T13 - Girovago (Girovago)

T13

Girovago

Girovago

Pubblicata per la prima volta in rivista nel 1918, la poesia è stata composta in Francia, dove Ungaretti si trovava con il suo reggimento. Essa, come ha scritto l’autore, «insiste sull’emozione che provo quando ho coscienza di non appartenere a un particolare luogo o tempo. Indica anche un altro dei miei temi, quello dell’innocenza, della quale l’uomo invano cerca traccia in sé o negli altri sulla terra».


Metro Versi liberi.

Campo di Mailly* maggio 1918


In nessuna

parte

di terra

mi posso

5      accasare


A ogni

nuovo

clima

che incontro

10    mi trovo

languente

che

una volta

già gli ero stato

15    assuefatto


E me ne stacco sempre

straniero


Nascendo

tornato da epoche troppo

20    vissute


Godere un solo

minuto di vita

iniziale

Cerco un paese

25    innocente

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Il poeta insiste sulla propria condizione di estraneità: privo di radici e di patria, senza la consolazione di un sentimento di appartenenza, egli è, come recita il titolo della poesia, un girovago, a cui il destino non ha concesso un’identità precisa e stabile.

Non è possibile, naturalmente, sorvolare sull’origine autobiografica del componimento: nato in una terra non “sua” (o almeno non della sua famiglia), educato con una formazione bilingue, Ungaretti vive la propria condizione di nomade separato dal nido e dalla terra degli avi. Ma la matrice personale dell’ispirazione non basta a spiegare del tutto il testo: il poeta, infatti, si sente non solo sempre / straniero (vv. 16-17) nei luoghi in cui vive, ma un estraneo all’esistenza stessa, un condannato a vivere ai margini del tempo.

Il retaggio delle epoche troppo / vissute (vv. 19-20) non alimenta in lui appagamento e senso di inclusione: i conflitti della Storia, le ambizioni umane, le lotte tra i popoli, gli scontri tra le culture si sono come sedimentati e depositati in lui, provocandogli un sentimento di disadattamento e trasmettendogli esclusivamente un bagaglio di insoddisfazione.

Che fare dunque? E, soprattutto, che cosa desiderare? La penultima strofa fa balenare una soluzione, per quanto utopistica: liberarsi del passato e del presente, per tornare indietro verso le origini della civiltà, agli albori del cammino umano, là dove la Storia non è ancora cominciata, alla ricerca di un minuto di vita / iniziale (vv. 22-23). La salvezza, insomma, è possibile solo nel recupero di una verginità non corrotta dall’esperienza e dal fardello dei ricordi, individuali e collettivi: il paese / innocente (vv. 24-25) appare così come un luogo mitico, dove la vita può riconquistare la propria purezza.

 >> pagina 87 

Le scelte stilistiche

La frantumazione metrica e sintattica ungarettiana raggiunge qui uno degli esiti estremi: 12 versi su 25 sono formati da una sola parola. Si arriva al paradosso del v. 12, un unico che: è un pronome relativo da riferire a clima (v. 8)? In tal caso, avremmo un anacoluto* con la successiva presenza pleonastica del pronome personale gli (v. 14). Diversamente occorrerebbe sottintendere il pronome personale “io” e parafrasare dunque “io che”. Oppure, ancora, è una congiunzione? Se va inteso così, saremmo in presenza di un’inversione*, e il senso sarebbe “una volta che”. La concentrazione e l’ellissi* sono così esasperate da produrre quegli effetti di oscurità che saranno tipici della poesia dell’Ermetismo.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Quale impossibilità è dichiarata nella prima strofa?


2 Il senso di estraneità del poeta si esprime attraverso l’indeterminatezza delle indicazioni geografiche. Rintraccia nel testo i termini riferiti a quest’ambito, e commentali in questa chiave.

ANALIZZARE

3 Quali aspetti formali, stilistici e metrici caratterizzano il testo?


4 Come spesso in Ungaretti, i «versicoli», sommati tra loro e disposti su un’unica linea, co­stitui­scono forme metriche tradizionali. In questa poesia è possibile rintracciare alcuni endecasillabi. Dove?

INTERPRETARE

5 Qual è, a tuo giudizio, la parola chiave della lirica? Motiva la tua risposta.

Produrre

6 Scrivere per argomentare. Che cos’è l’“innocenza” cercata dal poeta? Considera anche altre poesie (per esempio In memoria,  T3, p. 64, e Commiato,  T11, p. 83), e rispondi in un testo descrittivo-argomentativo di circa 20 righe.

T14

Soldati

Girovago

L’essere umano è visto come una foglia autunnale, che rischia di cadere dall’albero al primo soffio di vento: in questa breve e celebre lirica, la percezione della precarietà della vita al fronte è tradotta per analogia nell’immagine delle foglie.


Metro Versi liberi.

 Asset ID: 120863 (let-altvoc-soldati-lallegria130.mp3

Audiolettura

Bosco di Courton* luglio 1918


Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie

 >> pagina 88 

Analisi ATTIVA

I contenuti tematici

Nove parole – la lunghezza di un epigramma – esprimono la fragilità dell’essere: un’icastica folgorazione fissa la condizione di desolazione dell’umanità, separata dalla morte da uno scarto minimo, che può essere annullato da un momento all’altro. Non si tratta di uno stato contingente né privato: il si impersonale e il verbo al presente (v. 1) ne accentuano il carattere atemporale e universale.


1 Come mai, a tuo giudizio, il poeta indica in questo caso solo il mese e non il giorno preciso della stesura del componimento?

La similitudine presentata dalla poesia non costituisce una novità: la stessa immagine riferita alla precarietà del vivere è presente sin dalla Bibbia e da Omero per poi ritornare nei lirici greci (Mimnermo), fino a Virgilio («Quante nei boschi al primo freddo d’autunno / si staccano e cadono foglie», Eneide, VI, 309-310) e Dante («Come d’autunno si levan le foglie / l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo / vede a la terra tutte le sue spoglie», Inferno, III, 112-114), i quali vi ricorrono per indicare lo stato delle anime in attesa di entrare nell’oltretomba.


2 Quale sensazione suggerisce l’immagine delle foglie autunnali e della loro caduta?

Le scelte stilistiche

Se la poesia si basa dunque su un topos consolidato del repertorio letterario (quello della precarietà della vita), lo declina tuttavia con grande originalità. In particolare va segnalata l’inversione sintattica, che scompagina l’ordine delle parole. Al titolo (Soldati), che costituisce il primo termine del paragone, corrisponde, in posizione di rilievo specularmente opposta, il secondo termine, le foglie, isolato nel «versicolo» finale. Inoltre la scansione del testo – quattro versi invece dei due settenari che sarebbero stati previsti in un’impostazione tradizionale (Si sta come d’autunno / sugli alberi le foglie conferisce al ritmo della lirica il movimento singhiozzante e affannoso tipico della poesia ungarettiana.


3 Riscrivi la poesia nell’ordine sintattico convenzionale.

Questi accorgimenti metrici, insieme a quelli retorici (oltre all’enjambement tra i vv. 1-2, va osservato che l’intero testo si regge su un iperbato), suggeriscono l’idea di un rapporto metaforico tra il significato del testo (la fragilità umana) e la sua tessitura formale, così essenziale, solenne e al tempo stesso turbata.


4 Quale effetto determina l’enjembement?


5 Scrivere per argomentare. La poesia è costruita sul topos letterario dell’autunno. Richiamandoti agli esempi fatti nell’analisi e alle tue conoscenze personali, metti in relazione questo motivo con la situazione in cui scrive Ungaretti (la guerra di massa, la presenza incombente della morte) in un testo argomentativo di circa 20 righe.

Volti e luoghi della letteratura - volume 3B
Volti e luoghi della letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi