Personaggi principali: Omberto Aldobrandeschi, Oderisi da

396 Canto XI Personaggi principali Omberto Aldobrandeschi Omberto Aldobrandeschi era figlio di Guglielmo, potente signore della Maremma toscana, nemico del Comune di Siena. Signore del castello di Campagnatico, ghibellino come il padre, Omberto ne proseguì la lotta contro i Senesi alleandosi con i Fiorentini. Morì nel 1259, su mandato dei Senesi, secondo alcune fonti fu soffocato nel suo letto dai sicari, secondo altri morì combattendo contro i Senesi. Oderisi da Gubbio e Franco da Bologna Oderisi (1240 ca.-1299 ca.) fu un noto miniaturista, che operò a Bologna, dove probabilmente conobbe Dante. Operò anche nell Italia centrale, forse a Firenze, e alla corte di Bonifacio VIII, dove miniò alcuni libri liturgici, di cui due conservati nella basilica di San Pietro a Roma. A Bologna operava anche l altro miniaturista Franco di cui però non si conoscono le opere. Provenzan Salvani Ghibellino senese (1220 ca.-1269 ca.), trionfò nella battaglia di Montaperti (1260) contro i guelfi fiorentini. Al convegno di Empoli fu tra coloro che volevano distruggere Firenze (diversamente da Farinata degli Uberti, Inf. X); ma quando le sorti si capovolsero (i Senesi furono sconfitti dai Fiorentini a Colle Val d Elsa nel 1269), Provenzan fu decapitato. Dante accoglie la notizia secondo cui il ghibellino, deposta l usuale arroganza, si umiliò nella piazza del Campo di Siena per raccogliere il denaro necessario a salvare Bartolomeo Seracini, ghibellino che aveva combattuto con Corradino di Svevia, a Tagliacozzo (1268), contro gli Angioini e che era stato imprigionato da Carlo d Angiò. Cimabue Cenni di Pepo, detto Cimabue, fu celebre pittore fiorentino del Duecento (1240-1302), che operò ad Assisi, Firenze e Pisa. Aveva ospitato il giovane Giotto nella sua bottega ed è considerato il suo maestro. Si racconta che fu talmente fiero della sua opera da interromperla, per quanto importante fosse, se lui stesso o altri vi ravvisavano un difetto. Giotto Nato a Vespignano, presso Firenze (1265-1336), Giotto fu il più grande pittore del Trecento. Rinnovò le tecniche pittoriche introducendo un senso della profondità che, prima di lui, era stato ignorato dalla pittura di origine bizantina, legata a schemi molto rigidi. Affrescò la basilica Superiore di Assisi con il ciclo della Leggenda di San Francesco, la Cappella degli Scrovegni a Padova, le Cappelle Bardi e Peruzzi nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Lavorò poi a Roma, presso Bonifacio VIII, a Rimini, Napoli e Milano. Tornato a Firenze nel 1334, progettò il campanile del Duomo. Parole in chiaro Manna (v. 13) Il termine, dall antico ebraico man hu, traduce la domanda «cos è? , riferita al cibo inaspettato che Dio fornì miracolosamente nel deserto agli Ebrei durante l esodo dall Egitto verso la Terra di Canaan: una sostanza bianca e dolce (simile al miele) che scendeva dal cielo durante la notte e si fondeva col calore del sole. Può darsi si tratti di germogli di piante che, trasportati dal vento, danno luogo al fenomeno della cosiddetta «pioggia di manna . Dante usa la parola in senso figurato, per indicare il «nutrimento spirituale e rimanda esattamente alla traversata di un deserto (Dà oggi a noi la cotidiana manna, / sanza la qual per questo aspro diserto / a retro va chi più di gir s affanna, vv. 13-15). Presso i Greci e i Romani (I sec. a.C.) indicava i grani d incenso sino a quando, con l affermarsi della religione cristiana, il termine latino manna(m) ritornò a identificare la manna biblica. Quando gli Arabi conquistarono la Persia (IX sec.) ne acquisirono l uso diffondendo nel Mediterraneo la manna estratta dai frassini, sostanza che cola naturalmente o si ricava dal tronco. Oggi dall ornello («frassino da manno ) si ottiene il cosiddetto «miele di rugiada , utilizzato in erboristeria come rinfrescante o dolcificante; per esempio in Sicilia è prodotta una pasticceria (praline, torroncini) fatta con la manna. L espressione «aspettare la manna dal cielo si dice di chi resta inerte aspettando che altri facciano per lui, o che si crei una circostanza particolarmente opportuna. Ramogna (v. 25) Termine dall etimo incerto, usato solo in questo canto del poema. Gli sono stati attribuiti dai commentatori antichi e moderni vari significati comunque beneaguranti, tra cui «viaggio , «buon augurio , «purificazione . La possibile derivazione da alimonia, termine ecclesiastico indicante «nutrimento spirituale , riconduce il significato di ramogna alla cotidiana manna del v. 13.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato