Mentre nel Porto sepolto (▶ T4, p. 67) – lirica a cui questa si richiama in uno stretto rapporto di corrispondenza – Ungaretti descrive indirettamente il cammino compiuto verso la poesia, qui ne troviamo elencati i temi: il mondo l’umanità / la propria vita (vv. 4-5). Il poeta è depositario della parola che crea la realtà, scavando nei suoi contenuti più profondi e rivelando l’essenza intima delle cose. Egli non potrà spiegare del tutto il mistero della vita, ma è comunque in grado di coglierne frammenti e illuminazioni: come aveva fatto l’amato Baudelaire, capace di «discendere l’Ignoto nel trovarvi / nel fondo alfine il nuovo» (Il viaggio), anche Ungaretti intende scendere nel gorgo della vita per riconoscere le proprie origini e catturare i nomi ancestrali delle cose.
«Trovare una parola», scrive lo stesso Ungaretti, «significa penetrare nel buio abissale di sé senza turbarne né riuscire a conoscerne il segreto»: la poesia acquista senso solo grazie a una parola che rappresenti i fenomeni, quelli cosmici come quelli più intimi e privati, illuminandone in rapidi momenti il significato ultimo, segreto.