I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO -

Il secondo Ottocento 280 285 290 «Ed io pure , soggiunse don Leopoldo. Così, nel crocchio, narrava le noie che gli aveva date quel cristiano uno che faceva della notte giorno, e non si sapeva come pigliarlo, e non era contento mai. «Pazienza servire quelli che realmente son nati meglio di noi Basta, dei morti non si parla . «Si vede com era nato ,50 osservò gravemente il cocchiere maggiore. «Guardate che mani! . «Già, son le mani che hanno fatto la pappa! 51 Vedete cos è nascer fortunati Intanto vi muore nella battista52 come un principe! . «Allora , disse il portinaio, «devo andare a chiudere il portone? .53 «Sicuro, eh! roba di famiglia. Adesso bisogna avvertire la cameriera della signora duchessa . 50 Si vede com era nato: si vedono, cioè, le sue origini plebee. 51 la pappa: la calce impastata da cui Gesualdo ha ricavato la propria ricchezza. 52 battista: batista, tessuto di cotone pregiato, fine e leggero. 53 chiudere il portone: in segno di lutto. Dentro il testo Mazzarò e l adorazione feticistica della roba I contenuti tematici Il protagonista della Roba, Mazzarò, vive esclusivamente per i beni materiali, considerati alla stregua di amanti fedeli. Privo di altri affetti e sentimenti, egli trova in essi una sorta di religioso risarcimento della propria solitudine. Senza moglie né figli, non conosce la pietà per il prossimo né l amore filiale; la sua esistenza è simile a quella di un asceta che non si concede nulla. Dal successo all angoscia Consacratosi a un destino irrevocabile (Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba, rr. 89-90), la sua scelta è premiata dal successo (Ed anche la roba era fatta per lui, r. 91), giusto riconoscimento alla sua dedizione, alla sua energia infaticabile. Alla stregua di un eroe epico o di un cavaliere medievale, Mazzarò ignora infatti le tentazioni e non abbandona mai la vita povera , logorando i suoi stivali (rr. 86-87), andando in giro, sotto il sole e sotto la pioggia (r. 86), ossessionato da un unico pensiero: accumulare. In questa spasmodica ricerca, egli non si pone limiti, sempre più ambizioso (voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed esser meglio del re, r. 140). Quando si avvicina la morte, però, il destino di Mazzarò si capovolge: da vincitore egli si trasforma in vinto. Invidioso della gioventù altrui, seduto malinconicamente col mento nelle mani (r. 145) a guardare le sue terre, egli prorompe in un urlo forsennato («Roba mia, vientene con me! , rr. 153-154) e, con un gesto estremo, al tempo stesso tragico e comico, ammazza a colpi di bastone le sue bestie. Il suo atteggiamento quasi di devozione religiosa verso l accumulazione dei possedimenti terrieri, forse ritenuti un mezzo per tendere all eternità, si scontra con il tradimento della morte, la quale separa la soggettività del suo io, destinato ormai alla fine, e l oggettività della roba, che gli sopravvive, indifferente a lui e alla sua logica esistenziale. La solitudine e il fallimento affettivo di Gesualdo Anche in Mastro-don Gesualdo la morte rivela il fallimento della vicenda umana del protagonista: accolto malato e stanco nella dimora della figlia Isabella, egli trascorre gli ultimi giorni come un forestiero (r. 9) oggetto delle ipocrite attenzioni del genero e della fredda indifferenza della figlia, che non gli perdona di averla costretta a un matrimonio infelice al solo fine di garantirsi un titolo nobiliare prestigioso. Perfino i servi lo guardano con disprezzo, invidiosi della scalata sociale realizzata da un uomo dalle origini umili come le loro. 176

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi