La Divina Commedia

44 Canto II 109-114 Al mondo non c è mai stato nessuno tanto pronto ad agire nel proprio interesse o a evitare il proprio male come lo fui io dopo queste parole di Lucia, scesi qua giù dalla mia sede beata, avendo fiducia nel tuo nobile linguaggio che nobilita te e coloro che lo hanno ascoltato . (vv. 115-142) Dante si riconforta 115-120 Dopo avermi detto questo, rivolse verso di me gli occhi luminosi e lacrimanti, per questo mi affrettai a venirti in aiuto. E venni da te così come ella volle, ti sottrassi alla vista di quella belva (la lupa) che ti stava impedendo la via più breve verso la cima del colle luminoso. 121-126 Allora, che cosa c è? Perché indugi, perché accogli nel tuo cuore tanta viltà, perché non hai coraggio e sicurezza, dal momento che tre donne di tale valore si preoccupano di te nel regno (dei cieli) e le mie parole ti promettono un bene così grande (la salvezza)? . 127-138 Come i fiori delicati, dalle corolle chiuse e piegate dal gelo notturno, quando il sole li illumina, si risollevano aperti sullo stelo, così divenni io rispetto alla mia forza d animo fiaccata e mi tornò rapidamente nel cuore tanto benefico ardore che cominciai a parlare come una persona sicura di sé: «Oh pietosa colei che venne in mio aiuto! e generoso tu che hai obbedito subito alle veritiere parole che ti rivolse! Con le tue parole tu hai fatto nascere in me un desiderio così forte di venire con te, che sono ritornato nella mia iniziale decisione (di intraprendere il viaggio). 139-142 Ora incamminati, perché la nostra volontà è unica: tu siimi guida, tu superiore e tu maestro .Così gli dissi; e dopo che si fu incamminato, entrai nel sentiero difficile e selvaggio. 113-114. onesto ... onora: la paronomasia accosta parole dal suono simile ma diverse per significato. 116. lagrimando: gerundio con funzione di participio. Le lacrime di Beatrice, interpretate come il segno della sua profonda umanità e del suo affetto per Dante, rappresentano anche la sua vicinanza a Rachele, la moglie di Giacobbe che le è accanto nella Candida Rosa dei beati. Come Beatrice, infatti, anche le lacrime di Rachele (Geremia XXIX,15) Al mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir lor danno, 111 com io, dopo cotai parole fatte, venni qua giù del mio beato scanno, fidandomi del tuo parlare onesto, 114 ch onora te e quei ch udito l hanno . Poscia che m ebbe ragionato questo, li occhi lucenti lagrimando volse, 117 per che mi fece del venir più presto. E venni a te così com ella volse. d inanzi a quella fiera ti levai 120 che del bel monte il corto andar ti tolse. Dunque: che è? perché, perché restai, perché tanta viltà nel core allette, 123 perché ardire e franchezza non hai, poscia che tai tre donne benedette curan di te nella corte del cielo, 126 e l mio parlar tanto ben t impromette? . Quali fioretti dal notturno gelo chinati e chiusi, poi che l sol li mbianca 129 si drizzan tutti aperti in loro stelo, tal mi fec io di mia virtude stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, 132 ch i cominciai come persona franca: «Oh pietosa colei che mi soccorse! e te cortese ch ubidisti tosto 135 alle vere parole che ti porse! Tu m hai con disiderio il cor disposto sì al venir con le parole tue, 138 ch i son tornato nel primo proposto. Or va, ch un sol volere è d ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro . Così li dissi; e poi che mosso fue, 142 intrai per lo cammino alto e silvestro. ottengono da Dio che i suoi figli possano rientrare in patria dall esilio babilonese. 116-118. volse ... volse: rima equivoca di uguale suono e scrittura, ma di significato diverso. 127-129. Quali ... stelo: la similitudine indica il passaggio psicologico del poeta da una situazione di paura, dubbio, incertezza a una condizione di ritrovata sicurezza, che gli consente di intraprendere il cammino verso la salvezza. 133-134. pietosa ... cortese: sono le carat- teristiche della donna stilnovista. 140. tu ... maestro: Virgilio «tu duca (lat. dux) quanto all andare; tu segnore quanto è alla preminenza e al comandare; e tu maestro, quanto è al dimostrare (G. Boccaccio). I tre termini duca, signore, maestro caratterizzano Virgilio nel corso del poema: Dante lo chiama 81 volte signore, 51 maestro ( Inferno I, Parole in chiaro, p. 32) e 36 duca.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato