T4 - Antoine de Saint-Éxupéry, L’essenziale è invisibile (da Il piccolo principe)

T4

Antoine de Saint-Éxupéry

L'essenziale è invisibile

  • Tratto da Il piccolo principe
  • Titolo originale Le petit Prince, 1943
  • Lingua originale francese
  • favola
Antoine de Saint-Éxupéry nasce nel 1900 in Francia da famiglia aristocratica. Presto orfano di padre, cresce con la madre, disegnatrice e pittrice. Nel 1921 diventa pilota militare e, dal 1926, vola per una compagnia aeropostale che collega la Francia e il Nordafrica. Dopo l’esordio con il racconto L’aviatore (1925), si ispira all’esperienza africana per il primo romanzo, Corriere del Sud (1929). Seguono Volo di notte (1931), in cui rievoca le atmosfere dell’Argentina dove aveva lavorato qualche anno, e Terra degli uomini (1939), che mescola autobiografia, narrativa e saggistica. Durante la Seconda guerra mondiale compie diverse missioni militari; nel 1943 esce la favola allegorica Il piccolo principe, che gli dà fama in tutto il mondo. Il 31 luglio 1944, decollato dalla Corsica, scompare in mare: il suo corpo non sarà mai più ritrovato.

Un aviatore solitario atterra nel deserto a causa di un guasto. Al risveglio, incontra il piccolo principe, uno strano bambino venuto dallo spazio. I due diventano amici: mentre l’uomo cerca di riparare il suo aeroplano, il principino gli parla di sé, della rosa che abita sul suo pianeta, dei suoi viaggi e delle sue esperienze. Il brano seguente racconta l’amicizia del bambino con una volpe, a partire dal loro primo incontro fino al toccante addio.

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Audiolettura

In quel momento apparve la volpe.
«Buon giorno», disse la volpe.
«Buon giorno», rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non
vide nessuno.

5      «Sono qui», disse la voce, «sotto al melo...»
«Chi sei?» domandò il piccolo principe, «sei molto carino...»
«Sono una volpe», disse la volpe.
«Vieni a giocare con me», le propose il piccolo principe, «sono così triste...»
«Non posso giocare con te», disse la volpe, «non sono addomesticata».

10    «Ah! scusa», fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
«Che cosa vuol dire “addomesticare”?»
«È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”...»
«Creare dei legami?»

15    «Certo», disse la volpe. «Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno
di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi
addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al
mondo, e io sarò per te unica al mondo».

20    «Comincio a capire», disse il piccolo principe. «C’è un fiore1... credo che mi
abbia addomesticato...»
«È possibile», disse la volpe. «Capita di tutto sulla Terra...»
«Oh! non è sulla Terra», disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:

25    «Su un altro pianeta?»
«Sì».
«Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?»
«No».
«Questo mi interessa! E delle galline?»

30    «No».
«Non c’è niente di perfetto», sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
«La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la
caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano.

35    E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata.
Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri
passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come
una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non
mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano

40    nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso
quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare
a te. E amerò il rumore del vento nel grano...»
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
«Per favore... addomesticami», disse.

45    «Volentieri», rispose il piccolo principe, «ma non ho molto tempo, però. Ho
da scoprire degli amici, e da conoscere
molte cose».
«Non si conoscono che le cose che
si addomesticano», disse la volpe.

50    «Gli uomini non hanno più tempo
per conoscere nulla. Comprano dai
 mercanti le cose già fatte. Ma siccome
non esistono mercanti di amici,
gli uomini non hanno più amici. Se

55    tu vuoi un amico addomesticami!»
«Che bisogna fare?» domandò il
piccolo principe.
«Bisogna essere molto pazienti»,
rispose la volpe. «In principio tu ti

60    sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio
e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno
tu potrai sederti un po’ più vicino...» 

Il piccolo principe ritornò l’indomani.
«Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora», disse la volpe. «Se tu vieni,

65    per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice.
Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro,
incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma
se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore...
Ci vogliono i riti».

70    «Che cos’è un rito?» disse il piccolo principe.
«Anche questa è una cosa da tempo dimenticata», disse la volpe. «È quello
che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per
esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio.
Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i

75    cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti,
e non avrei mai vacanza».
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della partenza
fu vicina:
«Ah!» disse la volpe, «... piangerò».

80    «La colpa è tua», disse il piccolo principe, «io, non ti volevo far del male, ma
tu hai voluto che ti addomesticassi...»
«È vero», disse la volpe.
«Ma piangerai!» disse il piccolo principe.
«È certo», disse la volpe.

85    «Ma allora che ci guadagni?»
«Ci guadagno», disse la volpe, «il colore del grano».
Poi soggiunse:
«Va’ a rivedere le rose.2 Capirai che la tua è unica al mondo. Quando tornerai
a dirmi addio, ti regalerò un segreto».

90    Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
«Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente»,
disse. «Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno.
Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo».

95    E le rose erano a disagio.
«Voi siete belle, ma siete vuote», disse ancora. «Non si può morire per voi.
Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli,
ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata.

Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata

100  col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le
farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche
volta tacere. Perché è la mia rosa».
E ritornò dalla volpe.
«Addio», disse.

105  «Addio», disse la volpe. «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede
bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».
«L’essenziale è invisibile agli occhi», ripeté il piccolo principe, per
ricordarselo.
«È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così

110  importante».
«È il tempo che ho perduto per la mia rosa...» sussurrò il piccolo principe
per ricordarselo.
«Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile

115  della tua rosa...»
«Io sono responsabile della mia rosa...» ripeté il piccolo principe per
ricordarselo.


Antoine de Saint-Éxupéry, Il piccolo principe, Bompiani, Milano 2000

 >> pagina 198

Come continua

I giorni passano; il piccolo principe continua i suoi racconti, ma l’aviatore non riesce a riparare l’apparecchio e le scorte d’acqua, purtroppo, si esauriscono. In tale situazione di pericolo, il piccolo principe, che conosce il deserto, guida l’uomo verso un insolito pozzo…

A tu per tu con il testo

Nel regno del meraviglioso, tutto o quasi può accadere: le rose esprimono emozioni; piccoli principi atterrano dal cielo; le volpi lasciano il loro proverbiale opportunismo e chiedono, per una volta senza nessuna furbizia, l’attenzione e l’affetto di un ingenuo bambino. Ma veramente possiamo credere che una creatura selvaggia e indomita, contro ogni legge di natura, preghi di essere addomesticata? Chi mai accetterebbe volontariamente di rinunciare alla propria libertà? Perché sottoporre a limitazioni la nostra autonomia? Con la leggerezza di un sogno, e in un’atmosfera trasfigurata e sospesa, il brano ci fa partecipare a una tenera lezione sull’amicizia e sull’amore: attraverso un dialogo surreale e poetico, le semplici parole della volpe e del principe insegnano la dolce pazienza degli affetti e il pungente dolore della separazione; muovendo le intime corde delle nostre emozioni, i due protagonisti mostrano che la nostra libertà, da sola, è sterile e infruttuosa se non scegliamo qualcuno a cui donarla.

Analisi

Come nella migliore tradizione favolistica, da Esopo in poi, siamo in presenza di un tipico animale parlante: la volpe. Comparsa all’improvviso come per magia, si rivolge al protagonista che non dà nessun segno di stupore e a sua volta rivela la propria natura soprannaturale, la sua provenienza extraterrestre. Caratteristico della favola è inoltre il valore didascalico del brano così come di tutto il racconto: il dialogo, che prende la forma di una sorta di conversazione tra maestro e allievo, rivela infatti significati morali e allegorici. Mano a mano che si inoltra nel testo, il lettore apprende che creare dei legami (r. 13) non è una prigionia, ma una sorta di magia capace di rendere unica al mondo (r. 19) una persona, distinguendola tra centomila (r. 16); e che, per realizzare tale magia, bisogna essere molto pazienti (r. 58), poiché i legami vanno coltivati con la costanza e la devozione riservate ai riti (r. 69), senza fretta o disattenzione.

E mentre il principe e la volpe si confrontano, sorprende che la relazione tra l’addomesticatore, ruolo che dovrebbe toccare al bambino, e l’addomesticato sia, per così dire, capovolta. Viene da chiedersi: chi ammaestra chi? Se pure la richiesta viene mossa dalla volpe, nella realtà dei fatti è piuttosto l’animale che istruisce il suo nuovo amico su che bisogna fare (r. 56). Si tratta di un paradosso che tuttavia rivela il vero, intimo segreto di ogni amicizia sincera, che sta nel rendere il dare e l’avere due indistinguibili aspetti di uno scambio reciproco.

 >> pagina 199 

Parlando della sua vita, la volpe si rattrista perché, dice, I campi di grano non mi ricordano nulla (rr. 39-40). Ma perché mai una volpe dovrebbe interessarsi al grano, quando il suo istinto è di dare la caccia alle galline (r. 33) e di scappare dai cacciatori (r. 27)? L’amicizia con il piccolo principe, che ha dei capelli color dell’oro (r. 40), cambia il senso delle cose agli occhi della volpe: il grano, fino a quel momento inutile (r. 39) per lei, le diviene caro come gli oggetti che ci fanno pensare alle persone amate quando non sono con noi. La lontananza degli amici provoca, infatti, un acuto dolore: la volpe, che lo sa, prevede di piangere alla partenza del principe. Ciò significa forse che non dobbiamo amare? Che cosa si guadagna a dare affetto, se poi ci aspetta la sofferenza?

Nella sua saggezza animale, la volpe ha pronta una risposta illuminante: «Ci guadagno […] il colore del grano» (r. 86). È forse un enigma? Un indovinello? Niente di tutto questo: triste all’idea di essere lasciata sola dal piccolo principe, l’animale sa che, di fronte a un’improvvisa distesa di biondo grano maturo, rivivrà nella memoria i giorni felici passati insieme. Come dire che, nonostante il dolore della separazione, l’amore ci arricchisce per il resto della vita e, attraverso la dolcezza del ricordo, dà un nuovo e più completo senso al mondo che ci circonda.

La conversazione tra i due personaggi scorre in una lingua piana e naturale. Tuttavia, dietro quest’apparente semplicità, le frasi sembrano celare un senso sfuggente ed enigmatico. La favola, infatti, carica le parole del linguaggio quotidiano di più significati, che spesso si condensano in espressioni misteriose. Per esempio, la volpe afferma che Non si conoscono che le cose che si addomesticano (rr. 48-49): questo vuole dire che soltanto le persone con cui abbiamo stabilito una profonda consuetudine si possono considerare veri amici.

Ma la frase più importante, che si fissa nella nostra memoria come un proverbio o come l’aforisma di un saggio pensatore, è l’essenziale è invisibile agli occhi (r. 106). Come sarebbe a dire? Le cose davvero importanti non si vedono? Ancora una volta, la volpe, ormai addomesticata, regala un importante insegnamento al suo piccolo amico: non vediamo le cose più importanti perché esse sono, in realtà, immateriali. Vediamo l’amore? Vediamo l’amicizia? Vediamo i sentimenti? Non si vedono né si possono toccare. Eppure, dice la volpe e ripete il piccolo principe, sono proprio queste cose che rendono la vita una magnifica avventura.

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Metti in ordine cronologico le seguenti fasi del racconto.

  • a) Le rose sono a disagio.
  • b) La volpe manifesta il suo interesse per il pianeta del principe.
  • c) Il piccolo principe accetta di addomesticare la volpe.
  • d) La volpe declina l’invito a giocare con il piccolo principe.
  • e) La volpe istruisce il principe su come addomesticarla.
  • f) La volpe si presenta.
  • g) L’addomesticamento della volpe è compiuto.
  • h) La volpe manda il principe a vedere le rose.
  • i) La volpe manifesta delusione per il pianeta del principe.
  • j) La volpe rivela il suo segreto al principe.


2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Il piccolo principe incontra la volpe mentre si sente molto triste.

  • V   F

b) La vita della volpe è monotona e noiosa.

  • V   F

c) La volpe non crede che il piccolo principe venga da un altro pianeta.

  • V   F

d) Il piccolo principe si rifiuta di addomesticare la volpe.

  • V   F

e) Il piccolo principe conosce molto bene l’arte di addomesticare gli animali.

  • V   F

f) La separazione dal piccolo principe addolora la volpe.

  • V   F

g) Prima della separazione, la volpe rivela un importante segreto all’amico.

  • V   F


3. Non si conoscono che le cose che si addomesticano (rr. 48-49). Che cosa intende dire la volpe con questa frase? Per rispondere, considera il brano nella sua interezza.

Analizzare e interpretare

4. Dividi il brano in sequenze, attribuendo a ciascuna i seguenti titoli (che non sono in ordine).


a) L’addomesticamento

b) L’addio

c) L’incontro


5. «[...] Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...». «Io sono responsabile della mia rosa...» (rr. 114-116). Quale figura retorica viene utilizzata nel passo?

  • a Metafora.
  • b Analogia.
  • c Anafora.
  • d Similitudine.

Competenze linguistiche

6. La volpe è un personaggio proverbiale e compare in diverse espressioni e modi di dire. Collega l’espressione al suo significato e scrivi un esempio per ogni caso, facendo riferimento alla tua esperienza personale.


a) Fare come la volpe con l’uva

b) Essere una vecchia volpe

c) Essere un volpone

d) Mangiare pane e volpe


  • Espressione ironica che significa letteralmente “sei molto furbo”, ma si intende al contrario, per dire “svegliati, non essere così ingenuo”.
  • Disprezzare a parole qualcosa che, in realtà, si desidera ma non si riesce a ottenere.
  • Essere una persona molto astuta che non si fa scrupoli di ricorrere a mezzi subdoli o illeciti per ottenere il suo scopo.
  • Essere una persona che, sulla base della sua lunga esperienza, sa cavarsela abilmente nelle situazioni avverse.

7. Trova, tra i verbi seguenti, i possibili sinonimi di “addomesticare” e scrivi una frase con ciascuno di essi.

  • a a) addestrare 
  • b b) allevare 
  • c c) ammaestrare 
  • d d) educare 
  • e e) indurre 
  • f f) domare 
  • g g) sollecitare 
  • h h) ammansire 

Scrivere correttamente

8. Il brano ha l’aspetto di un copione teatrale per l’abbondanza di discorso diretto. Trasforma il seguente passo da discorso diretto a indiretto, facendo soprattutto attenzione alla trasformazione dei tempi verbali. Inizia con “Il piccolo principe disse alle rose che” e aggiungi, quando ti sembra opportuno, espressioni come “Il principe aggiunse che”, o “Disse inoltre che”.


«Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente», disse. «Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo» (rr. 91-94).

Produrre

9. Scrivere per argomentare Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi (r. 106). Sei d’accordo o no? Perché? Immaginando di scrivere una lettera a un tuo caro amico, argomenta la tua posizione in circa 50 parole.

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa