La Divina Commedia

Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, 3 che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l umano spirito si purga 6 e di salire al ciel diventa degno. Ma qui la morta poesì resurga, o sante Muse, poi che vostro sono; 9 e qui Cal opè alquanto surga, seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro 12 lo colpo tal, che disperar perdono. Dolce color d or ental zaffiro, che s accoglieva nel sereno aspetto 15 del mezzo, puro infino al primo giro, a li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch io usci fuor de l aura morta 18 che m avea contristati li occhi e l petto. Lo bel pianeto che d amar conforta faceva tutto rider l or ente, 21 velando i Pesci ch erano in sua scorta. I mi volsi a man destra, e puosi mente a l altro polo, e vidi quattro stelle 24 non viste mai fuor ch a la prima gente. Goder pareva l ciel di lor fiammelle: oh settentr onal vedovo sito, 27 poi che privato se di mirar quelle! Com io da loro sguardo fui partito, un poco me volgendo a l altro polo, 30 là onde l Carro già era sparito, vidi presso di me un veglio solo, degno di tanta reverenza in vista, 33 che più non dee a padre alcun figliuolo. 1-6. Per correr ... degno: la metafora della nave dell ingegno, navicella ( Parole in chiaro) che alza le vele, tipica della poesia classica, introduce l immagine dell acqua, l elemento simbolico che purifica e dà vita al fonte battesimale, porta alla riconquista della Grazia e alla resurrezione dell anima. 8. o sante Muse: le Muse, figlie di Zeus e Mnemosine (la Memoria) sono raffigurate come nove fanciulle, ognuna delle quali protegge un ramo delle arti o delle scienze: Callìope, la poesia epica ( Inferno II, Parole in chiaro, p. 46). Etimologicamente il nome Callìope significa «dalla bella voce . 11-12. le Piche ... perdono: è una sfida mitologica tra uomini e divinità, narrata dal poeta latino Ovidio nelle Metamofosi (V, 302). Le figlie del re di Macedonia Pierio, inorgoglite dalla loro bravura nel canto, osarono sfidare le Muse, per le quali gareggiò Calliope. Vinte dalla divinità, furono trasformate in gazze (piche), uccelli dalla voce sgraziata e (vv. 1-12) Proemio 1-6 La barchetta del mio talento artistico, che si lascia alle spalle un mare tanto burrascoso, ormai innalza le vele per solcare acque migliori: tratterò di quel secondo regno ultraterreno dove lo spirito dell uomo si purifica e diventa degno di salire in cielo. 7-12 Ma la poesia, che ha cantato finora il regno dei morti (alla Grazia di Dio), risorga nell ispirazione, o sante Muse, perché io vi appartengo (come poeta); e Calliope mi aiuti ad innalzare il tono, accompagnando la mia poesia con quella melodia di cui le sventurate Piche avvertirono la superiorità a tal punto che persero la speranza (di vincere e) di essere perdonate. (vv. 13-111) Catone custode del Purgatorio 13-21 Un dolce colore (azzurro), come quello di zaffiro orientale, che si diffondeva nella serenità dell aria (mezzo), trasparente fino all orizzonte, restituì la gioia (di guardare) ai miei occhi non appena uscii fuori da quell atmosfera di morte che mi aveva oppresso gli occhi e il cuore. Il bel pianeta di Venere, che invita ad amare, faceva risplendere tutta la parte orientale del cielo, offuscando (con il suo splendore) la costellazione dei Pesci con i quali si trovava in congiunzione. 22-24 Io mi volsi verso destra e guardai il polo antartico (altro rispetto alle terre abitate) e vidi quattro stelle mai viste da nessuno se non dai primi uomini (Adamo ed Eva). 25-33 Il cielo sembrava allietato dalle loro luci: o emisfero settentrionale spoglio e desolato, da quando sei stato privato della loro vista! Non appena ebbi smesso di guardarle, volgendomi un poco verso l altro polo, dove l Orsa Maggiore era sparita, vidi accanto a me un vecchio solitario, degno di tanta riverenza già solo a vederlo quanta nessun figlio ne deve di più al padre. stridula. Il mito allude allegoricamente alla miseria delle capacità umane, quando osano sfidare Dio oppure quando ritengono di poter fare a meno del suo aiuto. 13-18. Dolce ... petto: Dante è appena uscito dal buio dell Inferno: l ampiezza sconfinata, l azzurro intenso e l assoluta limpidezza del cielo sul far del giorno rinviano sia alla purificazione delle anime del Purgatorio sia alla meta del viaggio di Dante. Il primo giro (v. 15) indica l orizzonte oppure il cielo della Luna, il più basso e perciò il più vicino alla montagna del Purgatorio, al di sopra del quale non c è né vento né impurità; ma non cambia il significato che allude alla ampiezza del limpido cielo azzurro. 19-21. Lo bel pianeto ... scorta: il pianeta Venere è la prima stella che brilla la sera e l ultima che tramonta al mattino. La sua luce è il simbolo dell amore, che lega le anime del Purgatorio tra di loro e a Dio. In primavera Venere si trova in congiunzione con la costel- lazione dei Pesci, che precede quella dell Ariete in cui si trova il sole. Sta per sorgere l alba del quarto giorno del viaggio di Dante 22-24. I mi volsi ... gente: nell Inferno, Dante e Virgilio procedono sempre verso sinistra, qui invece verso destra, la direzione del bene. Nella cosmologia dantesca la montagna del Purgatorio si trova nell emisfero australe, agli antipodi di Gerusalemme (l emisfero boreale). Dante vede quattro stelle: sono le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), praticate da Adamo ed Eva, nel Paradiso Terrestre, ma dopo la loro colpa perse dall umanità. Infatti l emisfero boreale, abitato dagli uomini, non è abbellito dalla loro luce, e Dante se ne rammarica. 30. là onde l Carro ...: l Orsa Maggiore è tramontata sotto la linea dell orizzonte e Dante non la vede più. 31. un veglio solo: è Catone Uticense ( Personaggi). Veglio deriva dal francese letterario ( Parole in chiaro). Purgatorio Purgatorio Catone 305

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato