2 - Le idee e i miti

Il primo Novecento 2 Le idee e i miti Lo splendore della civiltà delle macchine La bellezza della velocità Alla base della poetica futurista vi sono dunque il culto del futuro e la volontà di immergersi nel flusso vorticoso del mondo moderno, rivoluzionato dalle conquiste recenti della tecnica. Il simbolo di queste trasformazioni non può che essere la macchina: metafora di una visione dell esistenza come energico e inesauribile cambiamento, essa conferisce all umanità una sorta di potenza divina, grazie alla quale superare ogni limite e dominare la natura. L individuo potrà non solo individuare una vitalità perenne nel motore delle macchine, ma anche identificarsi con esso: l automobile lanciata a folle corsa sarà l emblema di una nuova bellezza, la «bellezza della velocità , che sostituirà quella classica, simboleggiata dalla celebre scultura greca della Vittoria di Samotracia. Molteplicità e simultaneità L abitante della grande città moderna agisce infatti, nella sua quotidianità, con un intensità diversa che nel passato, e può tenersi costantemente aggiornato su ciò che avviene nel mondo. La sua sensibilità è moltiplicata dall acquisizione di un senso globale che abbatte ogni frontiera: l individuo diventa insomma un essere a più dimensioni, che vive simultaneamente una pluralità di sensazioni ed emozioni, al di là dello spazio e del tempo. Contro la tradizione L adorazione della modernità si accompagna di conseguenza, come si è accennato, a una costante polemica contro tutto ciò che viene reputato vecchio e sorpassato. Nel Manifesto di fondazione, Marinetti propone di distruggere musei, biblioteche e accademie; in altre occasioni, raccomanderà di vendere i capolavori d arte conservati in Italia e di comprare cannoni. La dissacrazione futurista non risparmia Roma, con le sue rovine, e Firenze, popolata da «ciceroni e «periti di vecchi quadri , e si scaglia contro ogni inclinazione romantica e sentimentale, contro gli stereotipi letterari della luna, della donna, dell amore. Un estetica nuova Jacob Epstein, La perforatrice, 1913. Londra, Tate Britain. Si tratta di provocazioni funzionali a un progetto di totale rottura con la cultura tradizionale e la mentalità conservatrice. Uccidiamo il chiaro di luna! è per esempio il titolo di un proclama (1909) con cui si irride una certa sensibilità romantica, intrisa di passioni e lacrime facili; si lanciano invettive contro professori, accademici, intellettuali e poeti, colpevoli di aver imbalsamato la cultura italiana, imprigionandola negli schemi di un provinciale classicismo. Si propone, infine, una vera e propria rivoluzione del gusto estetico poiché il brutto viene proposto come poeticamente prezioso. Le opinioni politiche Il culto della guerra I Futuristi abbracciano posizioni estreme anche sul piano ideologico, rifiutando il moderatismo borghese, proclamandosi nazionalisti e favorevoli alla guerra, vista secondo una famigerata definizione come «sola igiene del mondo . Questo atteggiamento rappresenta una vera e propria ossessione, e mostra la componente che risulta oggi meno accettabile, sulla scorta, in particolare, dei tragici conflitti che hanno segnato la prima metà del Novecento. Va però detto, contestualizzando la questione, che il fascino della guerra non seduce soltanto i Futuristi che dell evento bellico intendono cogliere soprattutto le implicazioni mitiche ed estetiche ma contagia gran parte della cultura europea d inizio Novecento. La religione della violenza Marinetti e compagni celebrano l uomo che afferma il primato dell istinto sulla ragione astratta: il soldato, l esploratore, l automobilista, l atleta che rifiuta la quotidianità dei salotti 710

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi