T4 - Non sanno d’essere morti (Diario d’Algeria)

Il primo Novecento va da apparire più nel solco di Ungaretti che non di Montale, con il quale tuttavia egli ha rintracciato i tanti segni di una «consuetudine familiare . Dunque potremmo concludere dicendo che Sereni fu in rapporto sia con l Ermetismo fiorentino, sia con le altre più significative esperienze poetiche di quegli anni, rimanendone in vario modo influenzato. Le scarne raccolte successive si legano ai momenti salienti della sua vicenda umana, dalle esperienze di guerra e di prigionia (Diario d Algeria, 1947) agli anni dello sviluppo economico, vissuti con severo distacco critico, all insegna di un profondo rigore morale e di un costante impegno civile (Gli strumenti umani, 1965; Stella variabile, 1979): in un suo celebre componimento, Una visita in fabbrica (scritto negli anni Cinquanta e poi compreso nella raccolta Gli strumenti umani), il poeta parla per esempio degli «asettici inferni della produzione industriale, basata sullo sfruttamento dei più deboli da parte del potere neocapitalistico. Nelle poesie degli anni Sessanta e Settanta si accentua la dimensione narrativa, che lega il dato esistenziale alla riflessione sulla storia collettiva. Nella produzione di Sereni la critica ha riscontrato una sostanziale componente diaristica, nel senso che nessuna immaginazione può prendere forma se non viene alimentata dalla continuità della storia personale del poeta, dalle ragioni costanti e immutabili che condizionano la sua sofferta osservazione del mondo. La produzione successiva Non sanno d essere morti T4 Vittorio Sereni, Diario d Algeria ad alta voce Il testo, tratto dalla raccolta Diario d Algeria in gran parte incentrata sul secondo conflitto mondiale, definisce in maniera forte la condizione dei prigionieri di guerra, che l autore ha sperimentato in prima persona, come uno stato di morte in vita . La poesia è stata scritta a Saint-Cloud, il campo di concentramento presso il porto algerino di Orano, in cui Sereni è stato recluso per quasi due anni. L angoscia della prigionia METRO Versi liberi. 5 Non sanno d essere morti i morti come noi, non hanno pace. Ostinati ripetono la vita si dicono parole di bontà rileggono nel cielo i vecchi segni. Corre un girone grigio in Algeria nello scherno dei mesi ma immoto è il perno a un caldo nome: ORAN. 2 i morti come noi: i prigionieri. 4 ripetono la vita: ripetono ogni giorno gli stessi gesti, convinti che quella sia vita. 5 si dicono parole di bontà: si incoraggiano a vicenda. 6 rileggono segni: fanno previsioni sul futuro, come se scrutassero nel cielo il proprio destino sulla base di antiche credenze come lo zodiaco. 7 un girone grigio: l allusione all Inferno 898 dantesco dice la pena dei prigionieri nell opprimente (grigio) campo di concentramento. 8 nello scherno dei mesi: il lento scorrere del tempo della prigionia sembra burlarsi dei prigionieri di guerra per l inattività cui sono costretti. 9 ma immoto è il perno a un caldo nome: ORAN: ma c è un punto fermo nella vita dei reclusi, attorno al quale ruota, nei loro pensieri, il nome della città che li ospi- ta, Orano, calda dal punto di vista climatico, ma anche perché essa sembra assurgere qui a immagine di quel calore di vita a cui i deportati aspirano, essendo il luogo in cui vorrebbero potersi muovere liberamente. Dunque il nome della città diventa il simbolo della speranza di libertà, «dolce nome di un futuro che deve ancora cominciare e che non si sa se mai comincerà (Gioanola).

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi