T1 - TESTO GUIDA - Andre Agassi, Odio il tennis (da Open. La mia storia)
testo guida
T1
Andre Agassi
Odio il tennis
- Tratto da Open. La mia storia
- Titolo originale Open. An Autobiography, 2009
- Lingua originale inglese
- autobiografia
Agassi decide di raccontare in prima persona e al tempo presente per dare maggiore efficacia e immediatezza alle pagine, come un diario scritto senza reticenze.
Audiolettura
Ho sette anni e sto parlando da solo perché ho paura e perché sono
l’unico che mi sta a sentire. Sussurro sottovoce: Lascia perdere, Andre,
arrenditi. Posa la racchetta ed esci immediatamente da questo campo.
Entra in casa e prenditi qualcosa di buono da mangiare. Gioca con
5 Rita, Philly o Tami.1 Siediti vicino alla mamma che lavora a maglia o
compone uno dei suoi puzzle. Non ti sembra bello? Non sarebbe magnifico,
Andre? Semplicemente lasciar perdere? Non giocare a tennis
mai più?
Ma non posso. Non solo mio padre mi rincorrerebbe per tutta la
10 casa brandendo2 la mia racchetta, ma qualcosa nelle mie viscere, un
qualche profondo muscolo invisibile me l’impedisce. Odio il tennis,
lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare
tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta.
Per quanto voglia fermarmi, non ci riesco. Continuo a implorarmi di
15 smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto tra
ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della
mia vita.
Al momento il mio odio per il tennis si concentra sul drago, una
macchina lanciapalle modificata dal mio vulcanico papà. Nero come
20 la pece, montato su grosse ruote di gomma e con la parola PRINCE dipinta
in bianche lettere maiuscole lungo la base, il drago assomiglia a
una qualunque macchina lanciapalle di un qualsivoglia circolo sportivo
americano. In realtà, però, è una creatura vivente uscita da uno dei
miei fumetti.3 Il drago respira, ha un cervello, una volontà, un cuore
25 nero – e una voce terrificante. Risucchiando un’altra palla nel proprio
ventre, il drago emette una serie di rumori disgustosi. Mano a mano
che la pressione aumenta nella sua gola inizia a mugolare e quando la
palla gli sale lentamente alla bocca urla. Per un attimo mi sembra quasi
ridicolo, come la macchina delle praline che ingoia Augustus Gloop
30 in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.4 Ma quando il drago punta
dritto su di me e spara una palla a 180 chilometri all’ora, emette un
ruggito da belva assetata di sangue che mi fa sobbalzare ogni volta.
Mio padre lo ha reso spaventoso di proposito. Lo ha dotato di un
collo extralungo, formato da un tubo di alluminio con una piccola testa
35 anch’essa di alluminio, che arretra come una frusta ogni volta che
il drago spara. Lo ha anche collocato su una base alta più di un metro,
proprio a livello della rete, cosicché il drago ▶ troneggia sopra di me. A
sette anni sono piccolo per la mia età. (E sembro ancora più piccolo
per il mio broncio costante e
40 per via del taglio di capelli con
la scodella a cui papà mi sottopone
due volte al mese.) Ma in
piedi davanti al drago appaio
davvero minuscolo. Mi sento
45 minuscolo. Impotente.
Mio padre vuole che il drago
troneggi su di me non soltanto
per incutermi rispetto
e ottenere la mia attenzione;
50 vuole che le palle che escono
dalla sua bocca atterrino
ai miei piedi come se fossero
sganciate da un aereo. La traiettoria rende pressoché impossibile rispondere
in maniera convenzionale: devo colpire ogni palla d’anticipo,
55 altrimenti mi rimbalzerebbe oltre la testa. Ma nemmeno così sono
abbastanza veloce per mio padre. Colpisci prima, grida. Colpisci prima.
Mio padre urla sempre ogni frase due, talvolta tre, talvolta dieci
volte. Più forte, dice, più forte. Ma a che serve? Per quanto forte la colpisca,
per quanto presto, la palla torna indietro. Ogni palla che mando
60 al di là della rete va ad aggiungersi alle migliaia che già coprono
il campo. Non centinaia. Migliaia. Ruzzolano verso di me in un’onda
perenne. Non ho lo spazio per girarmi, per fare un passo, per ruotare.
Non mi posso muovere senza calpestare una palla – eppure devo stare
attento a non farlo, mio padre non lo sopporterebbe. Se calpestassi
65 una palla da tennis, mio padre ululerebbe come se gli avessi schiacciato
le sue.
Ogni terza palla sparata dal drago ne colpisce un’altra già a terra
provocando un anomalo rimbalzo laterale. Io aggiusto il colpo all’ultimo
secondo, intercetto la palla d’anticipo e la mando abilmente al
70 di là della rete. So che non è un normale riflesso. So che ci sono pochi
bambini al mondo che vedrebbero quella palla, per non parlare poi di
colpirla. Ma non vado fiero dei miei riflessi, né mi vengono riconosciuti.
È il mio dovere. Ogni colpo riuscito è dato per scontato, ogni colpo
mancato scatena una crisi.
75 Papà dice che se colpisco 2500 palle al giorno, ne colpirò 17.500
alla settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica.
I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di
palle all’anno sarà imbattibile.
Colpisci prima, grida mio padre. Accidenti, Andre, colpisci prima.
80 Stai addosso alla palla, stai addosso alla palla.
Adesso è lui che mi sta addosso. Mi grida direttamente nelle orecchie.
Non basta colpire quello che il drago mi spara contro; mio padre
vuole che colpisca più forte e più in fretta del drago. Vuole che batta
il drago. Il pensiero mi sgomenta. Mi dico: non puoi battere il drago.
85 Come si fa a battere qualcuno che non si ferma mai? A ben pensare, il
drago assomiglia un sacco a mio padre. Solo che papà è peggio. Per lo
meno il drago ce l’ho davanti, dove posso vederlo. Mio padre invece mi
sta alle spalle. Non lo vedo mai, lo sento soltanto, giorno e notte, che
mi urla nelle orecchie.
90 Più topspin!5 Colpisci più forte. Colpisci più forte. Non in rete! Maledizione,
Andre! Mai in rete!
Niente manda mio padre su tutte le furie quanto una palla che
finisce in rete. È scontento quando tiro largo,6 grida quando tiro lungo,7
ma quando pianto una palla in rete gli viene la schiuma alla bocca.8 Gli
95 errori sono una cosa, la rete un’altra. Non fa che ripetermelo: la rete è
il tuo peggior nemico.
Mio padre ha alzato il nemico di quindici centimetri rispetto all’altezza
regolamentare, per renderlo ancora più difficile da evitare. Se
posso scavalcare la rete alta di mio padre, pensa che non avrò problemi
100 a superarla un giorno a Wimbledon.9 Che io non voglia giocare
a Wimbledon non ha importanza. Quello che voglio io è irrilevante.
Qualche volta guardo Wimbledon alla televisione con mio padre e facciamo
tutti e due il tifo per Björn Borg,10 perché è il migliore, non si
ferma mai, è quello che più assomiglia al drago – ma io non voglio
105 essere Borg. Ammiro il suo talento, la sua energia, il suo stile, la sua
capacità di mettere tutto se stesso nel gioco, ma se mai dovessi sviluppare
quelle qualità le dedicherei a qualcosa di diverso da Wimbledon.
Qualcosa che io stesso ho scelto.
Colpisci più forte, urla mio padre. Colpisci più forte. Ora un rovescio.
110 Rovescio!
Penso che mi si staccherà il braccio. Vorrei chiedere: Quanto deve
durare ancora, pa’? Ma non lo chiedo. Faccio come mi dice. Colpisco
più forte che posso, e poi ancora un po’ di più. A un certo punto mi sorprendo
di quanto tiro forte, e preciso. Sebbene odi il tennis, mi piace
115 la sensazione che dà una palla colpita alla perfezione. È l’unico attimo
di pace. Quando faccio qualcosa alla perfezione godo per un istante di
un senso di equilibrio mentale e di calma.
Il drago, però, risponde alla mia perfezione sparando ancora più
forte la palla successiva.
Andre Agassi, Open. La mia storia, trad. di G. Lupi, Einaudi, Torino 2011
Come continua
A tu per tu con il testo
Come nasce un campione? Nel tennis come negli altri sport il talento serve a poco, senza l’applicazione e lo spirito di sacrificio. Ma queste sono doti che un bambino di sette anni non può avere. A quell’età sono i genitori a decidere per lui, come fa il padre di Agassi, che cerca in tutti i modi di plasmarlo perché realizzi gli obiettivi che ha stabilito. A differenza dei fratelli, Andre ci riesce: ma non riavrà mai indietro la sua infanzia, divorata dal drago con cui passava le giornate, invece di giocare. Perché il tennis, praticato così, non è un gioco ma un lavoro forzato. Viene da chiedersi fino a che punto sia giusto adeguarsi ai sogni di un altro, se questi investono la nostra vita, cambiandola radicalmente. Il prezzo del successo può essere molto alto. Troppo alto, a volte.
Laboratorio sul testo
Comprendere
1. Il brano racconta
- a del giorno in cui il padre di Andre ha portato a casa la macchina sparapalle.
- b del giorno in cui Andre e suo padre hanno guardato Björn Borg giocare a Wimbledon.
- c di un giorno in cui Andre ha sostenuto uno speciale allenamento con la macchina sparapalle.
- d di un qualunque giorno dell’infanzia di Andre, in cui egli ha dovuto, come sempre, allenarsi duramente.
-
2. La macchina sparapalle è chiamata il drago perché
- a quando lancia le palle si scalda e fuma.
- b il padre l’ha modificata per farla assomigliare a un drago.
- c è stata fatta a forma di drago per far giocare i bambini.
- d Andre, di notte, sogna che la macchina si trasforma in un drago.
3. Che cosa ha fatto il padre di Andre alla rete da tennis?
- a L’ha abbassata di 15 cm.
- b L’ha alzata di 15 cm.
- c L’ha spostata più lontano.
- d L’ha rinforzata.
Analizzare e interpretare
4. Il narratore è (sono possibili più risposte)
- a interno.
- b esterno.
- c onnisciente.
- d testimone.
- e protagonista.
- f con focalizzazione interna.
- g con focalizzazione esterna.
- h un bambino di sette anni.
- i un adulto che ricorda quando aveva sette anni.
5. Quali sono gli elementi che ti permettono di affermare che questo non è il racconto di una specifica giornata, ma di quello che accadeva abitualmente ad Andre?
Elementi oggettivi |
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Elementi mostruosi |
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6. Quale ritratto del padre di Andre emerge dal brano? Fai riferimento a punti del testo che ritieni significativi.
7. Quali sentimenti nutre il piccolo Andre nei confronti del padre? (sono possibili più risposte)
- a Stima.
- b Ammirazione.
- c Paura.
- d Rispetto.
- e Soggezione.
- f Astio.
- g Affetto.
8. È possibile affermare che il rapporto di Andre con il tennis è di odio-amore? Perché?
9. Lo stile della narrazione è semplice e piano, ma reso avvincente anche dalle numerose ripetizioni: individuane alcune e spiega quale effetto producono.
competenze linguistiche
10. Coerenza e coesione. Il brano che hai letto è raccontato interamente al presente. Prova a riscriverne i passi indicati usando i verbi al passato. Fai attenzione alle concordanze dei tempi verbali, in particolare ai congiuntivi e ai condizionali.
a) Da Ma non posso (r. 9) a mi appare l’essenza della mia vita (rr. 16-17).
b) Da Mio padre vuole che il drago troneggi (rr. 46-47) ad abbastanza veloce per mio padre (r. 56).
c) Da Penso che mi si staccherà il braccio (r. 111) alla fine del brano.
SCRIVERE CORRETTAMENTE
11. Periodo ipotetico. Se calpestassi una palla da tennis, mio padre ululerebbe… (rr. 64-65). Completa le frasi seguenti, mantenendo gli stessi tempi verbali della frase del testo (imperfetto congiuntivo + condizionale presente).
a) Se Andre non (giocare) a tennis, suo padre si (arrabbiare)
b) Se tu (parlare) con più calma, io certamente ti (capire) meglio.
c) Se voi (vendere) questa meravigliosa casa, noi la (comprare) subito.
PRODURRE
12. Scrivere per esprimere Mettiti nei panni del padre di Agassi e prova a spiegare i motivi per cui desidera così tanto che il figlio diventi un campione di tennis (massimo 20 righe).
SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare
Scienze motorie
Se giochi a tennis o sei un appassionato, spiegane le regole ai tuoi compagni, altrimenti fai una ricerca su questo sport.
SPUNTI PER discutere IN CLASSE
La dolce fiamma - volume A
Narrativa