T8 - All’amica risanata (Poesie)

Il primo Ottocento – L'autore: Ugo Foscolo

 T8 

All’amica risanata

Poesie


Scritto nel 1802 per celebrare la guarigione da una lunga malattia di una nobile amica, Antonietta Fagnani Arese, il componimento rappresenta uno degli esempi più raffinati di lirica neoclassica. Come l’ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, il testo voleva essere, nelle intenzioni originarie, una lode galante allo splendore ritrovato dalla donna, ma di fatto trascende l’obiettivo iniziale e l’occasione contingente: la poesia infatti abbandona immediatamente il riferimento realistico, che rimane sullo sfondo fin quasi a scomparire, per diffondersi in considerazioni sulla bellezza che sola può consolare dalle umane sofferenze, e sulla poesia destinata a rendere eterno ciò che nel mondo reale è segnato dalla caducità e dalla minaccia della distruzione.


METRO Ode composta da sedici strofe, formate ciascuna da cinque settenari e un endecasillabo, rimati secondo lo schema ABACDD.

         Qual dagli antri marini
         l'astro più caro a Venere
         co' rugiadosi crini
         fra le fuggenti tenebre
5      appare, e il suo viaggio
         orna col lume dell'eterno raggio,

         sorgon così tue dive
         membra dall'egro talamo,
         e in te beltà rivive,
10    l'aurea beltate ond'ebbero
         ristoro unico a' mali
         le nate a vaneggiar menti mortali.

         Fiorir sul caro viso
         veggo la rosa, tornano
15    i grandi occhi al sorriso
         insidïando; e vegliano
         per te in novelli pianti
         trepide madri, e sospettose amanti.

         Le Ore che dianzi meste
20    ministre eran de' farmachi,
         oggi l'indica veste,
         e i monili cui gemmano
         effigiati Dei
         inclito studio di scalpelli achei,

 >> pag. 500 

25    e i candidi coturni
         e gli amuleti recano
         onde a' cori notturni
         te, Dea, mirando obbliano
         i garzoni le danze,
30    te principio d'affanni e di speranze:

         o quando l'arpa adorni
         e co' novelli numeri 
         e co' molli contorni
         delle forme che facile
35    bisso seconda, e intanto
         fra il basso sospirar vola il tuo canto

         più periglioso; o quando
         balli disegni, e l'agile
         corpo all'aure fidando,
40    ignoti vezzi sfuggono
         dai manti, e dal negletto
         velo scomposto sul sommosso petto.

         All'agitarti, lente
         cascan le trecce, nitide
45    per ambrosia recente,
         mal fide all'aureo pettine
         e alla rosea ghirlanda
         che or con l'alma salute April ti manda.

         Così ancelle d'Amore
50    a te d'intorno volano
         invidïate l'Ore;
         meste le Grazie mirino
         chi la beltà fugace
         ti membra, e il giorno dell'eterna pace.

55    Mortale guidatrice
         d'oceanine vergini,
         la Parrasia pendice
         tenea la casta Artemide,
         e fea terror di cervi
60    lungi fischiar d'arco cidonio i nervi.

 >> pag. 501 

         Lei predicò la fama
         Olimpia prole; pavido
         Diva il mondo la chiama,
         e le sacrò l'Elisio
65    soglio, ed il certo telo,
         e i monti, e il carro della luna in cielo.

         Are così a Bellona,
         un tempo invitta amazzone,
         die' il vocale Elicona;
70    ella il cimiero e l'egida
         or contro l'Anglia avara
         e le cavalle ed il furor prepara.

         E quella a cui di sacro 
         mirto te veggo cingere
75    devota il simolacro,
         che presiede marmoreo
         agli arcani tuoi lari
         ove a me sol sacerdotessa appari,

         regina fu, Citera
80    e Cipro ove perpetua
         odora primavera
         regnò beata, e l'isole
         che col selvoso dorso
         rompono agli euri e al grande Ionio il corso.

 >> pag. 502 

85    Ebbi in quel mar la culla,
         ivi era ignudo spirito
         di Faon la fanciulla,
         e se il notturno zeffiro
         blando su i flutti spira,
90    suonano i liti un lamentar di lira:

         ond'io, pien del nativo
         aër sacro, su l'itala
         grave cetra derivo
         per te le corde eolie,
95    e avrai, divina, i voti
         fra gl'inni miei delle insubri nipoti.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Fin dal titolo l'ode evidenzia la sua natura di scritto d'occasione, provocato da un intento affettuoso e galante: celebrare la ritrovata bellezza dell'amica Antonietta. L"'occasione" assume però un significato simbolico più ampio: come la dama guarirà dalla sua malattia, così l'animo umano supererà, in nome della bellezza ristoro unico a mali (v. 11), la condizione drammatica e precaria a cui è condannato dai conflitti e dalle delusioni della Storia. L'infermità è infatti solo momentanea: la guarigione, il ristabilito benessere e la fine della sofferenza costituiscono indizi di una possibile redenzione spirituale, che ogni individuo può e deve perseguire se vuole vincere i propri affanni terreni.

La situazione iniziale diventa immediatamente un pretesto poetico per l'autore, che trasfigura l'evento narrato in una serie di meditazioni di ordine estetico e filosofico ed eleva – secondo un procedimento tipicamente neoclassico – una circostanza quotidiana in una sfera di perfezione mitica e atemporale. Dalla descrizione della salute riacquistata dalla donna, assimilata a una dea e paragonata al pianeta Venere (vv. 1-12), si passa a una considerazione di tipo universale: la poesia dona l'immortalità (vv. 55-96), come ben sanno divinità quali Artemide e Bellona, che prima di essere consacrate come tali erano donne mortali al pari della stessa Antonietta, destinata anch'essa all'immortalità garantita dalla fama poetica.

 >> pag. 503 

I versi 52-54 introducono il tema della caducità e dell'inevitabilità della morte che incombe sulle creature umane. Alla poesia, che è al tempo stesso custode e memoria della bellezza, spetta il compito di confortare l'uomo nelle avversità, di temperare le sue passioni e di salvare i valori più autentici della civiltà dal logorio incessante del tempo. Il ricordo e la suggestione della civiltà antica rivive così beneficando con la sua salvifica serenità: il poeta, privilegiato dalla propria origine greca e dalla parentela ideale con la più alta testimone letteraria dell'amore, Saffo, potrà consegnare l'amica all'eternità.

Le scelte stilistiche

L'ode esibisce la propria qualità letteraria, che emerge dai continui riferimenti alla tradizione letteraria. La poesia greca e latina, trecentesca, umanistica, rinascimentale: tutte queste epoche della cultura europea rivivono nei versi di Foscolo, racchiuse in termini chiave dalla nobile origine; gli antri marini, l'astro, i rugiadosi crini, le fuggenti tenebre, le dive membra (per limitarci ai primi otto versi) sono espressioni ricercate, raffinate, persino sofisticate e artificiose, che si accompagnano costantemente a latinismi (dive, v. 7; egro, v. 8; coturni, v. 25; alma, v. 48 ecc.), ad arcaismi, a forme dotte e a un'aggettivazione ridondante in funzione pittorica (rugiadosi, v. 3; aurea, v. 10; candidi, v. 25 ecc.). Il poeta persegue un registro monolinguistico, che lo porta a scartare i termini quotidiani a favore delle espressioni più nobilitanti: abbiamo così indica veste (v. 21) e non "veste di seta", monili (v. 22) e amuleti (v. 26) piuttosto che semplici "gioielli", candidi coturni (v. 25) al posto di "bianchi stivaletti" ecc. In questa direzione formale vanno anche le immagini, attinte dal repertorio mitologico, sempre funzionali però a incarnare allegoricamente idee, valori e verità profonde, riguardanti il destino e il pensiero degli uomini.

Le frasi e la sintassi complicata del testo concorrono infine a creare un sistema di equilibri verbali estremamente armonioso, anche quando le apostrofi* e gli iperbati*, spesso con enjambement* (l'astro più caro a Venere / [...] / appare, vv. 2-5; ond'ebbero / ristoro [...] / le [...] menti mortali, vv. 10-12 ecc.), alterano l'ordine logico delle parole, che segue comunque una sua ragione interna, che intende creare una musicalità dinamica, molto diversa dalla facile melodia tipica di poeti settecenteschi dell'Arcadia.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Spiega la similitudine con la quale si apre l’ode.


2 Quale riferimento alla contemporaneità rompe l’atmosfera mitica del componimento?

ANALIZZARE

3 A quali figure femminili della mitologia viene accostata l’amica risanata?


4 Al v. 24, per indicare gli scultori greci, Foscolo utilizza l’espressione scalpelli achei. Di quale figura retorica si serve?

  •     Sineddoche. 
  •     Metafora. 
  •     Similitudine. 
  •     Metonimia.

INTERPRETARE

5 Per quale ragione si può affermare che la bellezza esaltata in quest’ode custodisce per Foscolo un valore morale?


6 In che cosa consiste la missione che l’autore assegna alla poesia?

PRODURRE

7 La malattia è un tema affrontato da molti scrittori e artisti. Conosci qualche altra opera creativa (romanzo, racconto, ma anche canzone, film, quadro) che abbia la malattia come tema centrale? Scrivine in un testo espositivo di circa 20 righe.


I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento