T8 - Franco Arminio, Consigli semplici (da Resteranno i canti)

T8

Franco Arminio

Consigli semplici

  • Tratto da Resteranno i canti, 2018
  • Metro versi liberi
Franco Arminio nasce nel 1960 a Bisaccia, in provincia di Avellino. Autore di oltre venti libri, ha inventato un’innovativa disciplina da lui definita “paesologia”, che fonde la letteratura e lo studio del paesaggio, della storia e della cultura di un certo luogo. Come “paesologo”, Arminio si interessa soprattutto del Sud d’Italia: si immerge nelle tradizioni e nella società dei paesi visitati e, dall’esperienza, trae spunti per interpretare la realtà in modo originale. I suoi lavori esprimono anche un’intensa passione civile: per esempio Viaggio nel cratere (2003), dove l’autore racconta l’Irpinia dei nostri giorni e ricorda il terribile terremoto del 1980; o Terracarne (2011), che unisce narrazione, riflessione e poesia per parlare della situazione del Mezzogiorno.

Il poeta ci dà una serie di avvertimenti, da applicare durante la giornata: lascia perdere le chiacchiere; visita i dintorni… Sono Consigli semplici, dice il titolo. Ma qual è il loro scopo? Ed è davvero così facile seguirli?

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Audiolettura

Per prima cosa attenzione al luogo,

un pensiero che viene in un bosco

è diverso da un pensiero che viene in ascensore.

 Disertare le chiacchiere quanto più è possibile,

5      fanno sbiadire l’anima.

Essere entusiasti di se stessi, ogni tanto.

Procurarsi del tempo per visitare i dintorni.

Sentirsi in pericolo

e vivere sapendo che sei in pericolo.

10    Rivelarsi, sanguinare,

mostrare miserie non visibili a occhio nudo.

Badare alla propria lingua.

Capire che la questione non è farsi spazio

nel mondo, ma sentire

15    lo spirito che c’è in ogni spazio.


Franco Arminio, Resteranno i canti, Bompiani, Milano 2018

 >> pagina 156

A tu per tu con il testo

In molti ci danno indicazioni, quando siamo giovani, su che cosa fare e che cosa non fare: i più grandi, pensando al nostro bene, ci spingono a osare o a darci una calmata; i mezzi di comunicazione, secondo le tendenze del momento, ci propongono modelli di successo; gli amici e il mondo dei social ci indicano come risultare sempre più simpatici e ammirati. Chi ascoltare? Quali consigli seguire? Vogliamo davvero essere, come chiedono gli altri, sempre vincenti? Sempre pronti e decisi? Alle pressioni continue della società, che ci vuole competitivi ed efficienti, la poesia può procurare una inaspettata forma di resistenza: con la franchezza di un’amica disinteressata, suggerisce modi diversi di comportarci. È una prospettiva strampalata? Ci sembra un poco folle e senza senso? Bene, è proprio così: la poesia spiazza le nostre consuete aspettative per mostrarci, passato lo stupore iniziale, la vacuità di tante cose che ci circondano, e ci richiama, con la sua parola fuori dal coro, a un modo più autentico di stare nel mondo.

Analisi

Avete mai letto un libretto di istruzioni? O il foglietto di un medicinale? O una ricetta di cucina? I testi prescrittivi hanno lo scopo di guidare le azioni di chi li legge: non prendere la pillola prima dei pasti; attendere che l’olio sia ben caldo; spegnere e riaccendere il dispositivo. Rivolte ad ambiti diversi, tutte queste indicazioni contengono però un verbo all’infinito: è l’infinitoiussivo”. La parola deriva dal latino iubere, un verbo che significava “comandare”, “ordinare”, “prescrivere”: questo infinito dà ordini e indicazioni generali lasciando indeterminata la persona che li eseguirà.

Quasi ogni verso di questa poesia contiene un infinito iussivo: siamo di fronte a un testo prescrittivo? I poeti giocano con le regole della lingua, e le reinventano per i loro scopi espressivi e artistici: quindi sì, è un testo prescrittivo e nello stesso tempo no, non lo è. I consigli del poeta usano sì la forma del regolamento, ben nota e conosciuta, ma i veri regolamenti sono univoci e chiari mentre qui, invece, il contenuto è sorprendente. Sta dunque a noi lettori interpretarlo e farlo nostro.

 >> pagina 157 
Esaminiamo il primo consiglio: attenzione al luogo (v. 1), dice il poeta, per invitarci a non credere che, poiché nascono nella nostra mente, tutti i nostri pensieri siano equivalenti. Egli infatti ritiene che, se nasce in un bosco (v. 2), un’idea è diversa da quella che ci viene in ascensore (v. 3): con un esempio semplice, l’io lirico ci mostra lo stretto rapporto tra la nostra interiorità e l’esterno, e ci fa capire che la nostra coscienza è sempre in relazione con l’ambiente. I luoghi, per l’autore, non sono semplici contenitori di persone: ecco perché, come dice poco dopo, risulta assai importante Procurarsi del tempo (v. 7) per conoscere i dintorni (v. 7). Può apparire un inutile spreco di tempo, se si seguono i ritmi accelerati della modernità, che impongono frenetiche cadenze alle nostre vite. Ma la questione non è farsi spazio / nel mondo (vv. 13-14), non è cioè diventare ricchi, o famosi, o potenti: siamo invece invitati ad aprirci, con la lentezza necessaria, a ciò che ci circonda. Riusciremo così a sentire / lo spirito che c’è in ogni spazio (vv. 14-15), e percepire l’armonico respiro che, vera ricchezza, collega ciascuno di noi ai luoghi in cui si muove.
Le parole del poeta, sollecitandoci ad accogliere lo spirito dei luoghi, intendono ridimensionare il nostro individualismo. Il modello del soggetto vincente e sicuro di sé si afferma come positivo nei mass media. Con il suo linguaggio semplice, invece, Arminio si contrappone a quest’immagine: dare ascolto al luogo implica anche cambiare la nostra relazione con gli altri. Egli esorta a una comunicazione più profonda, che lasci perdere le vuote chiacchiere (v. 4) e i pettegolezzi, non costruttivi ma malevoli; ed ecco la richiesta di non perdere ogni tanto (v. 6) l’entusiasmo per se stessi, senza trasformarlo in esaltazione, e di aprirci al prossimo, senza alimentare paure irrazionali per chi sentiamo diverso da noi.

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Che cosa chiede il poeta? Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Di fare attenzione a dove pensiamo le cose, oltre che a cosa pensiamo.

  • V   F

b) Di prestare attenzione a quel che si dice in giro, perché ci dà utili informazioni.

  • V   F

c) Di essere costantemente entusiasti della nostra unicità irripetibile di individui.

  • V   F

d) Di investire del tempo prezioso per conoscere il luogo in cui siamo.

  • V   F

e) Di mostrarsi sempre sicuri di se stessi e delle proprie scelte.

  • V   F

f) Di chiudersi all’altro, per preservare la nostra sicurezza, bene supremo.

  • V   F

g) Di fare attenzione alle parole che diciamo o che scriviamo.

  • V   F

h) Di non cercare di mettere sempre se stessi davanti a tutto e tutti.

  • V   F

2. mostrare miserie non visibili ad occhio nudo (v. 11): che cosa significa questa espressione?

  • a Andare fieri dei propri difetti, perché sono quelli che ci distinguono dalla massa. 
  • b Non nascondere al prossimo anche le nostre debolezze, perché ci aiuterà a stabilire rapporti più autentici con chi è vicino a noi. 
  • c Non avere paura di diventare poveri, perché non abbiamo bisogno dei beni materiali per vivere bene. 
  • d Nessuna delle risposte precedenti. 


3. La frase Badare alla propria lingua (v. 12) integra il significato di una delle frasi precedenti, perché entrambe hanno a che fare con il linguaggio. A quale frase fa riferimento?

Analizzare e interpretare

4. La divisione in versi rispetta la sintassi?

  • a Sempre.
  • b Mai.
  • c Quasi sempre.
  • d Quasi mai.


5. Come definisci il ritmo della poesia?

  • a Impetuoso, come un cavallo al galoppo.
  • b Solenne, come un corale religioso.
  • c Cadenzato, come una marcia o una danza ben scandita.
  • d Non c’è un ritmo riconoscibile, perché sembra un testo in prosa.


6. Associa alle seguenti espressioni la figura retorica corrispondente.

  • a) fanno sbiadire l’anima
  • b) Essere entusiasti di se stessi
  • c) Sentirsi in pericolo / e vivere sapendo che sei in pericolo
  • d) Rivelarsi, sanguinare, / mostrare
  • e) mostrare miserie non visibili


1) Epifora.

2) Metafora.

3) Asindeto.

4) Allitterazione.

5) Ossimoro.

 >> pagina 158 

Scrivere correttamente

7. Non tutti gli infiniti del testo danno degli ordini. Trova gli infiniti iussivi e trasformali in imperativi: prima alla seconda persona (tu), poi alla terza persona (lei), poi alla seconda persona plurale (voi).

Produrre

8. Scrivere per descrivere Procurarsi del tempo per visitare i dintorni, dice l’autore. In quale contesto è collocata la tua scuola? È in una città? In un paese? In centro? In periferia? Che cosa c’è vicino? Uffici e negozi? Ferrovia? Parchi? Descrivi, immaginando di parlare con qualcuno che non ci è mai stato, i dintorni del luogo dove ti rechi ogni giorno per studiare (massimo 10 righe).

P@ROLE IN RETE

Il poeta ci invita a sentirci in pericolo (v. 8) e, con queste parole, ci esorta ad abbassare le difese. Sei d’accordo con la sua esortazione oppure la pensi diversamente? Immagina di scrivere una e-mail di circa 100 parole a Franco Arminio, in cui gli dici di avere letto la sua poesia e gli spieghi perché sei o non sei d’accordo con lui.

La dolce fiamma - volume B plus
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Poesia e teatro - Letteratura delle origini