Le scelte stilistiche
Montale evita il rischio dell’enfasi, insito nel genere della poesia “in morte” di una persona cara, adottando un lessico piano e colloquiale (fatto salvo qualche termine aulico come
clivi, v. 3, o eliso, v. 12), al quale corrisponde però una sintassi particolarmente studiata.
Tipico della sua maniera è il ritardo della principale, che nel primo periodo compare soltanto in forma di apodosi* interrogativa al v. 8, dopo due temporali, la protasi*, un inciso fra parentesi e uno stacco di strofa che tuttavia non interrompe la frase. Il lettore è così costretto, per decodificare correttamente, a ricominciare dall’inizio, comprendendo quanto strettamente i due Ora che e or che (vv. 1 e 4) leghino dolore privato e tragedia storica.
Nel secondo periodo prevale invece la paratassi*, che connota la decisa opzione del poeta in favore dell’unicità irripetibile dell’esperienza terrena, espressa tramite un’anafora* rinforzata dal fatto che nel testo gli aggettivi dimostrativi sono evidenziati con un diverso carattere tipografico: solo due mani, un volto, / quelle mani, quel volto (vv. 9-10).