Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione La struttura del canto Il canto XI del Purgatorio ha una struttura molto semplice: una preghiera di apertura e l incontro con tre personaggi. Lo precede, in strettissima simbiosi, il canto in cui Dante e Virgilio nel sostare, incerti sulla direzione da seguire, vedono i bassorilievi in cui sono presentati esempi di umiltà. Nel primo è scolpita la scena dell Annunciazione dell arcangelo Gabriele a Maria. Nel secondo bassorilievo re David danza per onorare l Arca Santa senza temere di rendersi ridicolo agli occhi del suo popolo. Nel terzo Traiano rimanda la sua partenza per la guerra per rendere giustizia a una donna vedova cui è stato ucciso il figlio. Il poeta è ancora assorto in questa contemplazione quando sopraggiunge la schiera dei superbi, i quali camminano trasportando enormi macigni mentre recitano la versione parafrasata che Dante fa del Pater noster, secondo un usanza molto diffusa al tempo. Il messaggio del canto Il canto XI del Purgatorio presenta la superbia nelle sue varie forme peccaminose (la prepotenza, la presunzione, l ambizione) e si apre con la recita corale del Pater Noster, segno della contrizione e della solidarietà fraterna di queste anime che in vita imposero con orgoglio la loro individualità. I racconti «esemplari di tre personaggi del Duecento (due prendono la parola, mentre il terzo rimane silenzioso) spaziano dalla cronaca nera, alla poli- tica, all estetica e alla letteratura medievali e conferiscono al messaggio dantesco un significato di perenne attualità: nella vita sociale occorre sempre sostituire alla sopraffazione il dialogo e la tolleranza. Il significato del Pater Noster I superbi, mentre camminano sotto il peso terribile di enormi macigni, recitano in coro le preghiere del Pater Noster, rinunciando al loro individualismo e riconoscendosi figli di un unico, comune Padre (ritorna quattro volte l aggettivo «nostro e sette volte il pronome «noi ). La lettura dei brevi periodi e delle numerose subordinate impone frequenti pause, come si addice alla durissima fatica fisica di questi peccatori, che dobbiamo immaginare singhiozzanti e sospiranti. Perché Dante sceglie proprio l oratio dominica, «l orazione del Signore , anzi, l oratio perfectissima, come la definiva San Tommaso d Aquino nella sua Summa Theologiae , o ancora il breviarium totius evangelii , la «sintesi dell intero Vangelo per usare l espressione del primo scrittore latino cristiano, Tertulliano (II sec.), come preghiera dei superbi? Ma proprio perché essa è per eccellenza l invocazione della fiducia in un Altro che trascende, proprio perché è celebrazione di un Nome che è sopra ogni altro nome, proprio perché è esaltazione della volontà divina che supera ogni progetto umano, e perché è inno alla Grazia divina, sorgente di pace verso la quale noi creature non potem da noi, sia pure con tutto il nostro impegno, indirizzarci s ella non vien incontro a noi (vv. 8-9) . I superbi dopo la lode a Dio (vv. 4-5) umiliano la propria volontà e, insieme agli angeli in cielo, chiedono l aiuto della Grazia per raggiungere la pace del regno divino (vv. 7-11); invocano anche il quotidiano «pane dello spirito , senza il quale è impossibile progredire sia in vita sia nel Purgatorio, che della Terra fa parte (aspro diserto, v. 14). I versi conclusivi della preghiera insistono sul motivo dell umiltà, della pochezza e della generosità: perdonare chi fa del male, sottostimare i propri meriti, riconoscere la debolezza della propria forza morale, chiedere la liberazione dalla tentazione del demonio, anche per coloro che sono rimasti sulla Terra (vv. 16-24). La caducità della gloria nobiliare Luca Signorelli, La resurrezione della carne, Duomo di Orvieto, Cappella di San Brizio La richiesta di indicazione della via migliore da parte di Virgilio introduce Omberto Aldobrandeschi. Tipico esponente della società cavalleresca (di antico sangue), egli è ora consapevole della caducità della gloria nobiliare e della rovinosa arroganza del passato (E s io non fossi impedito dal sasso / che la cervice mia superba doma, / onde portar convienmi il viso basso, vv. 52-54), anche se nelle sue parole si avverte l eco lontana dell orgoglio della stirpe (vv. 58-64). Purgatorio Oderisi da Gubbio 397

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato