I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO -

Il secondo Ottocento di classe. Si può solamente tentare di mitigarne i colpi e le avversità appigliandosi al lavoro, alla famiglia e ai primitivi codici di saggezza e di sopportazione: una mesta ma dignitosa rassegnazione rappresenta per Verga l unico antidoto morale al dolore dell esistenza e all urto spietato della civiltà. Il pessimismo verghiano Alla concezione positiva della Storia di tradizione illuministica e liberale, Verga oppone dunque «la visione di un caotico e ingovernabile divenire del mondo, che trascende la volontà degli uomini ed è indifferente alla loro sorte, rievocando la severa immagine leopardiana di natura (Martinelli). Di questa sorte, Verga vuole essere il testimone: il suo ateismo materialista lo porta a guardare alla realtà senza concepire per l individuo alcuna felicità, ma soltanto un orizzonte dominato da una grandiosa e oscura fatalità. Scopo ultimo della sua opera è mostrare il carattere ineluttabile dell esperienza umana, l impari lotta che si è costretti a ingaggiare per sopravvivere ai meccanismi della Storia e della natura. Il motivo della «roba Questa cupa visione del mondo si accentua sempre più, durante la sua parabola di uomo e di scrittore. Con Mastro-don Gesualdo, soprattutto, assistiamo a una crescente disumanizzazione e all affermarsi di temi quali l alienazione e l incomunicabilità. Travolto ogni sentimento di appartenenza e cancellati i vincoli di umanità e solidarietà, il mondo verghiano finisce per essere guidato solo da una vorace logica economica, accettata da tutti senza neppure il tentativo di contrastarla. I valori borghesi di profitto e benessere hanno ormai turbato e corrotto gli equilibri di una società secolare e immobile, conducendola alla disgregazione. un processo senza ritorno, come senza ritorno è la vicenda del manovale Gesualdo fattosi per sua disgrazia borghese. Nessuno riesce a sottrarsi al culto della «roba , la proprietà dei beni materiali diventa aspirazione di vita, unico, ossessivo fine dell esistenza umana. Chi accumula proprietà si illude di avere maggiori probabilità di sopravvivere, mettendosi al riparo dalle insidie di una società in cui ognuno può farcela soltanto a scapito degli altri. Al tempo stesso, i beni diventano parte integrante della persona, tanto che chi li possiede non è in grado di distaccarsene (come vediamo nel tragicomico epilogo della vita di Mazzarò, protagonista della novella La roba). L ambizione rovinosa Il personaggio di Gesualdo rappresenta proprio una vittima del progresso e delle spietate leggi del determinismo verghiano: ancora ingenuamente fiducioso di poter far convivere «roba e affetti, finisce per soggiacere alla legge crudele che vede l una nemica degli altri. D altro canto, per quanto arricchitosi, egli resta e resterà per sempre un villano , che ha faticato tanto per entrare nel mondo dei signori solo per scoprire che la morale economica che vi regna (e a cui si è dovuto adeguare) lo ha condotto alla solitudine, all inaridimento e all incomunicabilità con i suoi cari. Il cancro che lo porta alla tomba è, in questo senso, metaforicamente lo sfacelo della sua «roba destinata a essere sperperata, in un connubio tragico e significativo: perdere la «roba è, in fondo, come perdere la vita. Mario Mirabella, Ulivi, 1903. Agrigento, Museo Civico Comunale. 164

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi