1 - I primi anni di vita del bambino: attaccamento e crisi

1. I primi anni di vita del bambino: attaccamento e crisi

1.1 Sintonizzazione affettiva e attaccamento

La comunicazione precoce del bambino è motivata dalla sua ricerca di attaccamento e di relazione con altri esseri umani a lui familiari. Lo studio dello sviluppo della comunicazione nei primi mesi di vita evidenzia il fatto che i bambini sono consapevoli, interessati e bisognosi dei loro compagni di interazione e del mondo che condividono con loro. Nel corso degli scambi quotidiani con i diversi caregiver, ovvero le persone che si prendono cura di loro, specialmente la madre, tale interesse e motivazione si traducono nella capacità di interazione reciproca e cooperativa.

La grande importanza dell’attenzione comunicativa dell’adulto può essere compresa non solo osservando i tentativi dei bambini che cercano di richiamare l’attenzione quando manca o il piacere fiducioso che essi manifestano quando la ottengono, ma anche i loro tentativi di ▶ evitamento. In questo senso l’evitamento dell’attenzione altrui può essere considerato uno dei mezzi più precoci con cui il bambino può regolare le proprie interazioni con gli altri e rappresenta una prova a favore della loro reciprocità. Già a partire dal secondo mese i bambini sono in grado di voltare la testa o distogliere lo sguardo da quello dell’altro con espressione riservata e seria. Come dimostrato da diversi studi, tra cui quelli dello psichiatra e psicoanalista Daniel Stern  L’AUTORE |, l’evitamento dello sguardo può essere causato da richieste di interazioni intrusive e poco sensibili e quindi in questo caso da neutro può divenire testimone del disagio.

Secondo Stern la relazione fra madre e bambino prende forma a partire dal tono della voce, dalle espressioni del viso o dai movimenti corporei. Ripetendosi con coerenza nel tempo, queste esperienze vanno a costruire delle modalità interattive stabili, coerenti e ricorrenti che il bambino impara a riconoscere e su cui inizia a strutturare un modello di relazione di sé con l’altro che dà forma alle sue aspettative.

Il termine “sintonizzazione affettiva” è stato coniato da Daniel Stern per indicare la capacità da parte del genitore di “leggere” lo stato mentale del bambino e coglierne l’esperienza interna a partire dal comportamento. Nell’interazione genitore-bambino l’adulto metterà in atto comportamenti che esprimono la qualità del sentimento condiviso con il bambino, non una semplice imitazione comportamentale; per esempio la madre, di fronte al pianto di suo figlio, sarà in grado di discriminare emotivamente tra un pianto dovuto al sonno e uno invece causato dalla fame, e quindi agire di conseguenza. Le risposte comportamentali della madre saranno quindi caratterizzate da una corrispondenza di affetti e intenzioni rispetto alle richieste del bambino. Questa “risonanza affettiva” ha un’importanza strutturante per lo sviluppo psicologico ed emotivo del bambino, che si sentirà compreso.

Fare esperienza di una relazione caratterizzata da sintonizzazione affettiva favorisce nel bambino il riconoscimento delle proprie emozioni. Nel corso delle interazioni altamente sintonizzate, il comportamento materno e soprattutto il flusso dei segnali affettivi e sensoriali proveniente dal caregiver va a plasmare l’organizzazione funzionale e strutturale delle aree cerebrali specializzate nel processamento emotivo del bambino, andando a porre le basi per l’acquisizione di una ▶ teoria della mente e della capacità di capire le intenzioni e motivazioni degli altri. Quando il sistema nervoso della madre e del bambino rimangono in connessione per molto tempo, si possono formare nuovi schemi comunicativi e aumenta così la complessità di entrambi i sistemi e si sviluppano nuove capacità percettive, sensomotorie, cognitive e affettive.

l’autore  Daniel Stern

Daniel Stern nasce a New York nel 1934, dove si laurea in Medicina specializzandosi in Psichiatria. Docente di Psicologia all’università di Ginevra e di Psichiatria alla Cornell University, è fra i più autorevoli esponenti del movimento dell’Infant research, promuovendo una feconda integrazione fra i risultati delle ricerche sullo sviluppo psicologico precoce nella prima infanzia e i tradizionali concetti psicoanalitici: secondo l’autore la ricerca di relazione costituisce un bisogno primario che orienta il bambino fino dai primissimi istanti di vita. Muore a Ginevra nel 2012.

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1.2 Difficoltà nella relazione madre-bambino e disturbi dell’attaccamento

Le difficoltà nell’interazione tra madre e bambino possono compromettere la sintonizzazione affettiva e generare un disturbo del sentimento di sicurezza e protezione con ripercussioni sulla costruzione della personalità. Può succedere infatti che la sintonizzazione affettiva sia inadeguata e quindi nuoccia al bambino oppure che la comunicazione e la relazione madre-bambino siano invece caratterizzate da una sintonizzazione selettiva, ossia che la madre scelga, nel bambino, gli aspetti che sono più in sintonia con se stessa, condividendo con lui solo alcuni dei suoi stati mentali. Anche se la sintonizzazione avviene in modo non autentico, quando per esempio la madre partecipa distrattamente all’interazione, il rischio è che questo comportamento disorienti il bambino e non gli permetta di apprendere delle buone competenze relazionali. Di particolare rilievo, a questo proposito, è l’esperimento compiuto da Edward Tronick definito “paradigma Still faceAPPROFONDIAMO |. Infine, la sintonizzazione può risultare eccessiva nei casi in cui viene esercitata un’intrusività nei confronti del bambino che impara che la sua soggettività è permeabile rallentando così il cammino verso l’autonomia.
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approfondiamo  IL PARADIGMA STILL FACE O “DEL VOLTO IMMOBILE” DI EDWARD TRONICK

Edward Tronick, psicologo e ricercatore dell’età evolutiva, nel 1978 mise a punto una situazione sperimentale definita “paradigma Still face” o “del volto immobile”.

Che cosa accade se, nell’interazione madre-bambino, improvvisamente la madre “sparisce” affettivamente? Che cosa succede se il suo volto rimane improvvisamente immobile, impassibile e inespressivo interrompendo, così, la comunicazione con il piccolo? Come si comporta il bambino?

Quando un figlio piccolo si ritrova improvvisamente con una mamma immobile e impassibile, mette innanzitutto in atto meccanismi di autoconsolazione che non sono però sufficienti a compensare la frustrazione. In seguito, prova a recuperare la relazione con la madre lì dove si è interrotta, cercando di riparare la sensazione di incomprensione nella comunicazione. Edward Tronick dice, infatti, che non è la frustrazione per l’incomprensione o l’esperienza di rifiuto ad avere una connotazione di rischio per lo sviluppo di una psicopatologia durante la crescita, quanto l’impossibilità di poter riparare i fallimenti comunicativi: quando il bambino riesce a recuperare la relazione affettiva dopo la frustrazione dell’incomprensione, allora riesce anche a investire in questa, ma quando la riparazione non avviene, si verifica il rischio di un ritiro profondo, autistico, in meccanismi autoconsolatori.

Il paradigma Still face potrebbe essere una dimostrazione del comportamento dei bambini cresciuti con mamme depresse, i quali impiegano una vita a tentare di recuperare lo sguardo del caregiver e rischiano un serio ritiro se non hanno modo di creare relazioni di attaccamento sostitutive.

1.3 il DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO

Il disturbo dello spettro autistico comprende quadri clinici diversificati per gravità di sintomi, abilità e livelli di disabilità con differenti gradi di intensità manifesta.

Si tratta di un disturbo del neurosviluppo che coinvolge principalmente tre aree:

  • linguaggio e comunicazione;
  • interazione sociale;
  • interessi ristretti e stereotipati.

I sintomi fondamentali che accomunano tutte le forme di disturbo dello spettro autistico sono:

  • marcata compromissione dell’interazione sociale: si tratta di bambini che faticano a mantenere il contatto visivo con l’interlocutore e hanno scarso interesse a condividere interessi, emozioni o affetti; mostrano difficoltà a sviluppare relazioni anche con i pari età;
  • caratterizzazione del gioco in attività ristrette e ripetitive, con una compromissione parziale o totale del ▶ gioco simbolico e immaginativo;
  • presenza di un deficit del linguaggio con ritardi, anomalie o assenza totale di linguaggio verbale;
  • ripetizioni monotone e rituali con intense reazioni emotive alle variazioni ambientali.

Nel complesso si tratta di un disturbo neurologico su base genetica. La presa in carico specialistica deve tenere in conto che non è possibile pensare a una “guarigione”, ma che si può migliorare la qualità della vita delle persone autistiche e delle loro famiglie attraverso un accompagnamento e un sostegno appropriato.

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  esperienze attive

L’Istituto degli Innocenti di Firenze Fondato nel 1445, l’Istituto degli Innocenti di Firenze oggi è divenuto un museo molto particolare: vi si racconta la storia dell’accoglienza dei bambini abbandonati. Infatti, nei secoli passati, accadeva che molti figli illegittimi, cioè nati fuori dal matrimonio, fossero abbandonati dai genitori: l’Istituto li accoglieva e se ne prendeva cura. Nel corso degli anni moltissime testimonianze di questa attività sono state raccolte e ordinate e l’Istituto si è occupato anche di tantissime altre problematiche relative all’infanzia. La raccolta ha fatto sì che nel giugno del 2016 nascesse uno straordinario museo sulla storia dell’infanzia abbandonata.

Cercate in rete maggiori informazioni e chiedete ai vostri professori di organizzare una visita al Museo degli Innocenti di Firenze.

per lo studio

1. Che cosa si intende per “sintonizzazione affettiva”?

2. Se nella relazione di attaccamento l’adulto non riesce a sintonizzarsi con il bambino, quali sono i rischi?

3. Quali sono i principali sintomi dell’autismo?


  Per discutere INSIEME 

Quali potrebbero essere i motivi di una difficoltà del caregiver a sintonizzarsi con i bisogni del bambino? Discutetene insieme in classe.

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane