CARTA CANTA - Primo Levi: il dovere di scrivere
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Primo Levi: il dovere di scrivere
L’anno successivo Levi cominciò a pensare a un’eventuale pubblicazione. A questo scopo inviò un dattiloscritto con annotazioni in matita rossa a una cugina stabilitasi in America, perché lo facesse circolare oltreoceano: rimasto inedito, oggi si conserva presso il Museo dell’Olocausto di Washington. Nel contempo provò a sondare vari editori, a cominciare da Einaudi, importante casa editrice della sua città: ma la proposta venne bocciata, forse in quanto ritenuta poco attraente per i lettori, da collaboratori del calibro di Cesare Pavese e Natalia Ginzburg (che pure aveva sofferto la perdita del marito Leone, ebreo anch’egli, torturato e ucciso dalle SS).
Levi decise allora di pubblicare il suo lavoro sul settimanale comunista vercellese L’amico del popolo. Nel 1947 uscirono le prime puntate, interrotte quando un piccolo editore, De Silva, stampò in volume l’opera, intitolata Se questo è un uomo. Furono pochi ad accorgersi della comparsa di un capolavoro: fra questi Italo Calvino, che vi riconobbe non solo «una testimonianza efficacissima», ma anche «pagine di autentica potenza narrativa, che rimarranno nella nostra memoria tra le più belle della letteratura della Seconda guerra mondiale».
La dolce fiamma - volume A
Narrativa