2 La comunicazione: sviluppo, modelli e funzioni
2.1 LO SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE
2.2 FORME DELLA COMUNICAZIONE
approfondiamo LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
- i segnali paralinguistici e prosodici: la qualità della voce, il volume e le vocalizzazioni, ovvero pause, colpi di tosse, riso, pianto, sospiri, emissioni di suoni come «uh» o «ehm»;
- le espressioni del volto, o mimica facciale: movimenti dei muscoli facciali che veicolano significati affettivi, emozioni e atteggiamenti, come per esempio lo sguardo;
- il comportamento spaziale: i gesti, la postura e la posizione del corpo, la distanza tra i parlanti (studiata dalla prossemica) e la presenza o meno di contatto fisico;
- l’aspetto o l’immagine esteriore: l’abbigliamento, l’acconciatura, il trucco, gli artefatti che decorano il corpo.
2.3 MODELLI DELLA COMUNICAZIONE
Esistono principalmente due diversi modelli per spiegare e rappresentare la comunicazione: lineare e circolare.
Il modello lineare
- il canale visivo-cinesico, che grazie al senso della vista permette di percepire i movimenti dell’interlocutore (espressioni facciali, gesti ecc.);
- il canale motorio-tattile, che si attiva con il contatto fisico e la percezione tattile (strette di mano, carezze, lettura Braille);
- il canale chimico-olfattivo, attraverso il quale si trasmettono gli odori, più sviluppato negli animali che nell’uomo.
per immagini
Le emoticon
Il modello circolare
per immagini
Un ricatto senza voce
approfondiamo DEFICIT SENSORIALI E COMUNICAZIONE
2.4 LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE
- La funzione fàtica riguarda i messaggi che hanno l’obiettivo di instaurare, stabilire, prolungare o interrompere un contatto tra gli interlocutori;
si tratta di una funzione preliminare a tutti gli altri scopi, spesso svolta dall’incontro degli sguardi o dai saluti.
ESEMPIO: l’espressione «Pronto?» quando l’interlocutore è al telefono. - La funzione referenziale o informativa è relativa alla trasmissione di informazioni, dati e conoscenze. È chiamata referenziale perché il contenuto del messaggio si riferisce a un argomento o a un oggetto che risiede nel contesto esterno allo scambio comunicativo.
ESEMPIO: «La proiezione del film inizierà alle ore 21». - La funzione espressiva o emotiva consiste nella trasmissione degli stati d’animo e degli atteggiamenti dell’emittente e può essere più o meno intenzionale.
ESEMPIO: un messaggio emotivo esplicito potrebbe essere la frase: «Oggi mi sento triste». Allo stesso modo il mio interlocutore potrebbe accorgersi della mia tristezza osservando l’espressione triste del mio volto, anche senza che io glielo comunichi apertamente (messaggio implicito). - La funzione conativa, detta anche persuasiva o imperativa, è evidente in quei messaggi volti a influenzare il comportamento del destinatario.
ESEMPIO: «Mi passi il sale?» oppure «Stai attento!». Anche gli slogan pubblicitari hanno questa funzione, ovvero di influenzare il comportamento dei destinatari affinché siano propensi a comprare il prodotto pubblicizzato. - La funzione metalinguistica riguarda la riflessione sulla lingua stessa.
In altre parole svolgono questa funzione tutti i messaggi che comunicano qualcosa sul codice che si sta utilizzando oppure su un altro codice: si tratta di messaggi che parlano di messaggi.
ESEMPIO: le definizioni presenti nei dizionari, la spiegazione della grammatica di una lingua o la traduzione da una lingua a un’altra. Anche la critica letteraria o la recensione di un film sono esempi di metacomunicazione. - Un caso particolare di funzione metalinguistica è la funzione poetica o estetica, per cui un messaggio viene contemplato per i suoi aspetti formali (scelta del lessico, composizione, musicalità ecc.) anche se il suo contenuto risulta ambiguo o di difficile comprensione.
Nella maggior parte dei casi i messaggi svolgono più di una funzione allo stesso tempo, anche se una prevale sulle altre. L’analisi delle funzioni comunicative, oltre a enfatizzare il ruolo del contesto, si concentra sull’intenzione di chi parla (scopi e motivazioni dell’emittente) e sull’interpretazione di ciò che viene detto.
ESEMPIO: quando si riceve un messaggio non è sempre facile dedurre quale sia la sua funzione. Se un amico mi dice: «Stasera esce il nuovo film di Leonardo Di Caprio», vuole solo informarmi o mi sta proponendo di andare a vederlo?
Può anche capitare che si attribuisca un’intenzionalità a un comportamento che ne è in realtà privo oppure l’emittente può volontariamente celare la sua reale intenzione: è il caso dell’inganno, quando una persona mente e chi ascolta, non essendo consapevole della menzogna, attribuisce un’altra intenzione al messaggio ricevuto.
l’autore Roman Jakobson
per lo studio
Per discutere INSIEME
GIULIETTA: O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?
Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo stesso nome.
Ovvero, se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che mi ami, ed io smetterò di essere una Capuleti.
ROMEO: Devo continuare ad ascoltarla oppure rispondere a ciò che dice?
GIULIETTA: È solamente il tuo nome ad essermi ostile: tu saresti sempre lo stesso anche se non fossi un Montecchi.
Che cosa vuol dire la parola Montecchi? Non è una mano, o un braccio o un viso, ne un’altra parte che appartiene ad un essere umano. Oh, sii qualche altro nome! Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo. Allo stesso modo Romeo, se portasse un altro nome, avrebbe sempre quella rara perfezione che possiede anche senza quel nome.
Rinuncia quindi al tuo nome, Romeo, ed in cambio di quello, che tuttavia non è una parte di te, accogli tutta me stessa.
ROMEO: Ti prendo in parola. D’ora in avanti non sarò più Romeo.
GIULIETTA: Chi sei tu, così nascosto dalla notte, che inciampi nei miei pensieri più nascosti?
ROMEO: Non so dirti chi sono, adoperando un nome.
Perché il mio nome, o diletta santa, è odioso a me stesso, perché è nemico a te.
E nondimeno strapperei il foglio dove lo trovassi scritto.
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane