Il “partito” dei Classicisti

L epoca e le idee noti, imitando la poesia dei maestri greci e latini e realizzando così prodotti letterari senza più alcun elemento di interesse. Madame de Sta l raccomanda agli italiani di vincere l isolamento culturale, di rinunciare alla mitologia antica e di cominciare a tradurre le opere delle letterature inglese e tedesca. Nonostante il tono pacato, l invito solleva subito un aspra polemica e determina la formazione di due schieramenti contrapposti: da una parte i Classicisti, tenaci sostenitori dei princìpi dell arte classica; dall altra i Romantici, concordi con gli assunti della de Sta l e promotori di una cultura moderna. Il partito dei Classicisti La posizione di Giordani L intervento più autorevole a difesa del Classicismo è firmato nell aprile del 1816, sempre sulle colonne della Biblioteca italiana , da Pietro Giordani (1774-1848), un intellettuale atipico: difensore delle tradizioni letterarie e quindi culturalmente conservatore, egli è al tempo stesso fervente patriota e politicamente progressista. Giordani ritiene che gli italiani non trarrebbero alcun giovamento dalla traduzione e dalla lettura delle opere straniere: l arte greca e latina, cui si ispira la letteratura italiana, sono modelli insuperabili di perfezione, e poiché il bello è immutabile, non ha senso cercarlo altrove. Partendo dalle posizioni di Giordani, altri intellettuali classicisti insistono soprattutto su una presunta diversità antropologica e culturale tra gli italiani e i popoli settentrionali d Europa, affermando che ciò che è apprezzato dai poeti e dai lettori tedeschi e inglesi non lo è dai nostri, che vivono in una realtà e in un ambiente differenti, e pertanto hanno una propria, peculiare struttura mentale. Un classicista anomalo: Giacomo Leopardi Qualche mese dopo, anche Giacomo Leopardi, in una Lettera ai sigg. compilatori della Biblioteca italiana (luglio 1816), si allinea sostanzialmente alle tesi classiciste, senza però contribuire nei fatti al dibattito, dal momento che il suo scritto sull argomento non è pubblicato. Anche Leopardi rifiuta di avvicinare l immaginario italiano a quello dei poeti romantici, timoroso che un imitazione dei loro temi e del loro stile comporti lo smarrimento di una gloriosa identità culturale. Due anni più tardi, nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica (1818), il poeta ribadisce la necessità, per l artista moderno, di essere originale, rifiutando però di ispirarsi all attualità: le tendenze realistiche che egli vede affermarsi nella letteratura europea devono essere sostituite dalle passioni, dai sentimenti e dalle istanze soggettive di cui i classici costituiscono la massima e ineguagliabile espressione. La posizione teorica di Leopardi è indubbiamente anomala: la sua esaltazione della letteratura antica avviene infatti mediante l insistenza su concetti come illusione , fantasia e immaginazione , certo più vicini alle idee poetiche dei Romantici che a quelle seguite dai Classicisti. Il partito dei Romantici Nel 1816 il dibattito viene fortemente orientato dalla pubblicazione di alcuni testi che, in virtù della loro importanza nella definizione della nuova poetica, sono stati poi considerati come veri e propri manifesti del Romanticismo italiano. I manifesti di Pietro Borsieri e Ludovico di Breme A sostegno delle teorie di Madame de Sta l interviene un gruppo di intellettuali milanesi, tra cui compaiono Pietro Borsieri (1788-1852), Ludovico di Breme (1780-1820) e Giovanni Berchet (1783-1851). Nelle Avventure letterarie di un giorno, Borsieri auspica 437

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento