La Divina Commedia

334 Canto III 113-123 Poi sorridendo disse: «Io sono Manfredi, nipote dell imperatrice Costanza, per cui ti prego che, quando ritornerai nel mondo, tu vada dalla mia bella figlia, madre dei sovrani di Sicilia e d Aragona e le dica la verità, se altro si racconta della mia sorte (ultraterrena). Dopo che il mio corpo fu trafitto da due ferite mortali, io piangendo mi affidai a Dio, che perdona volentieri. I miei peccati furono orribili ma l infinita bontà di Dio ha delle braccia così grandi che accoglie chiunque si rivolge a lei. 124-132 Se il vescovo di Cosenza, che fu mandato allora da papa Clemente IV a darmi la caccia, avesse ben compreso questo aspetto di Dio, le ossa del mio corpo sarebbero ancora all estremità del ponte presso Benevento, custodite dal pesante cumulo (di pietre). Ora invece le bagna la pioggia e le muove il vento fuori dal regno (di Napoli), quasi lungo il fiume Garigliano, dove egli le fece trasportare con le candele spente. 133-141 Per le loro (dei pastori di Dio) maledizioni non si perde l amore eterno di Dio fino al punto che non si possa ritornare, finché la speranza ha ancora un briciolo di verde. vero che chi muore fuori della Santa Chiesa, anche se alla fine si pente, deve stare fuori da questa montagna trenta volte il tempo che è stato ribelle, se questa sentenza non viene abbreviata dalle preghiere di chi è in grazia di Dio. 142-145 Vedi ormai se puoi farmi felice rivelando alla mia buona (figlia) Costanza in quale condizione mi hai visto e anche questo divieto (di iniziare la purificazione); perché qui si progredisce molto per merito dei vivi . 113-114. Io ... Costanza imperadrice: Costanza d Altavilla, moglie di Enrico VI di Svevia, madre di Federico II, nonna di Manfredi. Costanza è collocata da Dante nel canto III del Paradiso; Federico II è citato tra gli epicurei nel canto X dell Inferno. 114. riedi: ritorni (dal lat. redire). 115-116. a mia bella figlia ... d Aragona: Manfredi cita la figlia Costanza ( Personaggi). 118-120. Poscia perdona: i versi intendono sottolineare il tema della separazione dal corpo e dell abbandono fiducioso alla misericordia di Dio; il pianto in extremis di Manfredi è segno di conversione e di pentimento sincero. 121. Orribil ... miei: Manfredi ripensa con orrore alle sue colpe terrene. Il cronista medievale Giovanni Villani scrive di lui: «Fu bello di corpo, e come il padre, e più, dissoluto in ogni lussuria: sonatore e cantatore era, volentieri si vedeva intorno Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; 114 ond io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l onor di Cicilia e d Aragona, 117 e dichi l vero a lei, s altro si dice. Poscia ch io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, 120 piangendo, a quei che volontier perdona. Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, 123 che prende ciò che si rivolge a lei. Se l pastor di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, 126 avesse in Dio ben letta questa faccia, l ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, 129 sotto la guardia de la grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo l Verde, 132 dov e le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion sì non si perde, che non possa tornar, l etterno amore, 135 mentre che la speranza ha fior del verde. Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch al fin si penta, 138 star li convien da questa ripa in fore, per ognun tempo ch elli è stato, trenta, in sua presunz on, se tal decreto 141 più corto per buon prieghi non diventa. Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, revelando a la mia buona Costanza come m hai visto, e anco esto divieto; 145 ché qui per quei di là molto s avanza . giocolieri e uomini di corte, e belle concubine, e sempre vestìo di drappi verdi; molto fu largo e cortese, ma tutta sua vita fu epicurea, non curando quasi Iddio né santi, se non a diletto del corpo. Nimico fu di Santa Chiesa, e de chierici e religiosi (Cronica VI, 46). 124-129. Se l pastor ... grave mora: il corpo di Manfredi fu ritrovato tre giorni dopo la battaglia di Benevento e fu seppellito dai soldati nemici sotto un ammasso di pietre (la grave mora) ai piedi del ponte sul fiume Calore. Su mandato del papa Clemente IV, l arcivescovo di Cosenza, Bartolomeo Pignatelli fece disseppellire il corpo, a notte fonda, con ceri spenti e capovolti (come per gli eretici e gli scomunicati che avevano rifiutato la luce di Dio) e disperdere i resti lungo il fiume Garigliano ( Personaggi). 133-135. Per lor maladizion ... verde: Manfredi, capo del ghibellinismo italiano e oppositore del Papato, era stato scomu- nicato per motivazioni politiche. Dante polemizza qui contro l utilizzo dello strumento della scomunica contro avversari politici. 136-140. Vero è ... presunz on: Manfredi scomunicato dal 1254 al 1266, si è pentito alla fine della vita e ha ottenuto il perdono di Dio, ma deve scontare la sua pena attendendo fuori dal Purgatorio per 360 anni, un tempo trenta volte maggiore a quello della esclusione dalla comunità ecclesiale; dopo potrà accedere alla penitenza nel Purgatorio. La pena stabilita da Dante per questi peccatori concilia l autorità ecclesiastica con la misericordia divina. - contumacia (v 136) Parole in chiaro. 140-141. se tal ... non diventa: le preghiere delle persone vive e in grazia di Dio abbreviano i tempi di espiazione delle anime nel Purgatorio, perciò Manfredi desidera che la figlia Costanza sappia che non è dannato e che è stato perdonato da Dio.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato