T7 - Sul Monte San Marco (Vann’Antò)

Letteratura e Grande guerra Tanto più lodevole risulta quindi l impresa demistificante degli scrittori animati dal desiderio di verità, a cui spetta il merito storico e non solo artistico di aver sottratto l ecatombe della Grande guerra alla falsificazione retorica. Ricordiamo i resoconti ungarettiani affidati alla forza espressiva dei suoi brevi e scarni versi, ma anche poeti-soldati meno illustri descrivono la cruda essenzialità della morte, sottratta a ogni tentazione estetica. il caso, tra i tanti, del siciliano Vann Antò (pseudonimo di Giovanni Antonio Di Giacomo, 1891-1960), che pare prendere congedo dal compagno morto con la stessa mesta, disperata desolazione raccontataci proprio da Ungaretti in Veglia ( T3, p. 753). Il testo è tratto dalla raccolta Il fante alto da terra (1932). Sul Monte San Marco T7 Vann Antò Quello ch ieri dormiva nella trincea presso a me, nello stesso cubicolo, fratellino di culla: 5 10 non risponde, ho chiamato! non risponde più; non gli giunge il grido del mio cuore O, tu compagno, mi cerchi mi preghi, anche tu, mi chiami , io non sento non rispondo più! L operazione-verità Il criterio fondamentale che guida ora la rappresentazione è la verità, da afferrare se necessario con tragica impassibilità. Descrivere significa fare un atto di denuncia: contro la falsità delle parole che ingentiliscono ed edulcorano l essenza della guerra; contro gli ufficiali di carriera, disumani e incapaci di guidare le proprie truppe; contro i politici, additati come i principali responsabili di un massacro che tocca soltanto gli umili, vittime di un eccidio che si presenta con precisi connotati di classe, infierendo soprattutto sui soldati semplici. Emilio Lussu e Un anno sull Altipiano Il più significativo documento di tale visione realistica si trova in Un anno sull Altipiano, un libro autobiografico di memorie scritto dal sardo Emilio Lussu (1890-1975) circa vent anni dopo i fatti narrati e pubblicato a Parigi nel 1938, quando l autore, antifascista, si trova in esilio in Francia. Riportiamo qui uno dei brani più drammatici dell opera: prima di andare all assalto, due soldati si suicidano, sparandosi con i loro fucili. Subito dopo anche per gli altri sopraggiunge l inevitabile massacro, facili bersagli degli austriaci; nella battaglia risuonano gli inutili e cinici incitamenti dei superiori, come il generale, equiparato a un «inquisitore, deciso ad assistere, fino alla fine, al supplizio dei condannati . La carneficina è fermata solo dall intervento di un cappellano austriaco, che invoca la resa degli italiani, esortandoli a non farsi uccidere inutilmente. 789

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi