Personaggi principali: Guelfi e ghibellini, Farinata degli

Inferno Farinata degli Uberti 115 Personaggi principali Guelfi e ghibellini Le denominazioni di guelfi e ghibellini derivano dai due schieramenti politici che nel XII secolo in Germania lottarono per la nomina dell imperatore: la casata di Baviera dei Welfen (da cui guelfo) sosteneva la necessità di allearsi con il pontefice mentre quella degli Hohenstaufen, duchi di Svevia (il cui castello di Waibling dà origine a ghibellino), guardava alla Chiesa con ostilità. La lotta terminò nel 1152 con l elezione di Federico I di Svevia detto il Barbarossa, imparentato con entrambe le famiglie. In Italia i due termini si diffusero nel XIII secolo, assumendo il significato di sostenitori del Papato e sostenitori della supremazia dell Impero. Nelle città italiane raggiunse il potere l una o l altra fazione: accanto a città come Firenze, Bologna e Milano, sostenitrici del Papato, si trovavano città come Arezzo, Pisa, Pistoia, in mano ai ghibellini. Invece altri Comuni italiani si appoggiarono strumentalmente ora al Papato ora all imperatore, secondo convenienza. A Firenze, poi, si ebbe un ulteriore suddivisione: i guelfi si divisero fra Bianchi e Neri alla fine del XIII secolo. Nelle due fazioni si identificarono di fatto gli interessi e gli ideali di due potenti famiglie: i Cerchi (Bianchi) e i Donati (Neri). Farinata degli Uberti Manente degli Uberti, detto Farinata, appartenne a una delle più potenti casate ghibelline della Firenze del Duecento. Con l appoggio dell imperatore Federico II, fu l artefice, nel 1248, della cacciata dalla città dei guelfi, sostenitori del papa. Dopo la morte di Federico (1250), i ghibellini cominciarono a declinare e, nel 1258, non riuscirono a impedire il ritorno a Firenze dei guelfi. Le famiglie degli Uberti furono esiliate e i loro beni confiscati. Farinata si rifugiò a Siena, da dove organizzò la lotta dei fuoriusciti. Quando Firenze tentò un azione contro Siena, per liberarsi del più potente centro del ghibellinismo toscano, Farinata, con l aiuto di Manfredi, succeduto a Federico II sul trono di Sicilia, trasformò l attacco a Montaperti dei Fiorentini contro i Senesi in una disfatta di proporzioni immani (4 settembre 1260). Gli storici dell epoca e Dante stesso affermano che la sera della battaglia le acque del fiume Arbia avevano assunto il colore del sangue. Nel successivo convegno di Empoli, i capi ghibellini della Toscana avevano deciso di distruggere Firenze, e fu solo Farinata, come ricorda anche il cronista Giovanni Villani, che si oppose risolutamente, salvando la città. I ghibellini rimasero per sei anni a Firenze, da cui furono definitivamente cacciati dopo la battaglia di Benevento (1266) e la morte di Manfredi. I guelfi esiliarono in perpetuo i discendenti degli Uberti e Farinata, morto nel 1264, fu condannato per eresia dal Tribunale dell Inquisizione in un processo postumo: nel 1283, le salme del grande Dante e Farinata, Miniatura di Guglielmo Giraldi, 1480-82 ghibellino e di sua moglie, accusati di catarismo, furono esumate dalla chiesa di Santa Reparata e disperse. Cavalcante dei Cavalcanti e Guido Cavalcanti Cavalcante dei Cavalcanti appartenne a una delle più antiche e nobili famiglie di parte guelfa. Fu avversario di Farinata e seguì le sorti della propria fazione. Fu cacciato da Firenze dopo Montaperti e vi rientrò sei anni dopo, nel 1266, in seguito alla sconfitta di Manfredi e dei ghibellini a Benevento. Nel tentativo di conciliazione che si tentò a Firenze, stringendo parentele tra i casati delle due fazioni, fece sposare nel 1267 il figlio Guido con Beatrice, figlia di Farinata degli Uberti. Più che seguire la filosofia epicurea vera e propria, ebbe una visione laica e materialistica della vita. Guido Cavalcanti (1259-1300), nominato dal padre al v. 63, fu poeta stilnovista, amico di Dante, e partecipò con passione alla vita politica del Comune. In seguito a una rissa con Corso Donati, capo dei Neri, rifiutò ogni tentativo di conciliazione e fu tra coloro che vennero esiliati nel 1300 dal Collegio dei Priori del Comune, di cui faceva parte anche Dante. Cavalcanti fu attratto dall averroismo, cioè dall interpretazione di Aristotele fornita dal filosofo arabo Averroè, basata sulla ricerca della verità puramente razionale. Maturò una concezione pessimistica dell amore, che lo rese incapace di elevarsi verso più alte sfere spirituali attraverso la contemplazione mistica (come invece farà Dante nella Commedia, guidato da Beatrice alla visione di Dio).

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato