Il vitalismo e la pazzia

Luigi Pirandello Il vitalismo e la pazzia La «vita e la «forma Secondo la concezione filosofica di Pirandello che definiamo vitalismo la «vita non sopporta limiti e costrizioni: essa si manifesta in modo sempre mutevole, in una varietà di «forme mai uguali a sé stesse. Le convenzioni sociali inducono l individuo a fissa re la vita di per sé incostante e relativa in forme stabili e durature, ma si tratta di apparenze fittizie, derivanti dall illusoria e impossibile ricerca di un valore assoluto e di un unica verità. La prigione delle maschere Dare una forma stabile e cristallizzata alla vita significa, per Pirandello, farla morire. L in dividuo, infatti, ingabbia la propria mutevole autenticità in una personalità coerente e unitaria, ma in realtà ogni identità è e rimane radicalmente e intimamente contradditto ria. I tentativi di costruirsi un ruolo preciso nella famiglia e nella società fanno prevalere l apparire sull essere, e costituiscono una fonte di equivoci continui e di falsità, destinati a trasformarsi in una prigione che gli individui, volontariamente, edificano attorno a sé. Tali ruoli sono maschere indossate per recitare una parte, per cercare di arrestare il flui re di stati emotivi variabili, che istante dopo istante dicono e subito smentiscono qual cosa di noi, consegnandoci a un mondo pieno di incertezze, privo di riferimenti e come tale insopportabile. Famiglia e lavoro Le istituzioni della famiglia e del lavoro vengono spesso identificate da Pirandello co me una «trappola , per usare il titolo di una delle sue raccolte di novelle. Probabilmente condizionato dalle esperienze personali, lo scrittore non si riferisce quasi mai ai rappor ti sociali e familiari con un senso di fiducia. Anche i legami parentali più stretti celano, dietro il perbenismo di facciata, vere e proprie crudeltà, perpetrate di solito a danno del le persone più sensibili, destinate a capire prima o poi il funzionamento del «giuoco e a tentare di tirarsene fuori. Nessun nido familiare, reale o immaginario, protegge come avveniva in Pascoli la solitudine del personaggio pirandelliano: egli piuttosto trova fra le mura domestiche li tigi, menzogne, infedeltà e convivenze terribili. E la famiglia è soltanto un microcosmo, parte di un mondo più grande in cui si trovano, amplificate, tutte le ipocrisie e le finzio ni delle forme più complesse della vita sociale, lavorativa e politica. In tutta la sua opera narrativa e teatrale Pirandello mostra un insofferenza profonda verso i ruoli imposti dalla società: pur senza compiere gesti di vera e propria rivol ta, egli denuncia attraverso la poetica dell umorismo le angustie soffocanti dei ceti piccoloborghesi, componendo un affresco amaro di una generazione priva di autenticità e spontaneità. La follia come unica salvezza Prigioniero della famiglia (Mattia Pascal), di un lavoro meccanico (Serafino Gubbio), di un immagine in cui non si riconosce più (Vitangelo Moscarda), di una società falsa e me schina (Enrico IV) o ancora di una parte teatrale che non trova realizzazione (i Sei perso naggi), l uomo pirandelliano non si rassegna, ma cerca invano di evadere dalle gabbie della «forma in cui il destino ha voluto calarlo. Come fare allora? L unica vera soluzione è porsi fuori dagli schemi, ai margini del la società, oppure oltre il confine della razionalità, là dove si può ancora percepire il fluire della corrente vitale. Il regredire all infanzia oppure l oltrepassare la soglia della normalità psicologica, rifugiandosi nell immaginazione o nella pazzia, rappresenta no per Pirandello le uniche possibili vie di fuga. La salvezza può giungere così da un altrove fantastico, puramente immaginato 581

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi