I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO -

Il primo Ottocento 70 75 80 85 90 95 subito, per cagioni menomissime18 e appena possibili a notare; rifassi19 il gusto alla vita, nasce or questa or quella speranza nuova, e le cose umane ripigliano quella loro apparenza, e mostransi non indegne di qualche cura; non veramente all intelletto; ma sì, per modo di dire, al senso dell animo. [ ] Io so bene che non dee l animo del sapiente essere troppo molle; né lasciarsi vincere dalla pietà e dal cordoglio in guisa, che egli ne sia perturbato,20 che cada a terra, che ceda e che venga meno come vile, che si trascorra21 a lagrime smoderate, ad atti non degni della stabilità di colui che ha pieno e chiaro conoscimento della condizione umana. Ma questa fortezza d animo si vuole usare in quegli accidenti tristi che vengono dalla fortuna, e che non si possono evitare; non abusarla in privarci spontaneamente, per sempre, della vista, del colloquio, della consuetudine dei nostri cari. Aver per nulla il dolore della disgiunzione e della perdita dei parenti, degl intrinsechi,22 dei compagni; o non essere atto a sentire di sì fatta cosa dolore alcuno; non è di sapiente, ma di barbaro. Non far niuna stima di addolorare colla uccisione propria gli amici e i domestici; è di non curante d altrui, e di troppo curante di se medesimo. E in vero, colui che si uccide da se stesso, non ha cura né pensiero alcuno degli altri; non cerca se non la utilità propria; si gitta, per così dire, dietro alle spalle i suoi prossimi, e tutto il genere umano: tanto che in questa azione del privarsi di vita, apparisce il più schietto, il più sordido, o certo il men bello e men liberale amore di se medesimo, che si trovi al mondo. [ ] Ora io ti prego caramente, Porfirio mio, per la memoria degli anni che fin qui è durata l amicizia nostra, lascia cotesto pensiero; non volere esser cagione di questo gran dolore agli amici tuoi buoni, che ti amano con tutta l anima; a me, che non ho persona più cara, né compagnia più dolce. Vogli piuttosto aiutarci a sofferir23 la vita, che così, senza altro pensiero di noi, metterci in abbandono. Viviamo, Porfirio mio, e confortiamoci insieme: non ricusiamo di portare quella parte che il destino ci ha stabilita, dei mali della nostra specie. Sì bene attendiamo a tenerci compagnia l un l altro; andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente; per compiere nel miglior modo questa fatica della vita. La quale senza alcun fallo sarà breve. E quando la morte verrà, allora non ci dorremo: e anche in quest ultimo tempo gli amici e i compagni ci conforteranno: e ci rallegrerà il pensiero che, poi che24 saremo spenti, essi molte volte ci ricorderanno, e ci ameranno ancora. 18 menomissime: minimissime. 19 rifassi: si ricostituisce. 20 in guisa, che egli ne sia perturbato: in modo da esserne sconvolto. 21 si trascorra: si lasci andare. 22 intrinsechi: intimi. 23 sofferir: sopportare. 24 poi che: dopo che. Dentro il testo La vittoria della piet 814 I contenuti tematici Se il dolore è connaturato alla vita umana e se mistificare o edulcorare la condizione in cui versa l umanità è un atto di viltà, come si può provare quasi disperatamente il gusto alla vita (rr. 66-67)? La risposta data da Leopardi si basa su uno dei cardini della sua filosofia, pessimistica ma non nichilistica: la considerazione dell uomo come

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento