CARTA CANTA - Pinocchio non muore mai

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Pinocchio non muore mai

Come terminano Le avventure di Pinocchio? Che domande: con la trasformazione del burattino in un bel ragazzo castano, con gli occhi celesti. Questo però non è il finale che aveva immaginato Collodi per una storia iniziata di malavoglia, giusto per pagare alcuni debiti di gioco e venire incontro alle insistenze di un amico che lavorava al «Giornale per i bambini». Nell’autunno del 1881 i primi capitoli arrivarono in redazione accompagnati da un biglietto eloquente: «Ti mando questa bambinata, fanne quel che ti pare; ma se la stampi, pagamela bene per farmi venire la voglia di seguitarla».


La storia fu subito pubblicata, piacque e Collodi andò avanti sino al capitolo XV, quando il gatto e la volpe impiccano Pinocchio a un ramo della quercia grande. Il poveretto, invocato il padre, «Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito».


La lezione era chiara: questo è ciò che succede a chi si mette sulla cattiva strada. Ma nei giorni successivi il «Giornale per i bambini» fu tempestato dalle proteste dei lettori, che non sapevano rassegnarsi a un esito così atroce. Collodi si fece molto pregare, ma alla fine accettò di rimettere mano a Le avventure di Pinocchio. Poté quindi sbizzarrirsi nel raccontare l’eccezionale vitalità di un burattino al quale ne capitano di tutti i colori: rischia di annegare, andare a fuoco, essere fritto in padella, digerito da un pescecane… Tutti – a cominciare da Collodi – hanno cercato di farlo fuori, ma non c’è verso. Pinocchio non muore mai!


Lo si vide negli anni successivi, quando iniziò a correre per le strade di tutto il mondo: e ancora adesso non ha alcuna intenzione di fermarsi. Le avventure di Pinocchio è il libro italiano moderno più letto e venduto. Si calcola sia stato tradotto in oltre 250 fra lingue e dialetti (ne esiste persino una versione in latino). Impossibile dire quante copie ne siano state stampate, anche perché da molti decenni, scaduti i diritti d’autore, chiunque può riprodurre liberamente l’opera. Mai Collodi avrebbe potuto immaginare un successo di questa portata, che purtroppo non vide, dal momento che morì già nel 1890. In parecchi neppure sospettano che il burattino più famoso del pianeta sia nato dalla fantasia di un giornalista toscano, poco dopo l’Unità d’Italia: credono si tratti di un personaggio fiabesco, della stessa famiglia di Cappuccetto Rosso, di Cenerentola o del Gatto con gli Stivali. D’altronde circolano decine di versioni della sua storia, spesso edulcorate, perché l’originale viene ritenuto troppo cupo per la sensibilità dei bambini di oggi. Anche Walt Disney, nel film che ne ricavò nel 1940, eliminò le scene più violente, a cominciare dall’impiccagione, e molti notturni che avrebbero potuto spaventare gli spettatori più piccoli. In effetti il suo rassicurante Pinocchio, vestito chissà perché da tirolese, ha davvero poco a che fare con il capolavoro di Collodi.

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa