintorni a confluire verso di sé, cerca di escludere le sue rivali dal suo mercato e di togliere loro, se possibile i loro sbocchi. Così l urto di interessi è altrettanto violento al di fuori che all interno. Il commercio e l industria si sviluppano in mezzo ai combattimenti. In tutti questi piccoli mondi chiusi e cinti di mura, che si scrutano dall alto delle loro torri, la loro energia si prodiga con lo stesso vigore a produrre ed a distruggere. Ogni città immagina che la sua prosperità dipenda dalla rovina delle sue rivali. Ai progressi dell economia cittadina corrisponde una politica di particolarismo municipale sempre più limitato e feroce. Gli odi non hanno tregua che per l incombere di un pericolo comune. Si pensi che sono state necessarie le minacce e la brutalità di Federico Barbarossa per riunire contro di lui la Lega Lombarda e giungere alla vittoria di Tagliacozzo. [...] L accanimento dei partiti a distruggersi non impedisce loro di pensare ai mezzi per rafforzare il governo municipale. Dalla seconda metà del XII secolo si cerca di renderlo indipendente dalle lotte civili affidandolo ad un podestà. Il podestà è, per così dire, un principe temporaneo che il Comune dà a se stesso e che, per garantire la sua imparzialità e la sua indipendenza nei riguardi dei partiti, si sceglie in un Comune straniero. Ma poi l istituzione non dette i risultati che si erano attesi. Quasi sempre i podestà furono obbligati, per far rispettare il loro potere, ad appoggiarsi ad una delle fazioni nemiche. In qualche città riuscirono, dal XIII secolo, ad impadronirsi sia con l astuzia sia con la violenza, e grazie alla debolezza generale, dell autorità suprema e a fondare quelle tirannie che dovevano, nel Rinascimento, avere un importanza considerevole. Penso qui agli Scaligeri di Verona ed ai Visconti di Milano.[...] Già alla fine del XII secolo vediamo nobili che cominciano a interessarsi alle operazioni commerciali, mentre dei mercanti divengono nobili. In breve, sotto l influenza del capitale, la linea di divisione, che però resta così netta tra le classi giuridiche, si attenua al punto quasi di scomparire in Italia nel corso del XIII secolo. Si forma una aristocrazia per la quale la condizione sociale ha più importanza del sangue e nella quale il valore individuale è superiore al pregiudizio di nascita. La vita sociale è più sfumata, la vita politica più individuale. L ambizione di ciascuno ha prospettive più illimitate; ci sono meno convenzioni, meno caste, più umanità ed anche più passioni. Anche qui Firenze è alla testa di tutte le altre città. Ed è onore immortale del suo popolo quello di aver dato i natali e formato quel genio a cui il mondo deve ciò che il Medioevo ha prodotto di più grande insieme alle cattedrali gotiche di Francia: la «Divina Commedia . 80 Sto-Canto V (tratto da Henri Pirenne, ria d' Europa dalle invasioni al XVI secolo, New Compton, 1917). Per la comprensione e le competenze 1 Dividi prima il canto in 4 parti e poi collega a ciascuna il suo titolo: vv. ........ Scrivi una breve sintesi del testo in circa 50 parole. 2 Qual è la tesi di fondo sostenuta da Pirenne in questo scritto? Prova a trascriverla con parole tue. 3 Che cosa provoca i continui conflitti tra le città italiane? 4 In che modo le città italiane pensano di poter rendere il proprio governo indipendente dalle lotte civili? 5 In che senso, secondo Pirenne, questo clima finisce col favorire la nascita di grandi opere come la Divina Commedia? Tutti i contenuti digitali della Commedia si trovano nel Libro Digitale nell ambiente didattico online e nell app . Si può accedere ai contenuti digitali anche inquadrando il QRcode presente nell indice. vv. ........ vv. ........ c. Presentazione del II cerchio e dei lussuriosi d. Virgilio indica i lussuriosi morti violentemente 2 Quali sono le tre similitudini utilizzate da Dante per presentare le anime dei lussuriosi? (utilizza anche una sola parola per indicare la similitudine) a ............................................... c ............................................... b ............................................... 3 Collega i personaggi agli episodi per cui sono ricordati a Semiramide 1. guerra di Troia 2. suicidio per amore di Enea b Elena c Didone 3. amore per Cesare e Marco Antonio 4. peccato incestuoso con il figlio d Cleopatra 4 Ai vv. 27-28 («là dove molto pianto mi percuote./ Io venni in loco d ogne luce muto ) Dante utilizza due figure retoriche ovvero: a un enjambement e una sinestesia c due sinestesie b una similitudine e una metafora d una personificazione e una sinestesia 5 Ai vv. 61-62 («L altra è colei che s ancise amorosa,/ e ruppe fede al cener di Sicheo ) Dante utilizza la seguente figura retorica: a ossimoro c hysteron proteron b anafora d metafora 6 Riconosci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F) Produzione A partire dalle tue riflessioni sul brano scrivi un testo argomentativo di carattere storico per illustrare le principali caratteristiche delle città italiane nel XII secolo. La struttura della municipalità e la diffusione del commercio, a detta di Pirenne, favoriscono un clima di maggiore libertà e la possibilità della scalata sociale tanto che banchieri e mercanti sono spesso così vicini alla nobiltà da confondersi con essa. In questo processo è fondamentale il fatto che essi risiedano in città e non in campagna (come avveniva spesso nell Europa settentrionale). Spiega come la città favorisca l innovazione sociale. Sino a che punto può spingersi il parallelo tra scambio economico e scambio sociale? vv. ........ a. Episodio di Paolo e Francesca b. La figura di Minosse Comprensione e analisi 1 Verso l Invalsi Comprensione del testo competenze di lettura Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon governo, XIV secolo, Siena, Palazzo Pubblico Riflessione sulla forma competenze di scrittura a. La parola «lai (v. 46) significa lamenti V F b. Il termine «novelle (al v. 52) significa notizie V F c. Al v. 100 l espressione «ratto significa lentamente V F d. «Lasso (al v. 112) è un espressione di rammarico e di dispiacere V F 7 Sintetizza la risposta di Francesca alla prima domanda di Dante (vv. 88-107): 8 Ai vv. 116-117 («[ ] Francesca, i tuoi martìri/ a lagrimar mi fanno tristo e pio ) la proposizione a lagrimar è una: a ipotetica c finale d temporale b consecutiva 9 Ai vv. 135-136 («questi, che mai da me non fia diviso,/la bocca mi basciò tutto tremante ) la proposizione che mai da me non fia diviso è una subordinata: a causale c soggettiva d relativa b oggettiva .................................................................................................................................................................................................................... Riflessione sulla lingua competenze grammaticali 10 Ai vv. 127-128 («Noi leggiavamo un giorno per diletto/ di Lancialotto come amor lo strinse ) di Lancialotto è un complemento: a di specificazione c di termine d di possesso b di argomento

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato