Dopo la Seconda guerra mondiale gli artisti abbandonano la rappresentazione realistica della realtà: è un ulteriore ripiegarsi su se stessi in una riflessione pessimista. Il caos, la frenesia e l’insensatezza dell’esperienza traumatica dei due conflitti mondiali genera una crisi della razionalità che trova espressione in forme artistiche che, apparentemente, distruggono qualsiasi regola accademica. I singoli elementi dei diversi linguaggi artistici, come per esempio il colore o la linea, diventano i protagonisti assoluti delle composizioni che spesso sono frutto di improvvisazioni e non di un progetto creativo ben preciso.
È l’arte gestuale che ha tra i suoi rappresentanti più celebri l’artista statunitense Jackson Pollock, che diventa celebre grazie alla tecnica del dripping, il gesto di far colare il colore sulla tela.
Sul rigoroso studio dei fenomeni ottici e delle illusioni percettive si basano invece movimenti artistici come l’Optical Art, che ha come scopo far nascere nello spettatore uno stato di instabilità percettiva che lo spinge a interrogarsi sull’opera, rompendo l’isolamento dell’arte e rendendola nuovamente componente attiva della società.