VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

conoscenze

1 Scegli il completamento corretto.


a. Nella concezione di Michel Foucault il potere è:

  • 1 appannaggio esclusivo dei sovrani o delle istituzioni. 
  • 2 un fenomeno onnipervasivo. 
  • 3 la facoltà di imporre agli altri il proprio volere tramite coercizione. 


b. L’esercizio del potere dipende soprattutto:

  • 1 dal monopolio della forza. 
  • 2 dall’investitura divina di un’autorità. 
  • 3 dal controllo delle risorse. 


c. Il minimalismo è un modello di consumo caratterizzato da:

  • 1 una domanda limitata e risorse sostenibili per soddisfarla. 
  • 2 una scarsa domanda, ma molte risorse per soddisfarla. 
  • 3 una domanda alta, ma scarse risorse per soddisfarla. 

2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).


a. Una visione religiosa del mondo o una forte ideologia politica possono costituire delle risorse simboliche.

  •   V       F   

b. Nelle società extraoccidentali politica ed economia sono profondamente connesse, mentre nella società occidentale sono separate.

  •   V       F   

c. Le ricerche sullo scambio di Malinowski, Boas e Mauss hanno mostrato l’esistenza di comunità in cui l’organizzazione economica è assente.

  •   V       F   

d. Ai modelli di sussistenza sono legati specifici modelli di consumo e di scambio delle risorse.

  •   V       F   

e. Il consumo costituisce un’entrata, cioè la fruizione del prodotto, mentre lo scambio costituisce un’uscita poiché il prodotto viene alienato da sé.

  •   V       F   

f. Lo scambio di mercato è un modello equilibrato, poiché all’acquisizione di un bene corrisponde un’elargizione di denaro pari al valore di quel bene.

  •   V       F   

3 Abbina ciascun sistema politico alla descrizione corrispondente.

  •     a. Tribù 
  •     b. Banda 
  •     c. “Big Man” 
  •     d. Chiefdom 
  •     e. Stato 


1. Organizzazione sociale caratteristica delle società nomadi basate sulla caccia-raccolta e sulla pesca; consiste in piccoli gruppi ad affiliazione flessibile, privi di un’autorità formale.

2. Organizzazione sociale costituita da diversi lignaggi accomunati da uno stesso antenato; generalmente si accompagna al modello di sussistenza pastorale e orticolo.

3. Organizzazione politica socialmente stratificata su base genealogica, formata da più tribù e villaggi uniti sotto un unico capo.

4. Organizzazione politica centralizzata definita da precisi confini territoriali, un apparato burocratico, un articolato sistema legislativo ed esecutivo e il monopolio dell’uso della forza.

5. Organizzazione politica tipica della Melanesia al cui vertice si trova un individuo che ha ottenuto il consenso del gruppo non in base alla discendenza, ma tramite qualità personali, come la generosità.

Lessico

4 Fornisci una definizione per ciascuna delle seguenti parole o espressioni.


a. Istituzione

b. Risorsa

c. Rapporti di produzione

d. Iperconsumismo

e. Culture subalterne

f. Folklore

g. Minimalismo

h. Reciprocità generalizzata

i. Capitalismo

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Esposizione orale

5 Rispondi oralmente alle seguenti domande.


a. Che cosa significa “egemonia” nella visione di Antonio Gramsci?

b. Qual è il fondamentale contributo di Karl Marx all’analisi del processo produttivo? Descrivi le caratteristiche principali del “modo di produzione”, per come è stato formulato nel Capitale, connettendole al tema della lotta di classe.

c. Che differenza c’è tra modelli di scambio equilibrati e non equilibrati? Fai qualche esempio di ciascuna tipologia.

d. Che cosa intende Cirese con l’espressione «dislivelli interni di cultura»?

Analisi e comprensione di un documento

6 Leggi attentamente il seguente brano, tratto da un saggio dell’antropologo italiano Antonino Colajanni, incentrato sul tema dell’antropologia applicata e sul ruolo che gli studi antropologici devono svolgere di fronte alle problematiche contemporanee. Dopo la lettura, rispondi alle domande.


Ragioni diverse spingono oggi molti antropologi, di differente orientamento teorico e metodologico, a occuparsi del mondo contemporaneo, e a interrogarsi seriamente sulla utilità sociale dei loro studi. È forte la spinta a fuoriuscire dall’accademia, dalla “torre d’avorio” come unico punto di riferimento per dare un senso al proprio lavoro, e ad avventurarsi in una rete di rapporti esterni al mondo universitario. [...] Questo insieme recente di riflessioni e di interventi sulla contemporaneità contiene al suo interno anche un campo specifico, nel quale il contatto tra studiosi, operatori pratici e decision makers è più stretto. Si tratta delle attività di ricerca e consulenza diretta, interna a processi di decisione sulle politiche sociali, alle quali più specificamente è stata attribuita negli anni passati la definizione di “antropologia applicata”. In questi casi la questione di fondo è costituita dal fatto che non ci si limita a “studiare” il mondo contemporaneo con le sue rapide dinamiche sociali e culturali; ci si impegna anche programmaticamente nella difficile arte di analizzare decisioni politiche e strategie di azioni delle istituzioni del cambiamento pianificato, di suggerire alcune azioni e di sconsigliarne altre. I problemi che vengono identificati come i più rilevanti nel settore sono: l’integrazione degli immigrati extra-comunitari nelle società europee e le politiche sociali relative; gli effetti socio-culturali dei progetti di sviluppo economico nel Terzo Mondo e nelle regioni povere dell’Occidente [...], l’educazione e la formazione in società sottoposte a rapidi processi di cambiamento, gli effetti socio-culturali del turismo di massa, per non enumerare che alcuni dei problemi principali.

[...] Per essere presente con tutta la sua forza e nel pieno della sua identità professionale l’antropologia dovrebbe [...]: a) attribuire fino in fondo al proprio sapere, alla conoscenza specifica accumulata da generazioni di studiosi e in anni di ricerche ad hoc, una importanza fondamentale e assolutamente prioritaria; b) dedicare particolare attenzione ai processi di comunicazione all’esterno dell’accademia (verso il grande pubblico, i decision makers), caratterizzata anche dalla attenta misurazione della efficacia; c) attribuire ai problemi del potere, al rapporto sapere/potere e alle questioni etiche, una attenzione particolare. [...] In termini più generali, si può definire l’intero campo qui disegnato come quello riguardante la ricaduta esterna del sapere antropologico. [...] La situazione in cui la ricerca antropologica viene prodotta esplicitamente per, o indirizzata verso, la sua applicazione in contesti di azione pratica [è quella in cui] la ricerca è orientata alla soluzione di problemi di azione, ai quali tende a fornire il fondamento conoscitivo (è questo il caso di un sapere che intende influenzare un fare; e corrisponde agli esempi classici dell’antropologia applicata) [...]. Ogni scelta, decisione, azione collettiva, tende a contenere in sé frammenti più o meno coerenti, complessi ed empiricamente fondati, di conoscenza sociale [...]. L’antropologia, in altri termini, è stimolata dalle dinamiche planetarie contemporanee a mettere in causa fino in fondo la sua capacità di produrre conoscenza pertinente, in grado di essere “tenuta in conto” dagli attori sociali ad essa estranei e non soltanto dai colleghi della corporazione accademica.


A. Colajanni, Note sul futuro della professione antropologica: l’utilità dell’antropologia come problema teorico e applicativo, in “Etnoantropologia”, nn. 6-7, 1997-1998, pp. 23-35


a. Che cos’è l’antropologia applicata e qual è la sfida che essa cerca di raccogliere?

b. Quali sono i problemi più rilevanti posti dalla contemporaneità in questo settore?

c. Quali sono, secondo Colajanni, i punti-guida che l’antropologia applicata dovrebbe osservare per produrre ricerche e interventi efficaci e di qualità?

d. Perché è fondamentale, in questo campo, attribuire al sapere un ruolo prioritario? Che rapporto c’è tra sapere e potere?

I colori dell’Antropologia
I colori dell’Antropologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane