T9 - La nascita delle Grazie (Le Grazie)

Il primo Ottocento T9 La nascita delle Grazie Le Grazie, Inno I, A Venere, vv. 66-117 La bellezza educa il mondo Impietosita dalle condizioni dell umanità, che vive abbrutita in uno stato bestiale, Venere sorge dalle acque del mar Ionio insieme alle Grazie, che portano nel mondo la purezza e l armonia. METRO Endecasillabi sciolti. PARAFRASI 70 75 80 85 90 95 Splendea tutto quel mar quando sostenne su la conchiglia assise e vezzeggiate dalla Diva le Grazie: e a sommo il flutto, quante alla prima aura di Zefiro le frotte delle vaghe api prorompono, e più e più succedenti invide ronzano a far lunghi di sé aerei grappoli, van al ando su nettarei calici e del mèle futuro in cor s allegrano, tante a fior dell immensa onda raggiante ardian mostrarsi a mezzo il petto ignude le amorose Nereidi oceanine; e a drappelli agilissime seguendo la Gioja alata, degli Dei foriera, gittavan perle, dell ingenue Grazie il bacio le Nereidi sospirando. 66-81 Tutto quel mare splendeva quando fece affiorare dalle sue acque, sostenendole (sostenne), le Grazie sedute (assise) su una conchiglia e accarezzate (vezzeggiate) dalla dea: e sulla superficie, come numerosi sono gli sciami (frotte) delle api che si librano in volo (vaghe) al primo soffio del vento di primavera (Zefiro), e si succedono ronzando, quasi a gara (invide) le une con le altre, formando nell aria lunghi grappoli fatti di insetti, e aleggiando (al ando) sui calici dei fiori, carichi di nettare, e si rallegrano già per la speranza del miele (mèle) futuro, così, altrettanto numerose, a pelo dell estesa acqua luminosa (raggiante), le Nereidi abitatrici del mare (oceanine), colme d amore, osavano (ardian) mostrarsi a petto seminudo; e seguendo agilmente la divinità alata della Gioia, messaggera degli dèi, gettavano perle fra le acque, desiderando il bacio delle pure (ingenue) Grazie. Poi come l orme della Diva e il riso delle vergini sue fer di Citera sacro il lito, un ignota violetta spuntò a piè de cipressi; e d improvviso molte purpuree rose amabilmente si conversero in candide. Fu quindi relig one di libar col latte cinto di bianche rose e cantar gl inni sotto a cipressi ed offerire all ara le perle e il fior messagger d Aprile. 82-91 Non appena i passi (l orme) della dea e il sorriso delle Grazie resero sacre le sponde (lito) dell isola di Citera, una viola spuntò alle radici dei cipressi e di colpo molte rose rosse graziosamente (amabilmente) si fecero candide. Divenne quindi usanza religiosa (Fu quindi relig one) versare in onore della dea (libar) latte in vasi cinti di rose bianche e cantare inni sotto ai cipressi, e offrire al suo altare le perle e i fiori appena sbocciati, che annunciano la bella stagione appena iniziata (messagger d Aprile). L una tosto alla Dea col rad ante pettine asterge mollemente e intreccia le chiome di marina onda spumanti; l altra sorella a Zefiri concede, a rifiorirle i prati a primavera, l ambrosio umore ond è irrorato il petto della figlia di Giove; vereconda 92-101 Una subito con il pettine luminoso (rad ante) alla dea deterge (asterge) e intreccia dolcemente i capelli, stillanti delle acque azzurrine; l altra offre all aria primaverile il profumo dell ambrosia con il quale è cosparso il petto di Venere, figlia di Giove, per favorire la fioritura stagionale dei prati; 66 tutto quel mar: l Egeo. 68 dalla Diva: dalla dea Venere. 69 quante: è posto in correlazione al tante 504 del v. 75. La lunga similitudine è un calco omerico (Iliade, II, vv. 87-90). Zefiro: vento della primavera. 80 ingenue: libere (latinismo da ingenuus, naturale , libero ). 92 una: sottinteso delle Grazie .

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento