VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

CONOSCENZE

1 Scegli il completamento corretto.


a. I comportamenti antisociali, se messi in atto in gruppo:

  • 1 aumentano la consapevolezza dell’adolescente della propria responsabilità.
  • 2 diminuiscono nell’adolescente la coesione con il gruppo.
  • 3 sono percepiti dall’adolescente come meno attribuibili alla propria responsabilità.


b. La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare:

  • 1 diversamente dall’anoressia nervosa, prevalentemente maschile.
  • 2 come l’anoressia nervosa, prevalentemente femminile.
  • 3 come l’anoressia nervosa, prevalentemente maschile.


c. Il ritiro sociale in adolescenza:

  • 1 fa sì che la rete offra l’unico mezzo per socializzare.
  • 2 è causato dalla passione per i social networks.
  • 3 può essere affrontato ed eliminato grazie alla rete.


d. Le condotte a rischio:

  • 1 mirano a procurare la morte.
  • 2 mirano a saggiare i limiti del corpo.
  • 3 hanno per scopo la vendetta.

2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).


a. Nella famiglia etica le regole sono imposte dalla figura femminile.

  •   V       F   

b. Il comportamento antisociale covert è più frequente nelle ragazze.

  •   V       F   

c. Il 10% degli adolescenti nel mondo occidentale soffre di disturbi alimentari.

  •   V       F   

d. Per i ritirati sociali l’attesa per la riuscita dei loro progetti è molto elevata.

  •   V       F   

e. I selfie estremi sono un esempio di condotte a rischio.

  •   V       F   

3 Completa le frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito.


del corpo morte ritiro sociale infantile dei pari anoressia


a. Il senso di inadeguatezza alle richieste ......................... può essere causa di ......................... e, nei casi estremi, di ricerca di ..........................

b. L’adolescente che soffre di ......................... cerca, con la mortificazione ........................., di fermare la crescita allo stadio ..........................

LESSICO

4 Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni.


a. Famiglia normativa

b. Comportamento antisociale overt

c. Disforia di genere

d. Bulimia nervosa

e. Anoressia nervosa

f. Ritirato sociale

g. Famiglia etica

ESPOSIZIONE ORALE

5 Rispondi oralmente alle seguenti domande.


a. Abbiamo già incontrato i miti di Edipo e di Narciso nelle teorie di Sigmund Freud: in che cosa si differenzia il punto di vista freudiano rispetto ai richiami a questi miti da parte di Pietropolli Charmet?

b. Qual è il ruolo del gruppo nel manifestarsi di comportamenti antisociali?

c. Quali fattori psicologici spingono l’adolescente anoressica a comportamenti di restrizione alimentare?

d. In che modo il ritiro sociale rallenta, e talvolta ferma, il percorso di crescita?

e. Quali conseguenze può generare il senso di inadeguatezza nei confronti dei pari in adolescenza?

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ANALISI E COMPRENSIONE DI UN DOCUMENTO

6 Leggi il brano riportato di seguito, tratto da Thirteen reasons why, libro pubblicato da Jay Asher nel 2007 e divenuto nel 2017 una serie televisiva. Il titolo si riferisce ai tredici motivi che portano Hanna Baker, una ragazza delle scuole superiori, a decidere di suicidarsi. La trama del libro e della serie tv si articola interamente attraverso flashback: prima di morire Hanna ha inciso tredici lati di musicassette in cui spiega i motivi che l’hanno portata a decidere di togliersi la vita. Ognuno è indirizzato a una delle tredici persone coinvolte. Nel brano che segue Hanna si rivolge a Zach Dempsey, suo compagno di scuola, facendo per la prima volta riferimento esplicito al suicidio.

Dopo la lettura, svolgi le attività.


Cassetta 4: Lato A

La prof sapeva che gli studenti hanno spesso difficoltà a farsi i complimenti a vicenda, così aveva escogitato un modo per farci esprimere i nostri sentimenti, pur mantenendo l’anonimato.

Ammiri il modo in cui Tizio parla apertamente della propria famiglia? Infila un biglietto nel suo sacchetto e diglielo.

Condividi il timore di un altro di non riuscire a passare l’esame di storia? Lasciagli un biglietto.

Digli che penserai a lui mentre studi per il prossimo compito in classe. Hai apprezzato la sua performance nella recita di fine anno?

Ti piace il suo nuovo taglio di capelli? […]

Anche adesso. Se ci riesci, vai a dirglielo in faccia. Altrimenti, puoi scriverglielo su un biglietto, così la persona si sentirà ugualmente apprezzata. E a quanto mi risulta, nessuno ha mai osato infilare in un sacchetto un commento negativo o sarcastico. Avevamo troppo rispetto per la prof Bradley.

Perciò, Zach Dempsey, qual è la tua scusa? […]

Non preoccuparti, Zach. Non mi hai infilato nessuna cattiveria nel sacchetto. Lo so. Semmai, hai fatto di peggio. […]

Rubando i miei biglietti d’incoraggiamento.

Com’è che me ne sono accorta? Semplice. Tutti quanti ricevevano biglietti, eccetto me. Tutti! E per i motivi più futili. Bastava addirittura che uno si tagliasse i capelli per ricevere tonnellate di biglietti. E c’erano persone in quella classe che io reputavo amiche e che ero certa avrebbero infilato qualche commento nel mio sacchetto quando mi sono accorciata di molto i capelli. […]

Ora che ci penso, me li sono tagliati il giorno stesso in cui Marcus Cooley e io ci siamo incontrati da Rosie’s.

Wow! È incredibile. Tutte quelle avvisaglie a cui ci dicono di prestare attenzione sono vere. Appena uscita da Rosie’s, sono andata subito a tagliarmi i capelli. Avevo bisogno di cambiare, proprio come ci avevano detto a scuola, così ho cambiato il mio aspetto fisico. L’unica cosa su cui avevo ancora il controllo.

Incredibile. […]

Il giorno dopo, quando ho trovato il sacchetto vuoto, ho capito subito che c’era sotto qualcosa. O perlomeno, ne ero quasi sicura. I primi mesi di scuola ricevevo più o meno quattro o cinque biglietti al giorno. Ma di colpo, dopo il taglio di capelli rivelatore… più niente.

Così, ho aspettato dapprima una settimana.

Poi due.

Poi tre.

Niente. […]

Era ormai ora di scoprire cosa stava succedendo. Così mi sono scritta un biglietto da sola. […]

“Hannah” c’era scritto. “Complimenti per i capelli. Scusa se non te l’ho detto prima.” E per sicurezza, ho aggiunto anche un faccino viola sorridente.

Tanto per evitare il terribile imbarazzo di farmi beccare a mandarmi un biglietto da sola, ne ho scritto uno anche per il sacchetto accanto al mio. E dopo la lezione, sono andata al portariviste e ho fatto in modo che tutti mi vedessero depositare un biglietto nell’altro sacchetto. Poi ho infilato con nonchalance la mano dentro al mio, fingendo di controllare se ci fossero biglietti. E dico “fingendo” perché tanto sapevo già che non ce ne sarebbero stati.

E il giorno dopo? Niente. Il biglietto era sparito.

Forse a te sembrava una cosetta da niente, Zach. Ma ora, spero che tu capisca. La mia vita era a pezzi. Avevo bisogno di quei biglietti. Avevo bisogno di qualunque speranza quei biglietti potessero darmi. E tu? Mi hai portato via anche quella. Hai decretato che non me la meritavo. […]

In fondo all’aula la prof aveva un suo sacchetto. Era appeso insieme agli altri sul portariviste girevole. Potevamo usarlo - e lei ci incoraggiava a farlo - per depositare commenti sull’andamento del corso. Positivi o negativi che fossero. Ma lei voleva anche che suggerissimo possibili argomenti di discussione.

Ed è quello che ho fatto. Ho depositato un biglietto per la Bradley con scritto: “Suicidio. Ogni tanto ci penso. Non troppo seriamente, ma ci penso”.

Era questo il biglietto. Parola per parola. Lo so perché l’ho scritto e riscritto decine di volte prima di infilarlo nel suo sacchetto. Scrivevo, e buttavo via, riscrivevo, accartocciavo e ributtavo via.

Ma perché scrivere un biglietto del genere? Ogni volta che trascrivevo le mie parole su un nuovo foglio, tornavo a chiedermelo. Perché lo stavo scrivendo? Era falso. In fondo, non ci pensavo mica. Non seriamente. Non in dettaglio. Era solo un pensiero che mi frullava per la testa di tanto in tanto e che io respingevo con forza.

Ultimamente, però, mi toccava respingerlo sempre più spesso.

Ed era un argomento che non era mai stato affrontato in classe. Di sicuro, non ero l’unica a pensarci, giusto? Quindi perché non discuterne tutti insieme?

O forse, sotto sotto, c’era anche un’altra motivazione. Forse speravo dentro di me che qualcuno intuisse chi aveva scritto il biglietto e cercasse di soccorrermi.

Forse. Non lo so. Ma ero sempre attenta a non tradirmi. […]

Anche se con te mi sono tradita, Zach. Sapevi che ero stata io a mettere quel biglietto nel sacchetto della prof. Non potevi non saperlo. Lei l’ha pescato e l’ha letto il giorno dopo che ti ho beccato. Il giorno dopo che ho avuto quel crollo in corridoio. […]

E invece non hai alzato un dito, Zach. Anche quando la Bradley ha sollevato l’argomento, non hai fatto niente per soccorrermi. […]

Cosa speravo di ottenere dai miei compagni? Diciamo che ero soprattutto curiosa di sentire cosa avevano da dire. Le loro riflessioni. I loro sentimenti.

E cavolo, se ne avevano.

Uno ha detto che era difficile poter intervenire senza sapere perché un determinato ragazzo volesse uccidersi.

Al che ho quasi ribattuto: – O una ragazza. Potrebbe anche trattarsi di una ragazza.

Poi sono intervenuti anche altri.

– Se si sentono soli, potremmo invitarli a sedere con noi alla mensa.

– Se è per i voti a scuola, potremmo aiutarli con i compiti.

– Se è per la situazione a casa, si potrebbe forse… non so… trovare uno psicologo o roba del genere.

Ma ogni cosa che dicevano – ogni singola cosa! – aveva un non so che di risentito. […]

O forse volevo solo che qualcuno puntasse il dito nella mia direzione dicendo: «Hannah. Stai meditando di suicidarti? Ti prego di non farlo, Hannah. Per favore»?

Ma sotto sotto, la verità è che l’unica persona che lo diceva davvero ero io. In fondo, quelle erano parole mie.

Alla fine della lezione, la Bradley ha distribuito un volantino intitolato Campanelli d’allarme in un potenziale suicida. E indovinate cosa figurava nella top five?

Un cambiamento repentino nell’aspetto esteriore.

Mi sono aggrappata a una ciocca di capelli, tagliati da poco.

Hmm… Chi l’avrebbe mai detto che sarei stata così prevedibile?


J. Asher, Tredici, Mondadori, Milano 2007, pp. 112-113, 116-117, 121-123


a. Secondo te perché l’insegnante ha escogitato il sistema dei bigliettini? A quale esigenza adolescenziale corrisponde?

b. Provate a chiedere ai vostri professori di allestire in un angolo della classe una postazione che garantisca la possibilità di lasciare biglietti anonimi indirizzati a ognuno di voi, con l’obiettivo di condividere incoraggiamenti e complimenti tra voi compagni troppo difficili da comunicare a voce.

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7 La decisione di farsi piercing e tatuaggi è molto comune in adolescenza, mentre le motivazioni sottostanti possono essere molto diverse. C’è chi viene guidato dal puro senso estetico, chi lo fa per sentirsi di appartenere al gruppo, chi invece fa questa scelta perché trasgressiva. Vi vengono in mente altre motivazioni? Discutetene in classe ragionando sul perché secondo voi l’adolescenza è l’età in cui il corpo spesso viene manipolato.

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane