Giancarlo Mazzacurati, La biblioteca e il cimitero nel Fu

Il primo Novecento LETTURE critiche La biblioteca e il cimitero nel Fu Mattia Pascal di Giancarlo Mazzacurati Giancarlo Mazzacurati (1936-1995) svolge in questo saggio del 1993 un articolato confronto tra i due scenari-simbolo che aprono e chiudono la vicenda del Fu Mattia Pascal: la biblioteca e il cimitero. Attraverso una riflessione ad ampio spettro sul rapporto di Pirandello con la cultura d inizio Novecento, il critico delinea il quadro di una zona narrativa ai «confini col nulla , «paradossale , «debole e flessibile . La terza vita di Mattia Pascal, che è poi la prima in cui il lettore si imbatte, nella doppia «premessa , ha due sfondi dominanti: all inizio la biblioteca; alla fine del romanzo, quando la spirale si richiude, il cimitero. Questi luoghi di confine col nulla (o con quell «oltre che spesso balena dietro alcuni altri simboli) sono già esemplari di un paradosso che per ora è costitutivo della vicenda del personaggio e dei suoi estremi umori, ma un giorno sarà incarnato dall autore stesso, specie nei momenti più alti della sua futura carriera teatrale. Si tratta di quella particolare sfida alle rovine del vecchio mondo tolemaico, che qui si manifesta nell ironico progetto di depositare un autobiografia proprio nella biblioteca (già tempio austero della memoria) che ora è un deposito donde è stato esiliato ogni culto, compreso quello della memoria; e più tardi si manifesterà, tra i «colloqui coi personaggi e i Sei personaggi in cerca d autore, nel rifiuto apparente di mediare tra la vita e la sua rappresentazione, per poi occupare in realtà lo spazio morto della scena teatrale con frammenti tumultuosi di vita, che si sostituiscono all ordine ormai impraticabile dell arte. La chiesa-biblioteca, sottratta a ogni rito,1 e il teatro svuotato d ogni magia mimetica e d ogni risposta risarcitiva all enigma delle vicende individuali, sono gli emblemi diversi di un sogno protagonistico esausto, di una centralità perduta e irrecuperabile dell eroe, romanzesco e poi scenico. Forse anche per questo il terzo romanzo (dopo l Esclusa e Il Turno) trasporta le sue vicende lontano dai vecchi fondali del naturalismo regionale siciliano: là, per quanti strappi si potessero già fare ai «cieli di carta (M.P., cap. XII), le coordinate terrestri dei luoghi e dei loro linguaggi troppo determinati rischiavano di produrre ancora storie di significato concluso, casi riconoscibili attraverso l equivoco resistente del milieu;2 e dunque, ancora una sorta di centralità, sia pure disperata o comica, per protagonisti avvinti da tanti filamenti alla morale circoscritta di un clima sociale, alla fisica socialmente colorita di un ambiente. La Liguria sbiadita del primo Mattia Pascal e le metropoli opache della sua seconda vita come Adriano Meis garantiscono invece al nuovo eroe quella sottrazione al tipico e quell annegamento simbolico nell indistinto che dovevano segnare il suo definitivo congedo dai «documenti umani ,3 il suo ingresso in un altro ordine, più tipicamente novecentesco, della rappresentazione: quello delle vite senza radici e «senza qualità ,4 per le quali il tempo storico che racchiude e identifica, si tratti del 1 sottratta a ogni rito: sconsa- crata. 2 milieu: specifico ambito socioculturale. 628 3 «documenti umani : principio costitutivo del romanzo naturalista. 4 «senza qualità : riferimento al celebre romanzo di Robert Musil, L uomo senza qualit (1930, 1933).

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi