L’aggettivo “fiammingo” significa “relativo alle Fiandre”, regione tra Belgio e Olanda, vasta e florida di attività artigianali e commerci, e per questo in contatto con tutto il resto d’Europa.
Nelle Fiandre, parallelamente a quello che accade in Italia, si assiste a “un altro Rinascimento”. Pittori come Rogier van der Weyden e Jan van Eyck compiono alcuni passi fondamentali verso una rappresentazione più realistica della figura umana, del paesaggio e degli ambienti, staccandosi dalla tradizione del Gotico internazionale.
Le differenze fondamentali tra la maniera italiana e quella fiamminga di procedere verso il realismo sono due:
- una di carattere tecnico, perché i fiamminghi utilizzano prevalentemente i colori a olio, anziché a tempera: l’olio, che sostituisce l’albume dell’uovo come legante per i pigmenti, permette di ottenere effetti di trasparenza, e consente precisione nel dettaglio e nella realizzazione di effetti di lucentezza delle superfici che prima non erano possibili;
- una di tipo concettuale, perché i fiamminghi non affidano la rappresentazione dello spazio reale alla prospettiva lineare, bensì alla luce, che definisce i dettagli di ogni oggetto, sfuma le cose in lontananza e unifica gli ambienti.