L’io diviso

Luigi Pirandello L io diviso La disgregazione del soggetto Nel pensiero comune, il nome proprio rappresenta l unicità dell individuo: è il simbo lo stesso della sua identità. Conducendo una critica serrata alla razionalità di un soggetto forte e sicuro di sé e del proprio io pensante, Pirandello smonta questa convinzione illu soria di coerente unitarietà dell io e giunge alla frantumazione totale del soggetto. Al la domanda Chi sono io? , il personaggio pirandelliano non sa più rispondere, smarrito nella selva di immagini che gli altri proiettano su di lui, privo di certezze, persino di quel le che lo definiscono in quanto individuo, differenziandolo da tutti gli altri. Lo specchio e il doppio Nell opera pirandelliana lo specchio è elemento centrale da cui spesso scaturisce la crisi dell identità individuale: di fronte alla sua superficie riflettente è possibile, anche se so lo per brevi istanti, «vedersi vivere , cogliendo l immagine che di noi appare all esterno. Lo sdoppiamento del corpo che si riflette nello specchio provoca un effetto straniante, del tutto simile a quello che si prova di fronte a una fotografia scattata a nostra insapu ta: l uno diventa doppio e, dunque, non si riconosce più, proprio per la difficoltà di far coincidere l immagine mentale del proprio io con ciò che lo specchio restituisce, nel la sua qualità di implacabile occhio esterno. Del resto, influenzato dalle teorie dello psicologo francese Alfred Binet (18571911), Pirandello arriva a elaborare una sorta di teoria della coesistenza di opposte personalità, concepite non solo in progressivo mutamento attraverso fasi successive (oggi sono diverso da come ero ieri), ma esistenti anche nello stesso istante in una singola individualità. Da «nessuno a «centomila La fittizia costruzione di un ruolo quello del buon padre di famiglia, dell onesto lavo ratore, della persona ideale che crediamo di essere si dissolve così di fronte a ciò che gli altri pensano di noi. Annullandosi nella corrente del vitalismo l individuo può, però, superare la solitudine di sapersi «nessuno , cioè l inquietante percezione della nullità del proprio essere in relazione al continuo fluire della vita (è ciò che accade a Vitangelo Mo scarda). Ci si potrà allora riconosce re moltiplicati in ogni essere vivente del cosmo, fino a essere «centomila . La soluzione prospettata nell ultima parte del romanzo Uno, nessuno e centomila consiste nell abbandonare la propria individualità per riscoprirsi parte di un tutto più grande, che cancella ogni connotazione persona le per riconsegnarla alla natura uni versale della vita. Giorgio Morandi, Natura morta con manichino, 1918. San Pietroburgo, Museo dell Ermitage. 589

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi