Le risorse della Terra

Le risorse della Terra

Tutte le attività economiche a cui si dedicano gli uomini si dividono in tre grandi settori: il primario, il secondario e il terziario.

Il settore primario è quello relativo allo sfruttamento delle risorse naturali. Comprende le attività minerarie, l’agricoltura, l’allevamento, la pesca e lo sfruttamento dei boschi e delle foreste (silvicoltura).

Le risorse minerarie e energetiche

Le risorse minerarie sono le rocce e i metalli che si trovano nella crosta terrestre e che l’uomo usa come materie prime per ogni genere di lavorazione industriale, dalla preparazione del cemento e dei mattoni per la costruzione di edifici, fino alla realizzazione dei più sofisticati apparecchi tecnologici che sfruttano le proprietà di metalli e minerali rari.

Si estraggono dal sottosuolo anche molte risorse energetiche che l’uomo brucia per produrre energia e calore. Sono i combustibili fossili: carbone, petrolio e gas naturale, che si sono formati in seguito a processi di decomposizione di organismi vegetali e animali, nel corso di milioni di anni. I combustibili fossili sono importantissimi per tutte le attività umane: basti pensare che il 29% dell’energia prodotta nel mondo deriva dal petrolio 1.

Un’altra risorsa energetica che si estrae dal sottosuolo è l’uranio, il minerale radioattivo usato per alimentare le centrali nucleari.

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Risorse rinnovabili e non rinnovabili

Al contrario delle risorse sfruttate dall’agricoltura (come i terreni fertili), dall’allevamento e dalla pesca, che si riproducono naturalmente (sempre che non si ecceda nel loro sfruttamento) e sono quindi considerate rinnovabili, quelle minerarie ed energetiche sono risorse non rinnovabili, poiché sono presenti sulla Terra in quantità limitata.

I combustibili fossili sono molto inquinanti e contribuiscono all’effetto serra e al riscaldamento globale; la prospettiva, nel lungo periodo, è dunque quella di sostituirli con risorse energetiche non inquinanti e soprattutto rinnovabili, come l’energia solare, l’energia eolica (generata dal vento) 2  o quella idroelettrica (generata dal movimento dell’acqua) 3.

Distribuzione delle risorse

Le risorse minerarie ed energetiche non sono distribuite uniformemente sulla superficie terrestre: alcune regioni possiedono una concentrazione maggiore di giacimenti (cioè depositi naturali economicamente sfruttabili) rispetto ad altre. Per il controllo delle risorse minerarie ed energetiche si sono combattute e ancora si combattono guerre, e la loro presenza può influire molto sullo sviluppo di una regione e sulla vita dei suoi abitanti.

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L’importanza dell’agricoltura

Anche se genera solo il 6% della ricchezza prodotta ogni anno nel mondo, l’agricoltura è un’attività fondamentale perché è il principale mezzo per produrre cibo e sfamare così la popolazione del pianeta.

I suoli adatti all’agricoltura sono appena il 10% delle terre emerse e la loro distribuzione, come accade per le risorse minerarie, non è omogenea: si concentrano nell’emisfero settentrionale, in particolare lungo la fascia temperata boreale.

La scarsa disponibilità di terreni coltivabili e l’aumento della domanda di cibo, causato dalla crescita della popolazione, costituiscono due sfide che l’umanità dovrà affrontare 4 5. Una parziale soluzione, dovuta al progresso delle tecniche agricole, è stata l’aumento delle rese, cioè le quantità di raccolto in rapporto alla grandezza dei terreni coltivati.

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Agricoltura estensiva e intensiva

  • L’agricoltura estensiva è diffusa nei Paesi sviluppati che hanno ampia disponibilità di terreni fertili, come Stati Uniti, Canada 6 e Russia. Si pratica su appezzamenti molto grandi e, grazie alla meccanizzazione, impiega relativamente poche persone. Le rese non sono altissime, poiché la produttività del terreno non è spinta ai suoi limiti. Le coltivazioni prevalenti sono quelle di cereali, soprattutto mais e frumento, che insieme al riso costituiscono la base della dieta per la maggior parte della popolazione del pianeta.
  • Nei Paesi dove i terreni fertili hanno un’estensione minore (come quelli dell’Europa Centro-Occidentale), si pratica invece l’agricoltura intensiva, che è caratterizzata dall’ampio uso di mezzi meccanici e sostanze chimiche (fertilizzanti e antiparassitari). Le rese sono alte, ma anche l’impiego di personale, dal momento che le colture e i terreni richiedono una cura costante. Con i metodi intensivi si producono principalmente ortaggi e frutta 7.
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Agricoltura di sussistenza e di piantagione

  • Nei Paesi meno sviluppati si pratica perlopiù un’agricoltura di sussistenza, con tecniche e mezzi arretrati, spesso grazie alla sola forza di uomini o animali. Destinata soltanto a sfamare i contadini e i loro familiari, ha rese basse, e la proprietà terriera è molto frammentata (un singolo contadino coltiva un piccolo appezzamento). Solo nelle annate migliori può essere venduta una minima parte del raccolto, soprattutto cereali e ortaggi, mentre non è possibile immagazzinare scorte.
  • In questi Paesi è diffusa anche la cosiddetta agricoltura di piantagione, i cui prodotti sono destinati all’esportazione verso i Paesi più sviluppati. È condotta su vasti terreni di proprietà di grandi società che impiegano lavoratori locali, quasi sempre in cambio di salari bassissimi. Le coltivazioni più praticate sono quelle da cui si ricavano beni molto richiesti nei Paesi sviluppati, come zucchero, caffè, , agave, cacao, tabacco, frutta tropicale 8.

L’allevamento

  • L’allevamento estensivo si pratica nei Paesi in cui aree molto estese possono essere destinate al pascolo degli animali: enormi mandrie, formate anche da migliaia di animali (soprattutto bovini), sono allevate all’aperto su vasti appezzamenti (spesso di proprietà di multinazionali o di latifondisti), come quelli delle grandi pianure degli Stati Uniti, della Pampa argentina o dell’Outback australiano.
  • L’allevamento intensivo, tipico dei Paesi europei e di parte dell’Asia, è praticato su estensioni ridotte, spesso al chiuso. L’allevamento “in batteria” del pollame ne è un tipico esempio.
  • L’allevamento di sussistenza è infine praticato nei Paesi più arretrati, dove pochi capi sono allevati per il consumo diretto da parte di coloro che se ne occupano.
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La pesca

La pesca è praticata sia in mare sia nelle acque interne (fiumi e laghi). Oggi dà lavoro a oltre 500 milioni di persone in tutto il pianeta e per far fronte alla crescente domanda la quantità di pesce e di altre specie ittiche pescate annualmente è aumentata fino a superare 90 milioni di tonnellate.

In acque internazionali operano i grandi pescherecci, vere e proprie “industrie galleggianti”, in cui il pescato viene lavorato e inscatolato in pochissimo tempo.

L’aumento della pesca ha portato a un eccessivo sfruttamento delle risorse dei mari, e molte specie sono a rischio estinzione. Per questo le organizzazioni internazionali hanno imposto limiti alla quantità di pesce che ciascun Paese può pescare in un anno.

Un’altra parziale soluzione a questo problema è rappresentata dall’acquacoltura, cioè l’allevamento di pesce e altre specie ittiche . Negli ultimi decenni questa attività ha avuto una grande espansione, raggiungendo una produzione annuale di oltre 80 milioni di tonnellate.

Geo2030 - volume 3
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Il Mondo